Antropologia/III

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III. Lo scheletro umano

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II IV


1. Forma del cranio. — Nel cranio si hanno due diametri di grande importanza, il longitudinale od antero-posteriore massimo, ed il massimo trasversale. Il primo corre dal punto più culminante della glabella al punto più sporgente in dietro dell’occipite; il secondo è la più lunga linea trasversale orizzontale del cranio. Il rapporto centesimale fra questi due diametri chiamasi indice cefalico o indice della larghezza, per cui

nella quale formola I significa l’indice, l il diametro longitudinale, e t il diametro trasversale.

Fig. 3. Cranii di forme estreme: a, brachicefalo; b, dolicocefalo.

L’indice cefalico ci dà un’idea generale della forma del cranio, perchè quanto più è piccolo l’indice, tanto più il cranio apparisce stretto ed allungato (vedi fig. 3, b); quanto è più grande, tanto più, il cranio si avvicina alla forma sferica (vedi fig. 3, a). Ma gli antropologi non si fermano a questa distinzione superficiale; essi classificano i cranii con norme più precise, come vedesi nel seguente prospetto;


DIVISIONE SUDDIVISIONE INDICE CEFALICO VALORE espresso con frazione comune, del diametro trasversale in confronto del longitudinale
Dolicocefali Dolicocefali puri Fino a 75,00 ¾ o 6/8
Subdolicocefali Fra 75,01 e 77.77 7/9
Mesaticefali ........... 77,78 e 80,00 4/5 o 8/10
Brachicefali Subbrachicefali 80,01 e 83,33 5/6 o 10/12
Brachicefali puri Oltre 83,33


In Italia si possono rinvenire tutte le forme suddescritte di cranio; predomina peraltro il tipo brachicefalo, poichè dall’esame dei tipi craniali della popolazione totale del nostro paese risulta questa proporzione percentuale:


Dolicocefali 22,655
Mesaticefali 29,692
Brachicefali 47,653
100,000


Il tipo brachicefalo predomina in Piemonte e Liguria (77,47 per cento), nel Veneto (77,18 per cento), in Lombardia (70,09 per cento), nell’Umbria e nelle Marche (68,33 per cento) e nell’Emilia (68 per cento); il mesaticefalo riscontrasi in tutte le regioni in proporzioni varie, e prevale sugli altri due tipi in Toscana, nel Lazio, nella Campania, nel Beneventino, nell’Avellinese, nel Salernitano, nel Molise, negli Abruzzi e nello Puglie; mentre il dolicocefalo predomina nella Basilicata (81,23 per cento, in Sardegna (75 per cento,) in Sicilia (72,75 per cento) e nelle Calabrie (64,71 per cento).

Dante era mesaticefalo (I = 78), Petrarca dolicocefalo (I = 74), Ugo Foscolo subbrachicefalo (I = 81), Sant’Ambrogio pure subbrachicefalo (I = 80).

Oltre l’indice cefalico o della larghezza, va preso in considerazione anche l’indice dell’altezza, il quale si ottiene nel modo indicato dalla seguente formola:

,

ossia moltiplicando l’altezza per 100 e dividendo il prodotto per la lunghezza. L’altezza è data dalla distanza che corre fra il centro del contorno anteriore del grande foro occipitale (basio) e il punto d’incrocio delle suture coronale e sagittale (bregma).

In tale guisa si possono distinguere dei cranii allungati e dei cranii larghi, dei cranii bassi o dei Granii alti, e si possono precisare con cifre questi termini che per sè stessi sono generali ed indeterminati.

Per prendere queste misure si ricorre al compasso dello spessore. Oggi ne abbiamo parecchi di questi compassi, fra i quali è molto usato quello del Broca. Allo stesso scopo serve anche il quadro a massima, che è una cornice quadrata di legno, due lati opposti della quale sono graduati e che ha una trasversa, la quale si muove a scorsoio su questi lati graduati.

