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Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Augusto Armellini

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Augusto Armellini

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Giovanni Angelini Giacomo Astengo

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ARMELLINI CAV. AUGUSTO


Consigliere Municipale




MM
olti fanno vanto del nome che portano. — Perchè? — Perchè intorno a quello sta disegnata una grande pagina di storia. — Fortunati loro, se in luogo di uno sterile nome avessero dai padri ereditata la mente ed il cuore per imitarne gli esempi, e le magnanime e fortissime azioni continuassero per le quali vennero quelli in rinomanza! — Se un figliuolo al vecchio genitore nega le cure amorevoli dovutegli, o lascia ignorata la fossa che le ceneri del padre racchiude, e nuda di fiori come lo è di affetto; sorge all’intorno una voce che quella mancanza di pietà nel figlio condanna: — ma se la cittadina virtù e l’ardente amore alla propria terra con atti gloriosi dimostrato, il figlio poi disconosce, e perchè le vicende dei tempi con migliore aura il contrario careggiando, una opposta via segue il figliuolo, chi lo rimprovera mai? — Trovasti l’utile, grida il mondo faccendiere per l’esterno e materiale godimento, e bene facesti; oggi la poesia di un libero vivere è posta all’Indice dalle Banche: pace ai morti ed ai vivi salute!

Forse che non è così la storia del mondo presente?... Ma ora scriviamo storia di persone e non di fatti; sfuggiamo dunque i commenti.

Siamo nel pieno della Rivoluzione. — La rivoluzione di febbraio in Parigi aveva messa a fuoco l’Europa. — La Germania, l’Ungheria, l’Italia si erano sollevate: la propaganda repubblicana residente in Parigi mantaccava nell’incendio; qualche sprazzo di socialismo affascinava le plebi; i troni vennero scossi, e dapertutto parve spuntata l’aurora tanto attesa della nuova epoca. — Milano e Venezia, con le proprie sollevazioni resero memorando il marzo 1848; Milano lottò per cinque giornate; re Carlo Alberto di Piemonte dalla volontà del popolo trascinato e dai moltissimi che erano accorsi sotto alle sue bandiere, ruppe guerra all’Austria. — E la guerra fu combat[p. 26 modifica]

Singolare cosa! nel mentre i vantaggi della importata libertà si magnificavano, e coloro che in dolcissimo ozio affaticando l’avevano attesa, e sè quali grandi fattori di essa ambivano apparire; coloro che dal caduto governo onori e lucri avevano ricevuto, e dopo il 20 settembre si vantavano della sacerdotale signoria astiosi e nemici e cospiratori, siccome prima si erano vantati ossequenti e devoti; coloro che le forme di governo valutano sui listini di borsa, e senza riguardo alle buone od alle tristi da ciascheduna procurano trarne profitto; tutti questi del vivere politico ignari, dei doveri di una città capitale a modo proprio sentenziatoli, misero a romore il campo delle consigliari discussioni, quale volendo che Roma dal sotto in sopra si mutasse, e quale sostenendo che l’economia e l’archeologia impedivano che alla città si desse un novello aspetto. — La libertà non sempre è vergine pudica che fra i veli asconde le bellezze sue, e sta sollevata per non macularsi nei bassi interessi, ma spesso è femmina vendereccia, e a cui piace prodiga di vezzi. — Due progetti stavano di fronte, l’uno di costruzioni all’Esquilino dove molti privati interessi hanno radice perchè sorga il quartiere dell’alta borghesia, e l’altro di costruzioni ai Prati di Castello per disfogo naturale della crescente popolazione, e dove a miglior agio può vivere la media borghesia e la classe operaia. — Molto si disse e molto si fece: v’era impegnato il vecchio ed il nuovo elemento, la speculazione conseguita e quella da farsi, l’estetica e la comodità, il principio tecnico ed il finanziario: agita il vaglio, gira e rigira, urta, cansa, frastaglia, taglia, finalmente il progettò della Giunta municipale fatta forte per le manifestazioni della pubblica opinione ebbe trionfo, e ne gode l’animo in trovare fra i votanti favorevoli il nome di Augusto Armellini. — L’avere con il suo voto appoggiato e favorito il Piano che ammette le costruzioni nei Prati di Castello, fu atto quanto savio altrettanto meritevole di venire considerato in chi per esso manifestavasi indipendente, non di opposizione al bene generale, non disdegnoso di tenere a calcolo la pubblica opinione. — In anni ne’ quali l’indipendenza è una parola, prestandosi tutti generalmente a mire secondarie di personale interesse, materiale o morale ch’esso sia, è giustizia il distinguere chi lo è di fatto, e questo giudicare per un retto rappresentante la popolazione.

Ma chi mette mano all’aratro e non volge la faccia indietro, questi secondo la biblica espressione è degno di lode: l’Armellini Augusto può quindi pensare a ciò che fare gli rimanga per essere di qualche vantaggio alla nuova Roma. — Si possono ad un individuo perdonare ed i passati errori, e l’indifferenza per gli avvenimenti della sua terra, quando un giorno il tempo perduto sappia e voglia riguadagnare con retto pensiero e costante volere.