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Canti di Castelvecchio/Canti di Castelvecchio/La mia malattia

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La mia malattia

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Canti di Castelvecchio - Maria Canti di Castelvecchio - Un ricordo
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LA MIA MALATTIA



I


L’altr’anno, ero malato, ero lontano,
a Messina, col tifo. All’improvviso
udivo spesso camminar pian piano,

a piedi scalzi. Era Maria, col viso
tutt’ombra, dove un mio levar di ciglia
gettava sempre un lampo di sorriso.

A volte erano i morti, la famiglia
nostra... Io pian piano mi sentia toccare
il polso, e sussurrare: — Oh! la mia figlia!

sola! con nulla! con di mezzo il mare!

II


Quelle sere, Maria non, come suole,
pregava al mio guanciale, co’ suoi lenti
bisbigli, con le sue dolci parole:

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dolci parole dette per gli assenti
al buon Gesù, dette per me: preghiere
perchè in pace riposi e m’addormenti.

Prega, e vuol ch’io ripeta. Quelle sere,
nulla, o diceva: "Dormi, ch’hai la voce
debole; è meglio ora per te tacere,

dormire; fatti il segno della croce„

III


Io pensava: — Ma dunque ella non crede
più, tanto? Che sarà della sua vita,
un vilucchio avvoltato alla sua fede?

E pensando, alla mente illanguidita
io richiamava le devozioni
già dette con le mie tra le sue dita.

E ricordai che tra quei fiochi suoni
che a un Angiolo bisbiglia che li porti
su, c’era il Requiem; c’era anche: Vi doni

nostro Signore eterna pace, o morti!

IV


Morti che amate, morti che piangete,
morti che udivo camminar pian piano
nella mia, nella sua stanza a parete:

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che sempre in dubbio d’aspettare in vano
sempre aspettate con pupille fisse,
come il mendico, tesa ch’ha la mano,

quelle preghiere; oh! sì, Maria le disse,
quelle preghiere, ma da sé, ma ebbre
di pianto, ma di là... che non sentisse

suo fratello, che aveva alta la febbre...