Non è raro di rinvenire dei cranii naturalmente deformati, prescindendo qui da quelli che sono stati deformati ad arte. Una deformazione molto nota l’abbiamo nel cranio scafoideo, il quale è estremamente stretto e lungo, o conformato a navicella. In questi cranii è obliterata la sutura sagittale, e confermasi in tali casi l’asserzione del Virchow, che cioè per la sinostosi di una sutura lo sviluppo del cranio si arresta in una direzione perpendicolare a quella della sutura che si è chiusa e avviene per compenso un maggiore sviluppo del cranio nel senso della direzione della sutura ossificata. Una forma diversa dalla precedente presenta il cranio ossicefalo, il quale è corto e largo, ed oltre ciò assai alto, di modo che in qualche caso assume l’aspetto di pane di zuccaro. Nell’ossario di San Martino esiste il cranio di un giovane soldato, nel quale la sutura coronale è completamente sinostosata, che è conformato a pane di zuccaro, ed in cui l’indice cefalico è di 99,33 e l’indice verticale di 87,41.

Alcuni cranii chiamansi plagiocefali od ovalari obbliqui. Le bozze frontali e le parietali costituiscono i quattro angoli di un trapezio che nei cranii normali è simmetrico, e che invece è assimmetrico nei cranii plagiocefali.

2. Capacita del cranio. — Noi intendiamo per capacità del cranio la quantità di acqua distillata alla temperatura di 4 gradi, che è contenuta nella cavità cranica. Siccome l’acqua può essere misurata o pesata, così quella capacità si esprime indifferentemente in centimetri cubici, oppure in grammi. La capacità medesima si trova posando dapprima il cranio vuoto, e poi il cranio riempito di acqua; la differenza fra le due cifre sarà la capacità che si cerca. Egli è ben naturale che prima di fare questa operazione, è necessario di otturare con argilla od in altro modo tutti i fori e le fessure che dal cranio mettono all’esterno. Invece di acqua si possono adoperare, allo stesso scopo, altre sostanze, come miglio, o pallina minuta, oppure arena ben asciutta. In generale si preferisce la pallina ad ogni altra sostanza; comunque sia, l’orzo, il riso ed altri simili grani non dovrebbero mai impiegarsi, perchè hanno una forma allungata ed irregolare, e non vanno a riempire tutte lo depressioni, cavità e solchi alla faccia interna delle ossa craniche. La quantità di arena o di pallina, ecc., che è necessaria per riempire la cavità del cranio, devo poi essere tradotta nella corrispondente quantità di acqua alla temperatura succitata, ciò che si può fare agevolmente servendosi di tubi di vetro a questo scopo graduati.

Sapendosi che il peso specifico del cervello è eguale a 1,040, si può dalla capacità craniana calcolare il peso del cervello stesso con una semplice moltiplicazione. Questo peso varia nei diversi individui di una razza medesima, e nelle varie razze, ed è uno dei criterii per giudicare intorno alla intelligenza. La seguente Tabella ci dà il peso dei cervello di alcuni uomini eminenti; essa ci mostra che esiste un certo nesso fra la grandezza del cervello e la intelligenza; ma chi si affidasse a questo solo criterio, sarebbe talvolta tratto in errore, poichè oltre la quantità, dobbiamo considerare anche la qualità, nè dobbiamo dimenticare che il cervello è un complesso di parti, il proporzionale sviluppo delle quali non può essere indifferente.


Num. progressivo Cognome Età raggiunta (anni) Condizione Peso del cervello (grammi)
1 Cuvier 63 Naturalista 1829
2 Byron 36 Poeta 1807
3 Petrarca 70 Poeta 1666
4 Dante 56 Poeta 1552
5 Dirichlet 51 Matematico 1520
6 Fuchs 52 Patologo 1499
7 Gauss 78 Matematico 1492
8 Foscolo 50 Poeta 1483


Il peso del cervello sta in rapporto coll’età e col sesso; esso raggiunge il massimo valore fra gli anni 20 e 40, rimane quasi stazionario fra i 40 e 50 anni, e decresce notevolmente in età più avanzata. Nella donna il cervello è meno pesante che nell’uomo. Il prospetto che segue convalida queste asserzioni.


