516 proverbi sul cavallo/Al lettore

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AL LETTORE


Il proverbio è un assioma, una sentenza
Che dettò la ragione e l’esperienza.

X. 


Far precedere una prefazione alla raccolta dei proverbi sul cavallo che presento, non parmi ne sia il caso. Chi sia mosso da studio di conoscere quale e quanta importanza venga attribuita ai proverbi, non ha che a leggere quanto in proposito scrissero il Giusti, il Capponi, il Tommaseo, lo Strafforello e tanti altri che il noverare sarebbe troppo lungo.

Salomone nel libro dell’Ecclesiastico attribuisce al saggio, l’ufficio di ricercare il senso nascosto nei proverbi: Occulta proverbiorum exquiret sapiens. Ad Aristotele non parve cosa indegna della grande sua rinomanza fare una raccolta di proverbi, che chiamò un avanzo dell’antica filosofia conservatasi fra molte rovine per la sua brevitá. Gesù Cristo istesso non isdegnò adoperare quei proverbi che trovò sulla bocca del popolo. Alla sua prima comparsa nella [p. xxii modifica]sinagoga, scrive lo Strafforello, disse ai suoi uditori: Del tutto voi mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso.

Plauto, Teofrasto, Shakespeare, Cervantes, Rabelais, Montaigne, Serdonati, e tanti altri che per brevitá ommetto, ebbero in grande onore i proverbi.

Il Tommaseo afferma che: «Se tutti si potessero raccogliere e sotto certi capi ordinare i proverbi italiani, i proverbi di ogni popolo.... questo, dopo la Bibbia, sarebbe il libro più gravido di pensieri.» — «Les proverbes — scrive il Rivarol — sont le fruit de l’experience de tous les peuples, et comme le bon sens de tous les siècles reduits en formules.»

Per non moltiplicare le citazioni, starommi pago a dichiarare che i proverbi ippici che presento agli uomini di cavallo, furono tratti da una quantitá di libri antichi e moderni, che ho consultati con molta pazienza e con diligente cura o li ho sentiti ripetere da allevatori, sensali, negozianti, e dilettanti di cavalli.

Tra i libri che mi hanno grandemente giovato, debbo citare quello del Caviglia, dello Strafforello, del Mantica, del Giusti.

«L’uomo di cavallo, dice il Caviglia, non ha nè tempo, nè voglia di studiare i grossi ed eruditi volumi che trattano di ippologia, e molto volontieri accetta quei principi chiaramente formulati nei proverbi che tuttodì corrono per la bocca del pubblico.»

Gravoso e difficile carico fu quello di dividere [p. xxiii modifica]ed ordinare quel meglio che fosse possibile questi diversi proverbi e più seria impresa fu quella di commentarli. Essi hanno alle volte più di un significato, non pochi sono oscuri assai, altri si possono intendere in più modi ed applicare a più casi, ond’è che il ripartirli in categorie e spiegarne il senso recondito non fu sempre agevole compito.

Per non scriverli tutti un dopo l’altro in semplice ordine alfabetico, ho cercato di raggrupparli con una certa partizione, la quale potrá forse parere ed anche sará difettosa; altri fará meglio. Alcuni li ho riportati nella lingua, o nel dialetto in cui li ho trovati, parendomi scemarne l’importanza, traducendoli in italiano.

Non ho creduto di indicare sempre l’origine loro per evitare errori nei quali, copiando materialmente da altri libri, sarei senza dubbio caduto.

Infine debbo dichiarare di aver ommessi tutti quelli che o non sono molto in uso presso di noi, od esprimono con parole diverse lo stesso concetto.

Sono ben lungi dal credere di aver fatta opera di valore e completa, bene spesso anzi avrò errato nell’interpretazione data ai proverbi, ma mi valga a scusa l’assicurare che proprio non l’ho fatto apposta e che a pubblicare questa raccolta mi ha mosso la grande passione che ho sempre nutrita per quel nobile animale che è il cavallo.