Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/327

Da Wikisource.
Anno 327

../326 ../328 IncludiIntestazione 25% Da definire

326 328


[p. 1181 modifica]

Anno di Cristo CCCXXVII. Indizione XV.
SILVESTRO papa 14.
COSTANTINO imperadore 21.
Consoli

FLAVIO VALERIO COSTANTINO e MASSIMO

Nell’assegnare il nome del primo console ho io seguitato il padre Pagi3270 e il Relando3271; ma debbo ora dire che non abbiam sicurezza d’esso, nè sappiam chi egli fosse: tanto son diverse le date delle leggi di quest’anno e le asserzioni dei Fasti. Presso alcuni in vece di Costantino si legge Costanzo. Presso altri il puro suo nome è scritto senza il titolo di Cesare, e in altri sì. Alcuni il fanno console per la prima volta, altri per la seconda, ed altri per la quinta. Fu creduto questo Costantino dal Panvinio3272 un parente di Costantino Augusto. Può essere che un dì salti fuori qualche iscrizione che tolga ogni dubbio. Una3273 ne ho io recato, dove altra menzione non è fatta che di Flavio Cesare e di Massimo. Per conto di questo ultimo conghietturò il suddetto Panvinio ch’egli non fosse diverso da Valerio Massimo Basilio, già da noi veduto prefetto di Roma; ma nei Fasti si soleva notare il solo ultimo cognome. Nella stessa prefettura seguitò ancora in questo anno Anicio Giuliano. Truovavasi lo Augusto Costantino, per quanto apparisce dalle date di varie sue leggi3274, nell’anno presente in Tessalonica ed Eraclea, cioè in città della Macedonia e Tracia. San Girolamo, che dopo aver tradotta in latino la Cronica di Eusebio Cesariense3275, la continuò poi fino ai suoi giorni, fa verso a questi tempi menzione di Arnobio oratore africano. Era egli di credenza pagano, ed insegnava agli scolari rettorica. Convertito alla religione di Cristo, impugnò di poi la penna contro le superstizioni e follie del gentilesimo con que’ libri che tuttavia abbiamo gravi d’erudizion pagana, e bisognosi di commento. Non è improbabile che circa questi tempi Elena, madre dell’Augusto Costantino, donna santa e colma di zelo per l’abbracciata religione di Cristo, andasse a Gerusalemme, dove scoprì il sepolcro del divino nostro Salvatore, e la vera croce, su cui egli morì. Portatone l’avviso a Costantino, ordinò che si fabbricasse ivi un insigne tempio col titolo della Resurrezione. Altre chiese a petizione della piissima Augusta egli piantò nel monte Oliveto, in Betlemme ed altri luoghi, per onorar le memorie della nascita e passion del Signore. Ma intorno a ciò è da consultare la storia ecclesiastica, depurata nondimeno da alcuni racconti poco sussistenti. L’anno preciso, in cui sant’Elena fu chiamata da Dio a miglior vita, resta tuttavia ignoto o controverso. Potrebbe essere che ciò succedesse nell’anno seguente. Eusebio3276, dopo aver narrato le suntuose chiese alzate da Costantino in quei santi luoghi, descrive ancora le gloriose azioni di pietà, di munificenza e d’umiltà della santa imperadrice, e quanto amore a lei professasse, quanto onore le concedesse il figlio Augusto. Non solamente volle che foss’ella riconosciuta per imperadrice, e che si battessero medaglie d’oro in suo onore, ma le conferì ancora una [p. 1183 modifica]piena balìa per valersi del tesoro imperiale in opere di pietà. Appresso aggiugne, che essendo ella mancata di vita in età di circa ottant’anni, Costantino fece portare il suo corpo nella città regale, cioè a Roma, come comunemente vien creduto, e deporlo in un magnifico sepolcro. Altri visibili segni diede Costantino dell’amor suo verso la madre. Imperciocchè sotto quest’anno nota san Girolamo3277, ch’egli varie fabbriche alzò in onore di san Luciano martire, seppellito nel borgo di Drepano nella Bitinia, con farne una città, a cui diede il nome della madre, forse tuttavia vivente, chiamandola Elenopoli. Ne parla ancora la Cronica Alessandrina3278. Filostorgio3279 attribuisce alla stessa Elena la fabbrica di quella città e l’insigne tempio edificato in onore del suddetto martire. Abbiamo anche da Sozomeno3280 che una città di Palestina prese il nome di Elenopoli da questa santa imperadrice. Veggonsi iscrizioni, trovansi medaglie che confermano il gran credito ch’ella meritamente godè, tanto in vita che dopo morte, per le sue luminose virtù.