Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/330

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Anno 330

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Anno di Cristo CCCXXIX. Indizione II.
SILVESTRO papa 16.
COSTANTINO imperatore 23.
Consoli

FLAVIO VALERIO COSTANTINO AUGUSTO per l’ottava volta e FLAVIO VALERIO COSTANTINO CESARE per la quarta.

Ad Anicio Giuliano nella prefettura di Roma succedette nel dì 7 di settembre Publio Optaziano3288, che taluno ha creduto quel medesimo Optaziano poeta da noi veduto di sopra autore del panegirico di Costantino. Ma quel poeta si nomò Publilio, e forse non è da credere che uomo di grande affare e degno di sì riguardevol carica egli fosse, da che si perdeva in quelle pedanterie d’acrostici. Oltre di che, san Girolamo3289 scrive ch’egli in quest’anno fu richiamato dall’esilio. Poscia nella suddetta prefettura entrò, nel dì 8 di ottobre, Petronio Probiano. Dimorò Costantino in questi tempi, siccome risulta dalle date delle sue leggi3290, nella Pannonia, Dacia e Tracia, ora in Sirmio, ora in Naisso, Sardica ed Eraclea. Era egli in questi tempi tutto applicato alla fabbrica della nuova città di Costantinopoli, della cui dedicazione parleremo all’anno seguente. Nota san Girolamo, nella sua Cronica, che in quest’anno solamente fece Costantino morir Fausta sua moglie; ma dee ben prevalere l’opinione di tanti altri che tal tragedia riferiscono all’anno stesso in cui tolta fu la vita a Crispo Cesare. Aggiugne il medesimo che parimente in questi tempi fece grande strepito in Africa Donato vescovo di Cartagine, con avvalorare lo scisma di quelle chiese, e che da lui venne il nome de’ Donatisti più tosto che da un altro precedente Donato. Similmente scrive che nella città di Antiochia si cominciò a fabbricare la suntuosa basilica de’ cristiani, chiamata Aurea, per ordine senza fallo di Costantino. Giovanni Malala3291 probabilmente indica il medesimo tempio, con dire che esso Augusto edificò in quella città la gran chiesa, cioè la cattedrale, opera veramente magnifica, con aver demolito il bagno del re Filippo, già maltrattato dalle ingiurie del tempo, e divenuto inutile. Presso a quella chiesa ancora fabbricò lo spedale dei pellegrini; e del tempio di Mercurio formò la basilica appellata di Rufino.




Anno di Cristo CCCXXX. Indizione III.
SILVESTRO papa 17.
COSTANTINO imperadore 24.
Consoli

GALLICANO e SIMMACO.

