Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 51
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REPUBBLICA ROMANA
BOLLETTINO DELLE LEGGI
N. 51.
EDIZIONE OFFICIALE
485 Relazione sulla condotta tenuta dalle truppe francesi nel comune di Riano — pag. 195.
486 Relazione sui fatti d'arme del 15, e 24 giugno - pag. 199.
487 Proclama del Triumvirato per annunciare ai Romani che i francesi hanno messo piede sulla breccia - pag. 202.
488 Idem che la campana risuonerà per chiamare il Popolo alle armi- pag. 203.
489 Bollettino del generale in capo sui fatti del 21 giugno - pag. 204.
490 Idem sui fatti del 22 giugno - pag. 205.
491 Ordinanza del Triumvirato in cui si abolisce il Consiglio fiscale - pag. 206.
492 La commissione delle barricate avverte che si reca ai lavori delle fortificazioni - pag. 208.
Roma 1849. — Tipografia Nazionale.
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REPUBBLICA ROMANA
MINISTERO DELL'INTERNO
Essendo giunto a questo Ministero, dettagliato Rapporto in ordine alla condotta tenuta dalle truppe francesi nel Comune di Riano, il sottoscritto si rende sollecito a rimettere a Voi, cittadini Triumviri, il Rapporto stesso col relativo dispaccio del Preside di Roma e Comarca, ed in tal’incontro passa ad augurarvi pienezza di felicità.
Li 19 Giugno 1849.
Il Ministro — C. Mayr
GUARDIA NAZIONALE
DISTACCAMENTO DI CASTEL NUOVO DI PORTO
Li 9 Giugno 1849.
RAPPORTO
- Cittadino Governatore:
In sequela dei venerati ordini da voi, Cittadino Governatore, dalimi, non ho esitato un momento di mandare quattro uomini addetti a queslo distaccamento, nel villaggio di Riano, Comune soggetto a questo Circondario, onde verificare, secondo voi desideravate, ciò che era stato operato dai militi francesi in numero di circa mille tra cavalleria e fanteria in disvantaggio di quella popolazione.
I suddetti quattro militi Nazionali mi hanno riferito, per quanto hanno potuto raccorre, che nella mattina di venerdì 8 corrente i ripetuti francesi circa un’ora di sole dalla strada di san Giorgio facevano ingresso in quel Paese, accompagnati dall’arciprete di Prima Porta. La prima loro operazione fu quella di sfasciare le porte delle cantine che erano in prossimità del Paese, e quindi sbucate le botti, bere, e buttar del vino: poscia fecero ingresso nel paese, e con aria imponente richiesero a quegli abitanti pane, vino e zigari.
Quei popolani, sopraffatti dallo spavento in vedere invaso il loro piccolo paese da truppe straniere, non esitarono un momento dall’apprestargli ciò che da essi si richiedeva, anche al disopra delle loro forze, affinchè non commettessero verun affronto.
Essi però, i francesi, nulla calcolando le buone attenzioni che loro venivano praticate da quei terrazzani, dopo aver mangiato e bevuto tanto nell’osterie che in case particolari, invece di pagare, come portava il dovere, se ne andarono vagando per il paese, e soltanto a furia di preghiere pagarono alquanti zigari a quel tabaccaro, parte in argento e parte in moneta di rame dell’antica repubblica francese, che qui non hanno alcun corso: lo stesso metodo praticavano con quel pizzicagnolo. Sul timore sempre di ricevere affronti si astennero coloro che gli avevano somministrato il genere di reclamare all’ufficialità.
In compagnia sempre del suddetto arciprete di Prima Porta varj ufficiali francesi si portarono da quel priore locale Tommaso di Febo, cui richiesero che immediatamente avesse loro consegnato i fucili di quella Guardia Nazionale, diversamente si sarebbero usate delle ostilità. In simile frangente non sapendo il Priore a qual partito appigliarsi, onde evitare sconcerti si portò suo malgrado nel quartiere ove esistevano soli cinque fucili, essendo il sesto in casa di un milite Nazionale che ritrovavasi in campagna: i detti ufficiali però non contenti dei cinque fucili vollero conoscere l’abitazione del milite Cittadino per prendere il sesto fucile. Difatti conosciutola, con varj calci di schioppo e con sciable ridussero a pezzi la porta di casa del ripetuto milite, e si portarono via il fucile.
Quindi assegnarono un termine di pochi minuti al sullodato Priore affinchè gli avesse preparato una barrozza per ricondurre al campo i soldati che dicevano spedati.
