Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/IV

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IV. Guidommi Amor, ardendo anchora il sole

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IV. Guidommi Amor, ardendo anchora il sole
Rime - III Rime - V
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IV.


Guidommi Amor, ardendo anchora il sole
     Sopra l’acque di Iulio1, in un mirteto,
     Et era il mar tranquillo e il ciel quieto,
     Quantunque alquanto zephir, come suole,
     Movesse agli arbuscei le cime sole;5
     Quando mi parve udire un canto lieto
     Tanto, che simil non fu’ consueto
     D’udir già mai nelle mortali scuole.
Per ch’io: angela forse o nimpha o dea
     Canta con seco in questo loco eletto,10

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     Meco diceva, degli antichi amori.
     Quinci2 madonna in assai bel ricepto
     Del bosco ombroso, in su l’herb’e in su’ fiori,
     Vidi cantando, et con altre sedea3.


Note

  1. È una reminiscenza vergiliana: ‘Iulia qua ponto longe sonat aqua refuso’ (Georg., II, 163). Nell’anno 717 di Roma Ottaviano, per consiglio d’Agrippa, ampliò il porto Baiano nel golfo di Pozzuoli, congiungendo il lago Lucrino con il lago Averno; ebbe così origine il portus Iulius, di cui Svetonio: ‘[Augusto] scavò il porto Giulio presso Baia, posti in comunicazione col mare il lago Lucrino e l’Averno’ (Aug., 16; versione di G. Rigutini).
  2. Dal mirteto.
  3. La dolcezza del canto di Fiammetta è celebrata anche nei sonetti V e VII; si confronti pure VI, 1-4.