In alcuni Fasti3292 in vece di Gallicano si trova un Costanzo per la terza volta, piuttosto che per la settima, console con Simmaco. Però taluno ha creduto ch’egli fosse sostituito a Gallicano. Io il lascio nelle sue tenebre. Continuò anche per l’anno presente Petronio Probiano ad esercitar la prefettura di Roma. S’è disputato non poco fra gli eruditi3293 intorno all’anno, in cui Costantino Augusto cominciò la fabbrica della nuova città di Costantinopoli, e poi ne fece la dedicazione. Lasciando io il primo punto che poco importa, dico convenire oggidì i più in credere che in quest’anno egli dedicasse quella città, mutando il nome di Bisanzio in quello di Costantinopoli. [p. 1187 modifica]Era egli negli anni addietro, siccome sommamente vago di gloria, invogliato di fabbricare una città, per imporle il suo nome, ed eternar con ciò maggiormente la sua memoria nei secoli avvenire. Pensava ancora di stabilir ivi la sua residenza, facendo di quella città una nuova Roma, che gareggiasse in grandezza ed ornamenti colla vecchia. Pretende Zosimo3294 che egli a ciò s’inducesse, perchè mal soddisfatto del popolo romano, da cui era stato caricato di maledizioni l’ultima volta che egli fu a Roma, a cagion della religione mutata. Non è questo improbabile, dacchè sappiamo che dalla nuova città egli escluse ogni reliquia di paganesimo: il che non gli sarebbe con egual facilità e quiete riuscito nell’antica Roma. Fosse questo il motivo, o pure il desiderio della gloria, e di divertire i suoi pensieri in tempo di pace, che gl’ispirasse tal disegno, certissimo è aver egli a tutta prima scelto un sito sulla costa dell’Asia in vicinanza della già distrutta città di Troia, per fabbricarvi la novella sua città, e che v’impiegò assai tempo ed operarii ad alzarne le mura e le porte. Ma nell’andar egli soggiornando in quelle vicinanze, meglio di quel che avesse fatto in addietro, adocchiò, e ravvisò la mirabil situazione dell’antica città di Bisanzio, e quivi determinò di far la sua reggia; e lasciato andare l’incominciato lavoro, tutto si diede ad accrescere e rinnovare quest’altro luogo. Chiunque anche oggidì osserva Costantinopoli, confessa non potersi trovare un sito più bello, più delizioso e più comodo di quello sulla terra, perchè posta quella città sotto moderato clima sul fin dell’Europa in un promontorio, e in faccia alla vicina Asia, col mare che le bacia le mura, con porto capacissimo di navi, con fertili campagne, e frapposta a due mari, ciascun dei quali può facilmente mantenere in essa l’abbondanza. Quivi dunque tutto si diede l’Augusto Costantino a fabbricare, con aprire gli scrigni ed impiegar largamente i suoi tesori in quell’impresa, con ritenere il meglio del vecchio Bisanzio, ed accrescere a meraviglia il circuito delle sue mura. Gli autori greci3295, siccome si può vedere nella descrizion di Costantinopoli cristiana, che abbiamo dall’erudita penna del Du-Cange, contano maraviglie, avvenimenti soprannaturali, ed anche favolosi, della fondazione di questa città. Non convenendo all’assunto mio l’entrare in sì fatto argomento, a me basterà di dire che le nuove mura abbracciarono un gran sito, entro il quale egli fece edificare un superbo imperial palagio, con altri assaissimi per i suoi cortigiani ed uffiziali, belle strade e case, piazze non inferiori in bellezza a quelle di Roma, circhi, statue, fontane, terme, portici suntuosi sostenuti da più file di colonne di marmo: in una parola, si studiò egli di formare una città che in fabbriche ed ornamenti potesse competere con quella di Roma che era la maraviglia delle città. E per maggiormente abbellirla, non si mise scrupolo di spogliar l’altre città, per asportar colà le cose più rare, senza neppur eccettuare quella di Roma. Chi leggesse la storia sola di Zosimo3296, crederebbe che Costantino in questa nuova città avesse eretti templi ai falsi dii, ed onorate le statue loro. Ma Eusebio3297, che scrive le cose de’ suoi dì, ed altri antichi scrittori3298 ci assicurano che egli unicamente vi fabbricò delle magnifiche chiese, fra le quali mirabil poscia fu quella de’ Santi Apostoli, oltre a varii oratorii in memoria de’ martiri, e che in quella città non soffrì alcun tempio de’ gentili, nè che le statue de’ loro dii si onorassero ne’ templi. Quelle che v’erano, o che furono portate altronde colà, servivano solamente per ornamento della città, e non per ricevere culto dai pagani. Però di là fu estirpata l’idolatria, [p. 1189 modifica]ed in essa pubblicamente non si adorava se non il vero Dio e la croce santa; e