Non mancò di appagare il Priore il desiderio dei detti officiali, e trovata la barrozza con i bovi la consegnò a due sentinelle francesi nel luogo detto la Fontana fuori del paese, e fece ritorno dentro l’abitato prevenendone l’ufficialità. Questa, unitamente alla truppa, sembrava fossero rimasti contenti del trattamento ricevuto, e con buon garbo si licenziavano dai primarj di quel paese, ma eglino credettero unitamente al loro parroco accompagnarli fino al luogo ove esisteva la barrozza. Ivi giunti si vide che nella barrozza non vi erano legati più i bovi; allora quei soldati francesi andarono in furia maltrattando il Priore perchè avea mandato via i bovi. Il Priore però gli fece conoscere aver consegnato la barrozza con i bovi a due sentinelle francesi, e per conseguenza non esser sua colpa se queste avevano fallo fuggire i bovi; ma non si vollero attendere coteste ragioni; ed ordinarono di nuovo si trovassero i bovi, ritenendo in ostaggio quel parroco locale, a cui però mediante uno stratagemma riuscì di fuggire involandosi alla loro presenza. Allora fu che presero quel povero Priore, lo fecero inginocchiare, e con esso anche il Chirurgo che ivi era accorso, e spianarono verso di loro alcuni fucili, ma varj soldati di cavalleria impedirono che questi fossero fucilati. Li fecero alzare, e con loro li condussero al campo.
Varie altre insolenze dai detti francesi vennero commesse, ed in specie lo sparo di alcune fucilate prima di partire, nonchè il saccheggio eseguito in varie case ove oltre all’essersi preso denaro, generi, oggetti di vestiario ed altro, hanno traforato con le loro spade i letti, fracassati i mobili, ed intimoriti i padroni delle rispettive case saccheggiate, con minacce di fucilazione se ardivano opporsi ai loro depravati e brutali divisamenti.
Ecco, Cittadino Governatore, le notizie che hanno potuto raccorre gli uomini da me ivi spediti, in evasione dei vostri comandi, quali rendo a voi note col mezzo del presente rapporto; e passo ec.
In assenza del Comandante il distaccamento
Firmato - Nicola Poliziani Caporale
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REPUBBLICA ROMANA
COMANDO GENERALE DELL'ARMATA
Giuntomi il presente Rapporto per parte del Tenente Colonnello Pichat, comandante il bravo battaglione bolognese, ordino che sia pubblicato in supplemento del Bollettino, indicante i fatti del 15 Giugno.
Roma 20 Giugno 1849.
Roselli Generale in Capo
Villa Poniatowski 16 Giugno 1849.
- Generale:
Appena ricevuto l’ordine vostro, jeri nelle ore 6 e un quarto pomeridiane, anzichè spedire, condussi io stesso due compagnie, la prima e la quarta di questa Legione verso la batteria, d’onde era datato il vostro ordine. Ma mi fu ingiunto dal Generale Bartolucci, che giungeva in quel momento, di recarmi a destra a sostenere porzione del quinto Reggimento di Linea, che i Francesi minacciavano di girare: e giunti che fummo all’angolo del Casino ci trovammo d’improvviso di fronte un Corpo di Francesi che aveano scritto il numero 13 nei loro berretti. Io non esitai di animare alla bajonetta la brava gioventù che conduceva. Essi però fecero tal fuoco che misero fuori di combattimento 17 uomini della prima compagnia, e 4 della quarta, oltre i morti che sono 4 della prima compagnia.
Officiali e Soldati si portarono tutti valorosamente, però quelli che maggiormente si distinsero, furono:
Il Tenente Sforza, comandante la prima compagnia, ferito da più colpi di bajonetta, e tuttavia giunto a sottrarsi dai molti nemici che l’opprimevano.
Il Tenente Brugnoli che animò a trarre un pezzo a mano, e a salvarlo in mezzo al fuoco nemico.
Il Comune Schelini che con un colpo di fucile uccidendo uno dei nemici, ajutò il Comandante della Legione a liberarsi da essi.
Questa fazione ebbe per risultato manifesto che le due compagnie, respingendo i Francesi, loro impedirono che potessero sorpassare l’ala destra dei nostri, e tagliargli fuori, cosa che oltre la disfatta e la prigionia di molti, ne poteva conseguire anche la perdita del pezzo ch’era a Villa Carrozza, e che durante la giornata avea moltissimo danneggiato il nemico.
Desidero, Cittadino Generale, che sia conosciuto il valore ed i servigi che prestò in questo giorno la gioventù del Battaglione Bolognese al governo della Repubblica.
Il Tenente Calonnello Commandante la Legione Bolognese C. Berti Pichat |
Ad onore dei nostri prodi del Reggimento Unione, vi comunico il Rapporto ufficiale che mi viene trasmesso dal Capo di stato maggiore Colonnello Manara.