ETÀ UOMINI DONNE
Numero delle Osservaz. Medio peso del cervello Numero delle Osservaz. Medio peso del cervello
da 1 a 10 anni 13 985.15 34 1033.26
» 11 » 20 » 11 1465.27 13 1285.94
» 21 » 30 » 13 1341.53 20 1249
» 31 » 40 » 35 1410.56 17 1262
» 41 » 50 » 36 1391.41 25 1261
» 51 » 60 » 31 1341.19 15 1236.13
oltre i 60 » 51 1326.21 32 1203.43


In media, negli Europei, la capacità craniana è poco discosta dai 1500 cent. cubici. Negli altri popoli essa è di solito minore, e nella donna sempre inferiore a quella dell’uomo, come rilevasi dalla tabella che segue.


Capacità craniana
Uomini Donne
Parigini odierni 1558 1337
Chinesi 1518 1383
Eschimesi 1539 1428
Neo-Caledoniani 1460 1330
Negri 1430 1251
Tasmaniani 1452 1201
Australiani 1347 1181
Nubiani 1329 1298


Il cranio umano meno grande, quantunque non appartenente ad un idiota, ha offerto una capacità di 1021 cent. cubici, per cui nel genere umano vediamo variare questa tra vasti limiti, ed offrire la differenza di oltre 800 cent. cubici. Se dall’uomo normale discendiamo al microcefalo ed all’imbecille, troviamo nella capacità craniana differenze anco maggiori; infatti si videro dei cranii con una capacità di soli 460 e perfino di 270 cent, cubici.

3. Indice facciale. — La forma generale della faccia è espressa dal così detto indice facciale. E si intende per questo indice il rapporto centesimale fra la lunghezza e la larghezza della faccia, così che

,

nella quale formola la significa la larghezza, ossia la massima distanza degli zigomi, ed lu la lunghezza, ossia la distanza fra il punto sopraorbitale ed il margine alveolare fra i due denti incisivi medii superiori.

4. Angolo facciale. — Chi osserva il cranio di un Italiano e lo confronta, ad esempio, con quello di un Negro, si accorge a prima vista che in questo la faccia sporge assai più in avanti che in quello; l’Italiano pertanto dicesi ortognato, mentre il Negro è prognato. Per conoscere il grado dell’anzidetta sporgenza, si ricorre all’angolo facciale, il quale è formato da due linee, di cui una va dalla massima sporgenza del fronte al centro del margine alveolare superiore (fra i denti incisivi medii superiori), e l’altra dal forame uditivo esterno al punto predetto del medesimo margine alveolare (vedi C A D nella fig. 4). Per misurare quest’angolo, serve il goniometro facciale del Broca.

Fig. 4. — Cranio di Negro, per mostrare gli angoli facciali.

Sono stati proposti altri angoli facciali, come quello che ha il suo vertice al punto sottonasale, ossia al punto più rientrante sotto la cresta nasale (C B D della fig. 4), ma il primo è il più usato, sebbene il suo valore non possa dirsi grande in seguito a ricerche recenti fatte in proposito.

Assai più importante è il prognatismo alveolo-sottonasale, che indica l’inclinazione in avanti della regione sottoposta alla spina nasale, inclinazione che può essere misurata esattamente ed espressa con un angolo.

Quest’angolo varia nelle diverse razze, oscillando fra gradi 82 e 76,5 nelle bianche, fra 76 e 68,5 nelle gialle, fra 69 e 59,5 nelle nere, raggiungendo soltanto in via eccezionale un massimo di gradi 89 ed un minimo di 51,3.

La seguente tabella indica il valore di quest’angolo in alcune popolazioni secondo gli studii del Topinard.