questa gioiellata facea bella comparsa nella sala maggiore dell’imperial palazzo. Quel solo che troviam ripreso da Zosimo3299 e da Temistio3300 in Costantino, fu la soverchia fretta sua, per aver presto il piacere di veder terminate tante fabbriche, perchè, trovandole malfatte, le disfaceva, ed altre non poche d’esse ebbero in effetto corta sussistenza, e convenne ai susseguenti Augusti di risarcirle e far di nuovo. A fine poi di popolare quest’ampia città, ed accrescerne l’abitato, tirava ad essa i popoli delle altre città e provincie, allettandoli con privilegii ed esenzioni, e con donar loro terre da coltivare, ovver danari. E a molti senatori ancora, venuti da Roma a stanziare colà, donò palazzi e ville. Assegnò anche rendite annuali che servissero ad aumentare le case e a sempre più abbellir la città di nuovi edifizii. Altre poi erano destinate per dare annualmente al povero popolo pane o pur grano, carne ed olio3301. In questa maniera non passò gran tempo che Costantino vide piena di abitatori la sua città, con avere, siccome scrisse anche san Girolamo3302, spogliate quasi tutte le altre per ingrandire ed ornar questa sua favorita figlia. Affinchè poi vi abbondassero i viveri, concedette varii privilegii ai mercatanti di grano dell’Oriente e dell’Egitto, che tutti da lì innanzi correvano a smaltire in sì popolata città le lor vettovaglie, città che per l’addietro tante ne produceva, che ne facea parte all’altre. I Greci moderni, spezialmente Codino3303, spacciarono dipoi una man di fole intorno a questa fondazione, e massimamente una curiosa particolarità, che, quantunque favolosa, merita di essere comunicata ai lettori. Cioè che Costantino, allorchè era dietro alla fabbrica d’essa città, chiamò a sè i principali nobili romani, e li mandò alla guerra contro i Persiani. In quel mentre, secondo le misure venute da Roma, ordinò che si fabbricassero palazzi e case affatto simili a quelle che essi godevano in Roma; e dopo averle mobigliate di tutto punto, segretamente fece venir colà le loro mogli e i figliuoli con tutte le famiglie, e le collocò in quelle abitazioni. Dopo sedici mesi tornarono que’ nobili dalla guerra, accolti con un solenne convito dall’imperadore, il quale fece poi condurre cadauno all’abitazion loro assegnata, e tutti all’improvviso si trovarono fra gli abbracciamenti dei lor cari. Torno a dire, che è spezioso il racconto; ma che chiunque l’esamina, ne scorge tosto la finzione; e tanto più che guerra non fu allora coi Persiani, nè gli antichi fan parola di questo fatto, e lo avrebbono ben saputo e dovuto dire, se fosse avvenuto. Ora varii autori3304 s’accordano in iscrivere che l’Augusto Costantino nel dì 11 di maggio dell’anno presente fece con gran solennità di giuochi e profusion di doni la dedicazione di questa nuova città, abolendo l’antico nome di Bisanzio, ed ordinando ch’essa da lì innanzi fosse chiamata città di Costantino, o sia Costantinopoli. Fra le sue leggi3305 comincia appunto a trovarsene una data sul fin di novembre in quella città col suddetto nome. Non è già che in quest’anno fosse ridotta a perfezione così insigne città, ricavandosi da Giuliano Apostata3306 e da Filostorgio3307 che si continuarono i lavori anche qualche anno dipoi. Ma perchè dovevano essere terminate le mura, le porte e i principali edifizii, perciò l’imperadore impaziente non potè aspettare di più per darle il nome e farne la dedicazione in quel giorno, che annualmente fu poi celebrato anche ne’ secoli susseguenti [p. 1191 modifica]dalla nazione greca. Per maggiormente poi esaltare la sua città, Costantino le diede ancora il titolo di seconda Roma, o pure di Roma novella3308; volle che godesse tutti i diritti e le esenzioni che godeva la vecchia, stabilì ivi un senato, ma del secondo ordine, e varii magistrati, che esercitavano la loro autorità sopra tutto l’imperio dell’Oriente, e sopra l’Illirico orientale; in una parola, se vogliam credere a Sozomeno, andò così crescendo Costantinopoli, che in meno di cento anni giunse a superar Roma stessa non men per le ricchezze che per la copia degli abitanti. Zosimo3309 scriveva, circa cento anni dappoi, che facea stupore la sterminata folla di gente e di giumenti che si mirava in quelle strade e piazze; ma che, essendo strette esse strade, scomodo e pericoloso era il passarvi. Giunge anche a dire che niun’altra città potea allora paragonarsi in felicità e grandezza a Costantinopoli, senza eccettuar Roma vecchia, la qual certo cominciò a declinar da qui innanzi non poco per questa emula nuova.