Roselli Generale in Capo
QUARTIER GENERALE DI PALAZZO CORSINI
IL 21 GIUGNO 1849.
Durante la notte noi abbiamo continuato i nostri lavori con somma alacrità, malgrado la pioggia continua di bombe che il nemico faceva cadere su di noi.
Io ho assistito ai lavoratori, e posso accertare che molti corsero grave rischio d’essere feriti, ed alcuni lo furono, per non aver voluto neppure abbassare il capo al cader delle bombe.
Verso le due antimeridiane d’oggi il nemico tentò sorprendere con forze almeno dieci volte maggiori il nostro piccolo posto di 30 uomini che occupa uno dei Casini nella vicinanza di Villa Corsini.
Il posto era fornito da un Distaccamento del Reggimento Unione.
I francesi s’avvicinavano appiattandosi nelle vigne onde escire improvvisi ad assaltare la casa, e sgozzarne il presidio.
Ma i nostri soldati vigilavano. Lasciarono entrare il nemico fin sotto la porta, fino entro le scale, poscia quando gli officiali francesi si misero a gridare à la baionette, à la baionette, i nostri slanciandosi dalle camere (quasi senz’un tiro di fucile) si gettarono sopra il nemico.
Accanito e lungo fu il combattimento e sempre a corpo e corpo, ed i francesi, quantunque di così gran fatta superiori in numero, dovettero retrocedere fuggenti, lasciando sul luogo un Capitano morto, varj feriti e 4 prigionieri.
Questo fatto, piccolo in sè stesso, è di ma importanza se si riflette all’effetto morale
che deve aver prodotto nei nostri e nei francesi, i quali certamente avranno scelto per quella notturna intrapresa i migliori loro soldati, e ciò non pertanto ebbero a provare nuovamente non essere affare di poco momento attaccare e sconfiggere il vile pugno di faziosi repubblicani di Roma.
D' ordine |
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REPUBBLICA ROMANA
Romani!
Coll’aiuto della tenebra, come un traditore, il nemico ha messo piede sulla breccia. Sorga Roma, sorga il popolo nella sua onnipotenza, e lo sperda! chiudano la breccia i suoi cadaveri! chi tocca, come nemico, il sacro terreno di Roma è maledetto da Dio.
Mentre Oudinot tenta disperatamente l’ultimo sforzo, la Francia si leva commossa, e rinnega questo pugno di soldati invasori che la disonorano. Un ultimo sforzo da parte nostra, o Romani; e la Patria è salva per sempre. Roma colla sua costanza avrà dato il segnale a un nuovo risorgimento Europeo.
In nome dei vostri Padri, in nome del vostro avvenire, levatevi a combattere, levatevi a vincere. Una preghiera al Dio dei forti: — un pen siero di fiducia nei fratelli: — e la mano al fucile. Ogni uomo diventi un eroe. La giornata decide i fati di Roma e della Repubblica.
22 Giugno 1849.
I Triumviri
REPUBBLICA ROMANA
Romani!
Ore undici antimeridiane
La Campana a stormo ha cessato. La grande voce di Roma dovea far intendere ai Fratelli combattenti che i cittadini stanno pronti a soccorrerli; e al nemico, che l’intera Città si rovescerà, occorrendo, sulle sue linee. Ora basta: Il bollettino del Comando in Capo vi dirà tra pochi minuti la condizione delle cose. Serbatevi pronti all’azione. Preparate l’armi. Stringetevi fraternamente. Confortatevi a grandi fatti.
La campana non suonerà più che per dirvi: accorrete, E accorrerete. Noi lo giuriamo per le giornate del 30 e del 3 — Viva la Repubblica!
Roma 22 Giugno 1849.
I Triumviri
I Triumviri
C. ARMELLINI
G. MAZZINI
A. SAFFI (489)
REPUBBLICA ROMANA
Romani:
Il nemico, per quell’inevitabile progresso che hanno le opere dell’assediante, è giunto palmo a palmo, muovendo la terra, a salire sui bastioni; ma nel tempo stesso abbiamo messo in azione tre batterie costruite per questo oggetto; e fulminando i suoi lavori con quella destrezza e valore che distingue la nostra Artiglieria, gli abbiamo cagionato perdite gravissime.
Il francese a caro prezzo non ha guadagnato che pochi metri di terreno. Esso è circoscritto dalle nostre batterie e dalle nostre truppe, che, molestandolo, cercano il momento propizio di attaccarlo. — Non può avanzare d’un passo, prima d’aver compiuto, sotto il nostro fuoco, lunghi e faticosi lavori.
Cittadini! La campana vi ha avvisati di ciò per risvegliare i vostri animi, certo del tutto pronti alla riscossa. Non sarete però chiamati che nel momento di adoprare i fucili.
