Azioni egregie operate in guerra/1685

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1685.

A
Ll’oppugnazione di Buda, Capitale dell’Ungheria. L’accesso fu contrastato da’ Turchi, che fu d’uopo lo sbaragliarli prima in tre battaglie. Le milizie Ottomane, quando ne’ primi urti incontrano ferma, e costante resistenza, facilmente si sbandano, e abbandonano il campo. Ma altrettanto sono pronte a riunirsi, e a rimettersi in istato di un secondo, e di un terzo fatto d’armi. Colla velocità de’ Cavalli gli Spay, e coloro che militano sopra di loro, come anco colla agilità, e infaticabilità nel corso i loro pedoni si sottraggono prontamente in salvo. Ma essi non disertano, come fanno i Cristiani. Il maggiore, e miglior nervo della Cavalleria Ottomana consiste in Timarrioti, i quali godono in Feudo terreni, coll’entrate de’ quali devono militare essi, e certo numero di dipendenti a spese loro. Altri sono guardie de Bassà, stipendiati da’ medesimi; E però tanto gli uni, quanto gli altri ritornano, immantinente al Campo, e proseguiscono a guerreggiare. La Fanteria Gianizzera è di fedeltà inalterabile, nè altro brama che nuove zuffe, nelle quali segnalarsi, e salire a maggiori cariche. Continuamente dalla vastità dell’Impero Monsulmano sopraggiungono nuove soldatesche, o a supplire per gli estinti, o ad augumentarne la possanza. Così praticarono nella corrente Campagna. Disfatti più volte, si rimisero poco dopo a formare nuovi eserciti, e a mettere il Duca di Lorena in contingenza, di combatterli ulteriormente. Il primo conflitto generale seguì sotto Vaccia. Il secondo dopo passato il Danubio all’Isola di S. Andrea su’ ponti fabbricativi con barche, calate da Comorra. Il primo a tragittare quel fiume fu il Maresciallo Caprara, e il primo ad esser assalito a’ 10 di Luglio con nuovo esercito dal Seraschiere Ottomano. Reggeva egli la diritta in fronte ristretta. Con iscariche ben regolate ripulsò sul principio gl’impeti più furiosi dalla Cavalleria Turca, poi finse una ritirata di pochi passi. Allora presentò in faccia a’ nemici l’artiglieria, da cui battuti coloro con un nembo di palle, dovettero disordinarsi, e darsi alla fuga. Il Caprara co’ suoi tenne loro [p. 198 modifica]dietro, e ne uccise molti. Ma non potendo i Corazzieri Alemanni pareggiare la velocità de’ Cavalli Turcheschi, il Serenissimo di Lorena spinse addosso a loro la milizia Polacca non inferiore nel corso. Col favore della notte il Seraschiero scampò altrove, e lasciò libera la strada, per cui i Cesarei si accostarono a Buda, e la cinsero di assedio. Il giorno de’ 21 Luglio fu espugnata a viva forza la Città bassa, e fu disposto tutto il necessario per l’attacco della Città alta, collocata sù un Colle in sito fortissimo, e provveduta di grosso presidio. Ma perchè poco lungi di là campeggiava tuttavia il Bassà Seraschiero, accresciuto di nuove truppe, capitate in di lui soccorso da Costantinopoli, il Duca di Lorena determinò, di cacciarlo da quelle vicinanze con una nuova battaglia. Seguì questa il giorno de’ 22 Luglio ad Anschebega v’intervenne quasi tutta la Cavalleria Imperiale con soli due mila Fanti. Gli altri rimasero nel Campo sotto Buda. Per quattr’ore i Cesarei sostennero immobili l’impeto ferocissimo de’ Barbari. Ributtarono con ispari ben concertati de’ moschetti, e delle Carabine coloro, che si presentavano all’assalto. Ma quando questi cominciarono a rallentarsi, il Duca dalla difesa passò all’offesa. Investì il nemico con sì bell’ordine, e con tanta risoluzione, e valore; sicchè disfatti i Gianizzeri, i quali erano il principal nervo di quell’armata, allora gli Spay, ed altri a cavallo, presero apertamente la fuga, cercando lo scampo in lontananza. Nelle mani de’ Vincitori rimasero otto pezzi di Cannone, tutte le tende, i militari attrezzi, gran quantità di giumenti, ed altre considerabili prede. Il Serenissimo di Lorena, dando parte all’Imperatore della vittoria, si estese in lode di tutti i Generali; ma dichiarossi, che l’onore della Vittoria era in primo luogo dovuta al Maresciallo Caprara1. Questo Signore, peritissimo nell’arte militare, e lungamente esercitato in guerra, componeva le ordinanze, massime della Cavalleria, con savissimo regolamento. Inspirava loro una fermezza robustissima. Dava loro le mosse nelle circostanze convenevoli, e le rimetteva più volte con facilità, e con prontezza a nuovi cimenti.

L’assedio di Buda sortì esito infelice per le cagioni, descritte in tutte le Istorie di que’ tempi. Benchè colà sotto vi si consumassero molte soldatesche, ciò non ostante, trovandosi la Germania piena di milizie, fu facile all’Imperatore a’ proprj stipendj, nell’anno seguente

  1. Beregani Istoria Veneta tomo I pag. 185.