Antigone (Sofocle - Romagnoli)/Quinto episodio

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Quinto episodio

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Sofocle - Antigone (442 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Quinto episodio
Quarto stasimo Quinto stasimo

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Giunge Tiresia, il vecchio profeta cieco, guidato per la mano da un fanciullo.


tiresia
Siam qui, di Tebe principi; con gli occhi
d'un solo in due la stessa via battemmo:
ché d’un cieco è la via dietro alla guida.
creonte
Qual nuovo evento c’è, vecchio Tiresia?
tiresia
1085Te lo dirò; ma tu mi devi credere.
creonte
Mai, per l’innanzi, fede io ti negai.
tiresia
Per questo la città diritta naviga.

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creonte
Per prova io lo asserisco: util ne trassi.
tiresia
Sul taglio di fortuna or vai: fa’ senno.
creonte
1090Che c’è? Le tue parole odo, ed abbrivido.
tiresia
Dell’arte mia gl’indizi odi; e saprai.
Mentre io posavo su l’antico seggio
degli auspici, ove il porto a me si schiude
degli aligeri tutti, uno schiamazzo
1095odo strano d’augelli, che strillavano,
punti dall’estro, in voci orride e barbare,
e lacerava l’un l’altro con l’unghie
sanguinolenti. Io me n’avvidi, il rombo
dell’ali era per me sicuro indizio.
1100Io, sbigottito, sopra l’are, súbito
fuoco accesi ardentissimo, tentai
far sacrificio. Ma non divampò
dalla cenere il fuoco: anzi, colò
sulla cenere un viscido rigagno,
1105e fumava, e schizzava; e in aria il fiele
si sparpagliava; e i femori grondanti
nudi restavan dell’omento. Queste
funeree profezie d’ambigui riti
io da questo fanciullo appresi allora:
1110ché guida agli altri io sono, e questi a me.

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E tal morbo funesta la città
pel tuo disegno: ché gli altari e l’are
pieni son della carne, che vi spargono
cani ed uccelli, dell’esposto misero
1115figlio d’Edipo; e quindi avvien che i Numi
né preci piú né sacrifizi accettano
da noi, né fiamma dalle pingui cosce:
né uccello emette voci intelligibili,
se vorò d’uom trafitto il grasso e il sangue.
1120Perciò, figlio, fa senno: a tutti gli uomini
è possibile errar; ma sconsigliato,
disgraziato non è dopo l’errore,
chi, caduto nel mal, non vi si adagia,
anzi, cerca un rimedio. Invece, taccia
1125ha di stoltezza la protervia. Or tu
cedi al defunto, non colpire un morto.
Sarà prodezza uccidere un cadavere?
Pel tuo bene pensai, pel tuo ben parlo;
e dolcissima cosa è dare ascolto
1130a chi ben parla, quando utile arreca.
creonte.
Come arcieri al bersaglio, o vecchio, tutti
lanciate i dardi contro me: né illeso
rimasi pur dall’arte dei profeti.
Sí! Che questa genía da lungo tempo
1135mercanteggiato m’ha, venduto m’ha.
Fate lucro, su via, vendete elettro
di Sardi, se vi piace, oro dell’india;
ma nol potrete seppellir, neppure
se volessero l’aquile di Giove
1140le sue carni predar, recarle innanzi
al trono del gran Dio: neppure allora,

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per evitar tanta sozzura, il corpo
io seppellire lascerò. Degli uomini
nessuno può contaminare i Numi,
1145lo so bene: anche i più furbi degli uomini,
vecchio Tiresia, turpemente cadono,
quando l’induce a turpi detti il lucro.
tiresia
Ahimè!
Rifletti. Alcun degli uomini saprebbe...
creonte
1150Che mai? Quale dimanda a tutti volgi?
tiresia
Quanto ogni bene il buon consiglio supera.
creonte
Quanto stoltezza è pessimo fra i mali.
tiresia
E di tal male sei tu tutto invaso.
creonte
Col profeta non vo’ scambiare oltraggi.
tiresia
1155Lo fai, se affermi ch’io predíco il falso.

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creonte
La genía dei profeti avida è tutta.
tiresia
Ama, quella dei regi, i turpi lucri.
creonte
Sai che quello che dici, al re lo dici?
tiresia
Per opra mia sei re, Tebe salvasti.
creonte
1160Tu ben predici; fare il mal ti piace.
tiresia
Ciò che in mente ho rinchiuso a dire m’ecciti.
creonte
Schiudilo pur; ma non t’ispiri lucro.
tiresia
Giudichi dunque tu che lucro io cerchi?
creonte
Ma non potrai dai miei disegni smuovermi.

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tiresia
1165E questo sappi tu: non molti giri
dell’agili vedrai ruote del sole,
e un uom dal sangue tuo nato, cadavere
tu dovrai dare, in cambio d’un cadavere,
perché spingesti, all’Orco, di quassú,
1170e senza onor desti sepolcro a un’anima,
e un altro invece, che appartiene agli Inferi,
qui senza tomba e senza onor lo tieni,
cadavere nefando; e tal diritto
non appartiene a te, non ai Celesti
1175d’Olimpo; e pure, è tuo questo sopruso.
E l’Erinni dei Numi e dell’Averno
t’agguatano perciò, vendicatrici,
sterminatrici, perché tu procomba
nei medesimi mali. Or guarda bene
1180se corrotto dall’oro io parlo a te.
Di tempo un breve indugio, e udrai di femmine
suonar nelle tue case ululi, e d’uomini;
e tutte quante ostili si sconvolgono
le città dei cui figli, o cani o fiere
1185laniarono i corpi, o qualche aligero,
l’empio lezzo recando ai patrii lari.
Queste pene, poiché tu mi vituperi,
a guisa d’un arciere, io, nel mio sdegno
dal cuor mio contro te scagliai securo,
1190né tu sfuggire al vampo lor potrai. —
Figlio, ora tu guidami a casa. E questi
sfoghi la bile sua contro i piú giovani,
e piú tranquilla la sua lingua, e piú
calmo il pensiero a mantenere apprenda.

Parte.

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corifeo
1195Dopo i tremendi vaticini, o re,
il profeta è partito. Ed io ben so:
da quando il crine mio bianco divenne
da nero, a Tebe ei mai non disse il falso.
creonte
Anche io lo so: perciò sconvolto ho il cuore.
1200Cedere è duro; eppur, nella sciagura
cadrà di certo, ove s’opponga, l’animo.
corifeo
Convien, Creonte, al buon consiglio apprendersi.
creonte
Che devo fare? Dimmelo, e farò.
corifeo
Va, dalla stanza sotterranea libera
1205la fanciulla, e al defunto innalza un tumulo.
creonte
Ciò mi consigli, e a cedere m’esorti?
corifeo
Quanto puoi prima. A chi mal pensa, il tramite
taglia dei Numi la vendetta rapida.

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creonte
Faccio forza al cuor mio, m’induco all'opera:
1210sconvien contro il destino un’ardua pugna.
corifeo
Or va’, compila, ad altri non rimetterla.
creonte
Andrò senza piú indugio. — Orvia, miei servi,
e presenti ed assenti, in pugno l’asce
stringete, e al poggio andate. Ed io, poiché
1215il mio disegno fu cosí travolto,
io stesso, a scioglier ciò che avvinsi, andrò.
Temo che il meglio sia vivere illeso,
serbando ognor le costumanze avite.
Esce in fretta coi suoi seguaci.