So che nessuno mancherà all’appello.
Roma 22 Giugno 1849.
Il Generale in Capo |
(490)
REPUBBLICA ROMANA
BOLLETTINO DELL'ARMATA
Volendo mettere a conoscenza del pubblico giorno per giorno i fatti di valore che oņorano la nostra giovane armata, mi affretto a riferire il rapporto del Colonnello Milhitz comandante della linea di Porta dei Popolo, relativo al combattimento di oggi.
» Questa mattina alle ore 8 i francesi attaccarono le nostre posizioni di Papa Giulio, Villa Poniatowsky e Villa Borghese. I nostri soldati li ricevettero di piè fermo, e li respinsero valorosamente dopo una lotta di due ore. L’inimico non contentandosi di questo scacco ricominciò poco dopo l’attacco mettendo avanti dei cannoni; ma il battaglione Universitario avendo loro ucciso i cannonieri, e la nostra artiglieria coi suoi ben direlti tiri avendo sloggiati i nemici da tutti casini che avevano occupati, si misero essi in completa ritirata.»
I distaccamenti dei seguenti corpi hanno preso parte al combattimento, ivi spiegando molto valore.
5° di linea — | Comandante | Masi | |
8° di linea | » | Pinna | |
10° di linea | » | Morelli | |
Carabinieri due Compagnie | |||
Battaglione Universitario | |||
3ª Compagnia del 1º battaglione 2° reggimento. |
» L’artiglicria comandata dal Maggiore De Sère si meritò ogni elogio. — Tutti gli altri corpi hanno tenute le loro posizioni, ed aspettavano con impazienza di ricevere il nemico; tutti essendo disposti a sacrificarsi per la patria.»
Nello stesso giorno di oggi ha avuto luogo sui bastioni di Porta S. Pancrazio altro combattimento, i di cui particolari saranno pubblicati non appena perverranno i corrispondenti rapporti officiali dei differenti capi dei corpi che vi hanno preso parte.
Roma 22 Giugno 1849.
Il Generale in Capo |
(491)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
Il Triumvirato
Vista la legge del 29 Decembre 1832 ove vie ne istituito il Consiglio Fiscale annesso all’innallora Tesorierato Generale;
Visti li ss. 488, 489, 1221, 1222 e 224 del regolamento legislativo e giudiziario del 10 Novembre 1831, i quali dispongono, che il Commissario Generale della Camera era il rappresentante dell’Erario avanti i Tribunali, e che l’intervento del sopradello Consiglio Fiscale occorreva per la restrizione e cancellamento delle iscrizioni ipotecarie prese a profitto dell’Erario;
Considerando che pel nuovo ordine di cose è virtualmente cessato tanto il Consiglio Fiscale, quanto la rappresentanza e le attribuzioni del medesimo, e dei singoli membri che lo componevano;
Ordina:
Art. 1. Le disposizioni che istituivano e determinavano le incombenze del Consiglio Fiscale, e la rappresentanza individuale e collettiva dei membri che lo componevano, s’intendono annullate e senza alcun vigore.
Art. 2. Il Ministro delle Finanze è il solo legittimo rappresentante dell’Erario pubblico avanti i Tribunali dello Stato.
Art. 3. I sequestri sul danaro de’ privati ritenuto o dovuto dall’Erario sulle pensioni o assegnamenti di qualunque specie a carico dello Stato, e sui salari dei pubblici officiali od impiegati, s’intimeranno in Roma al Cassiere generale ed al Direttore o Capo d’officio da cui i debitori dipendono, e ricevono la somma che si vuole assoggettare a sequestro.
Art. 4. Il consenso per la riduzione e cancellamento delle iscrizioni che conservano le ipoteche a profitto dell’Erario pubblico sarà dato dal solo Ministro delle Finanze.
Art. 5. Tutto ciò che non è espressamente derogato nel presente Decreto, rimane fermo in tutto il suo vigore.
Il Ministro di Grazia e Giustizia, e il Ministro delle Finanze sono incaricati dell’esecuzione della presente Ordinanza.
Dal Triumvirato li 22 Giugno 1849.
I Triumviri
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REPUBBLICA ROMANA
COMMISSIONE DELLE BARRICATE
La Commissione delle Barricate si reca stasera ai lavori di fortificazioni. Essa stessa provvederà che nulla manchi ai lavoranti, nè la difesa, nè la retribuzione, nè il riposo. Ogni altro lavoro deve cessare. Chi ha buona volontà, e sente coll’amor di patria l’orgoglio repubblicano venga al Farnese a ricevere la sua destinazione.
Roma 23 Giugno 1849.
I Rappresentanti del Popolo
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