350 Parigini gradi 78.13
10 Tahitiani » 75.00
14 Chinesi » 72.00
10 Eschimesi » 71.46
45 Malesi » 69.49
56 Neo-Caledoniani » 69.87
11 Australiani » 68.24
52 Negri dell’Africa occidentale » 66.91
7 Namachi e Boschimani » 59.58


5. Angolo sfenoidale. — I tre punti che servono a determinare quest’angolo sono: il punto nasale, corrispondente al centro della sutura fronto-nasale; il punto sferoidale, corrispondente al chiasma dei nervi ottici; il punto basilare. A cranio aperto è facile il determinarlo con tutta precisione, ma quando il cranio è intero conviene ricorrere ad un metodo complicato e poco perfetto, perchè non essendo suffragato dalla vista, conduce facilmente all’errore. Anni fa, si credeva questo un angolo molto importante ed il Welcker, e sulla sua autorità, il Vogt ritenevano che fosse un buon misuratore della intelligenza, la quale avrebbe dovuto essere in rapporto inverso del medesimo; ma oggi si hanno dello idee più modeste sul suo conto e lo si considera come un angolo che non va trascurato, ma che è ben lontano dal poter servire di base alla classificazione della specie umana o dall’essere un criterio di primo ordine nel giudicare intorno alla gerarchia intellettuale degli uomini.

6. Angoli occipitali. — Se si osserva un cranio umano, si vede che il grande foro occipitale è collocato alla faccia inferiore ed in un piano quasi orizzontale, mentre nel cranio del cavallo lo si trova sulla faccia posteriore ed in un piano quasi verticale. Fra questi due estremi esistono molte gradazioni, poichè quanto più il foro anzidetto si porta in dietro, tanto più esso perde la posizione orizzontale per assumere la obbliqua o verticale.

Per esprimere con esattezza la posizione del foro anzidetto, si ricorre agli angoli occipitali, dei quali se ne hanno tre:

a) Angolo occipitale del Daubenton, che ha il vertice nel centro del contorno posteriore del grande foro occipitale (opistio) e per lati il diametro antero-posteriore del foro predetto e la linea opistio-sottorbitale ossia la linea che, dall’opistio va al punto centrale della retta che unisce insieme i contorni inferiori delle due orbite.

b) L’angolo occipitale del Broca differisce dal precedente, perchè alla linea opistio-sottorbitale è sostituita la linea opistio-nasale, la quale dall’opistio va al centro della sutura fronto-nasale.

c) L’angolo basilare del Broca ha il vertice nel basio e per lati le linee basio-nasale ed il diametro antero-posteriore o longitudinale del grande foro occipitale.

Esiste uno strumento apposito, il goniometro occipitale, per la misurazione di questi angoli.

A dimostrare la diversità di questi angoli in alcuni più elevati mammiferi, serve la tabella che segue.


Mammiferi osservati Ang. occip. del Daubenton Ang. occip. del Broca Angolo basilare
25 serie umane 1.5 a 9.3 10.3 a 20.1 14.3 a 26.3
4 chimpanzé 26.2 35,5 45.5
8 oranghi 31.2 45.2 55.2
5 gorilla 32.5 44.6 53.2
9 gibboni 31.5 40.6 51.5
12 piteciani 19.6 a 23.8 33.3 a 35.3 45.6 a 49.0


7. Indice nasale. — L’indice nasale è il rapporto centesimale della larghezza della regione nasale alla sua lunghezza. Se al naso si tolgono non solo le parti molli, ma anche le ossa, rimane un’apertura più lunga che larga, della quale si misurano le due dimensioni succitate per calcolare l’indice. Se L chiamasi la sua lunghezza, ed L’ la sua larghezza, l’indice sarà espresso colla formola

.

Quest’indice varia coll’età, essendo negli adulti più piccolo che nei neonati e fanciulli, ma non sembra essere diverso nei due sessi. Secondo il valore dell’indice medesimo negli adulti si possono distinguere:

uomini leptorini, con un indice nasale di 42 a 47,
» mesorini, » » 48 a 52,
» platirini, » » 53 a 58,

Il defunto Paolo Broca ha attribuito a quest’indice una grande importanza, ma alcuni più recenti studii, fra i quali quelli del prof. Moschen, ci hanno insegnato che conviene giovarsene con grande cautela.

