Rime (Guittone d'Arezzo)/Ahi, bona donna, che è devenuto

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Ahi, bona donna, che è devenuto

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Ahi, bona donna, che è devenuto
Chero con dirittura Gioia ed allegranza


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IV

Si lamenta dell’orgoglio della donna e chiede d’esser rimeritato del suo servire.


     Ahi, bona donna, che è devenuto
lo compiuto — savere
e l’altera potenza
de vostra conoscenza, — ch’or non pare?
5Orgoglio e villania l’ave conquisa
e misa — a non valere;
ch’è, lasso, gran pietanza,
che me fa in doloranza — adimorare:

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ca lo meo bono amore
10e ’l celato servire
fa voi fallo parire,
e meve, lasso, falso entenditore.
     Amore meo, se Deo m’alongi noia,
e gioia — en voi me dia,
15a la stagion ch’eo foi
talentoso de voi, — lo tempo mio
sì picciol era, — no m’è viso fiore,
amore, — che de voi pria
nulla cosa vedesse
20ni poi, che meve stesse — in tal desio
de servire e d’amare;
ché donna, ch’ha bellezze
piú de voi ed altezze,
mi darea di sé gioi senza penare.
     25Ma non po l’omo aver gioia né gioco
de loco — altro, che quello
ch’al core piace ed abella;
ché non cura sol quella — ov’ha bellezza,
senza gran piacimento ed amoroso.
30Ché gioioso — e novello
gaio ed adorno bene
lo viso esser convene, — unde vaghezza
de fino amore cria.
Tutto ciò in voi sogiorna:
35senno e proezza adorna
v’è for paraggio, e zo m’ha ’n segnoria.
     Per mante guise è l’amistanza fina,
fina — donna, fra noi,
che trambi sen d’un tempo:
40faite ch’abbiam per tempo — uno coraggio.
Ché la ’mprimera mia speranza sete
e serete — la poi:
che voi m’amiate o noe,
mai altro me non poe — dar allegraggio.

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45Amar chi v’ama tanto,
amor, giá non fallate,
ma se voi non lo amate:
ché Deo chi l’ama merta in cento tanto.
     Ora considerate, amor, per Deo,
50se de lo meo — servire
deggi’esser meritato:
ca, s’eo non sono usato — là ’ve sete,
per poco amor no è, ma per temore
ch’a l’onore — e al piacere
55de voi non fosse reo.
Male de ben, per Deo, — non mi rendete,
né stea per vil temenza
che non mi diate aiuto,
ch’ardimento compiuto
60sta bene a donna de vostra valenza.
     Ubertin, dolze amico,
or agio eo ben provato
ch’amar troppo celato
ten l’om de gioi d’amor sempre mendico.

V

Con molta valentia il poeta ha raggiunto un bene che supera ogn’altra gioia.


   Gioia ed allegranza
tant’hai nel mio cor data, fino amore,
che pesanza non credo mai sentire;
però tanta abondanza,
5ch’è dei fin beni, avanzala tuttore,
che de ciascun porea sovragioire.
E no lo porea dire
di sí gran guisa, come in cor la sento:
però mi tegno ad essere tacente,