Autore:Giambattista Felice Zappi
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Opere[modifica]
- Da
Sonetti del Signor avvocato Gio. Felice Zappi
(1723)
A governar di Pietro il sacro legno
(1723)
Al Tribunal d’Amore un dì n’andai
Alfin col teschio d'atro sangue intriso
Amor s'asside alla mia Filli accanto
(1723)
Anime illustri, il cui gran nome in queste
(1723)
Ardo per Filli. Ella non sa, non ode
Cento vezzosi pargoletti Amori
(1723)
Che far potea la sventurata, e sola
Che se tornar dopo tant’anni e tanti
Che si farà di questa ampia Antonina
(1723)
Chi è costui, che in sì gran pietra scolto - 1
Chi è costui, che in sì gran pietra scolto - 2
D'allor che adorna l'eliconia gente
(1723)
Dalla più pura, e più leggiadra stella
(1723)
Due ninfe emule al volto, e a la favella
(1723)
E qual sul Tebro pellegrina e rada
Ecco il Parnaso: ecco gli allori, e il biondo
Il Gondolier, sebben la notte imbruna
Illustre Duce che i trionfi tuoi
(1723)
In quell’età ch'io misurar solea
(1723)
In van resisti: un saldo core e fido
Io veggio entro una bassa e vil Capanna
Io veggio, ahimè, che il biondo crin s'annegra
(1723)
La prima volta, che io m’avvenni in quella
La prisca Roma del sepolcro fuore
(1723)
Lucido sol che non derivi altronde
(1723)
Morte, il tuo fero artiglio in van si stende
Nacque a Tirinto ier, (che gaudio ha il core!)
Nasce l'illustre Ciro, e nasce appena
(1723)
O della stirpe dell'invitto Marte
O luccioletta, che di quà dall'Orno
O pellegrin, che in questa selva il piede
O Violetta bella, che ti stai
Per far serti ad Alnano io veggio ir pronte
Poichè dell'empio Trace alle rapine
Presso è il dì che cangiato il destin rio
(1723)
Quand'io men vò verso l'ascrea montagna
Quando Matilde al suo sepolcro accanto
Quando per girne al Ciel di morte a scherno
Quel dì, che al Soglio il gran Clemente ascese
Questi è il gran Raffaello. Ecco l'idea
Questo è il dì, che nel Cielo il Sol vestissi
(1723)
S'è ver ch'ogn'Uom intègro era da pria
Signor, tutto dell'Asia il Popol empio
Sognai sul far dell'Alba, e mi parea
Sotto mi cadde quel destrier feroce
(1723)
Stassi di Cipro in su la piaggia amena
Tal mi fè piaga un Garzon fero e rio
Talora io parlo a un colle a un rivo a un fiore
Tornami a mente quella trista, e nera
(1723)
Un Cestellin di paglie un dì tessea
Un giorno a' miei pensier disse il cor mio
Vago, leggiadro, caro Bambolino
(1723)
Vincesti o Carlo. D'atro sangue impura
Viva l'Augusto Carlo. Oppressa e vinta
(1723)
Da Scherzi poetici di vari celebri autori italiani e veneziani
Categorie:
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