8. Indice cefalorbitale. — È il rapporto centesimale della capacità del cranio alla capacità delle due orbite, e si trova con questo calcolo semplicissimo:

Capacità delle due orbite : capacità del cranio = 100 : X.

È facile vedere che questo indice cresce col crescere della cavità del cranio e col diminuire della capacità delle orbite. Nell’orango giovane esso ha il valore di 9,7; nell’uomo adulto oscilla fra due estremi che sono 20 e 37, ma nei microcefali può discendere a 11,4. La media pel sesso maschile è di 27,36; pel sesso femminile di 28,46; la media generale nella specie umana, presa su cranii di ogni razza, è di 27,9.

9. Indice cefalospinale. — È il rapporto decimale dell’area del gran foro occipitale alla capacità del cranio, e si ottiene da questa proporzione:

Area del grande foro occipitale : capacità del cranio = 10 : X.

In questo modo si ha un indice, che va crescendo coll’aumentare della capacità del cranio e col diminuire dell’area del foro occipitale. L’indice cefalospinale alto è uno dei caratteri più salienti del cranio umano; infatti l’indice più alto finora trovato nelle scimie antropomorfe è di 8,35: mentre il più piccolo trovato nell’uomo è quello di 13,49. La media di 100 cranii umani è di 19,19. La media di 40 cranii femminili è di 18,48; quella di 60 crani maschili di 19,65. L’ordine con cui seguono gli indici delle scimie antropomorfe, della donna e dell’uomo si accorda colla gerarchia dell’intelligenza, e fornisce un buon criterio nello studio dei cranii umani e antropomorfi.

Oltre gli indici succitati, altri furono di recente introdotti nell’antropologia; ma sarà utile attendere che ulteriori ricerche ne dimostrino la pratica utilità.

10. La pelvi presenta delle differenze notevolissime nei due sessi, così che, quando si ha questa parte dello scheletro, non può di solito rimanere alcun dubbio sul sesso dell’individuo cui le ossa sono appartenute. Ma oltre ciò la pelvi è diversa nelle varie razze, ed è assai probabile che la sua forma abbia un’influenza su quella del cranio. Nessuno si è servito dei caratteri desunti della pelvi come principio di classificazione, perchè sembra che entro una medesima razza avvengano delle variazioni estese; nondimeno i pochi studii fatti finora in proposito hanno dimostrato, che alcune razze possiedono una forma pelvica predominante. Così i Negri, in generale, hanno un bacino piccolo ed allungato, mentre la larghezza è considerevolmente diminuita. Questa strettezza della pelvi è stata riscontrata in molte altre popolazioni, come negli Arabi e negli Eschimesi; invece negli Americani del sud e del centro, il bacino è bene espanso, così nei Charruas, Botocudi, Peruviani, Boliviani, Messicani, ecc. Tenendo conto della forma che ha l’apertura superiore della pelvi, si distinsero la pelvi ovale, la circolare, la quadrilatera e la cuneiforme od oblunga, e fu asserito che la prima forma predomina negli Europei, la seconda negli Americani, la terza nei Mongoli e la quarta nelle razze africane; ma tali asserzioni sono troppo indeterminate, perchè se ne possa tenere gran conto.

Per ottenere risultati più esatti, si ricorse all’indice ilio-pelvico che si ottiene con questa formola:

.

Quest’indice esprime la relazione fra l’apertura pelvica e l’iliaca, ed è quasi sempre più basso nei maschi che nelle femmine, le eccezioni alla regola costituendo delle anomalie od un carattere etnico.

Da uno studio fatto dal prof. Sergi, riporto alcune cifre in appoggio di quanto dissi.

Razze umane Indice ilio-pelvico
maschi femmine
Europei 46.5 50.8
Peruviani 50 50
Chinesi. 47.7 55.5
Australiani 42.8 52.7
Negri 46.8 50.8
Neocaledoni 45.6 48.8
Giavanesi 49 50.8
Indù 44.8 49
Boschimani 46 55
Andamanesi 47.4 51.7
Eschimesi 44.9 51.9
Lapponi 44.4 52.6