Cenni statistico-storici della Valle Vigezzo/Parte 1/VI. Monti

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VI. Monti

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Parte 1 - V. Origine, corso e foce dei fiumi Parte 1 - VII. Miniere
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VI.

Monti.

Già furono per noi accennate l’origine, e la direzione dei monti della valle Vigezzo. L’altezza media di questi monti dal piano di Santa Maria Maggiore può valutarsi a metri seicento: i più elevati sono il Pizzo di Ragno al sud-ovest; [p. 22 modifica]la Pioda di Crana al nord, ed il Gridone all’est: le loro altezze dal suddetto piano sorpassano i mille metri. Dalla sommità del Pizzo di Ragno si veggono al nord, ed all’ovest le immense catene delle alpi coperte di ghiaccio perpetuo, e simili colle ineguali loro vette ad un mare burrascoso; al sud-ovest il Lago d’Orta, e suoi contorni; al sud il Lago Maggiore, e le pianure del Novarese; al sud-est i contorni di Varese, e la magnifica pianura Lombarda.

Tutti i monti della Valle hanno delle strade praticabili sino alla sommità non solo agli uomini, ma pure alle bestie bovine, alle capre ed alle pecore, le quali tutte, riunite in mandre più o meno numerose, nei quattro mesi dell’estate vi trovano un pascolo eccellente. Su tali alture si vedono perciò di tratto in tratto stalle e capanne, che servono di ricovero ai pastori, e di ripostiglio al latte, formaggio, e butirro, che vi si fanno.

In una valle profonda dietro il monte, su cui giace Craveggia, e poco lungi dal luogo, in cui incomincia la valle Osernone, membro del Cantone Ticino, trovansi i cosi detti Bagni termali di Craveggia egregiamente descritti dal Professore Ragazzoni in due sue memorie stampate a Novara, l’una nell’anno 1816, l’altra nel 1823. Tali acque che scaturiscono dal monte, e poco lungi dal fiume che scorre nel fondo di quella valle, hanno la costante temperatura di gradi 22 positivi Reaumur; sono trasparenti, inodore, alquanto untuose al palato, inalterabili all’aria, e di un peso specifico uguale a quello dell’acqua distillata. Secondo Ragazzoni contengono esse dei solfati di allumina e di calce, con poca quantità di zolfo, e devonsi perciò considerare come acque salino-termali. La facoltà medica Parigina, che ad invito del Ministro dell’Interno di quel Regno, instituì nell’anno 1819 l’analisi delle acque di Craveggia, per ogni litro di quella, che attualmente adoprasi nei bagni, trovò [p. 23 modifica]
Solfato di soda |||
 0.197
Acetato di soda |||
 0.031
Solfato di calce |||
 0.046
Carbonato di calce |||
 0.043
Bitume |||
 0.010
Alcali circa |||
 0.010
 |||
 Grammi . . 0.337


cioè grani sei, ed un terzo circa di materia salina in dissoluzione per ogni litro, ossia per ogni oncie trentasette di acqua minerale. Tali acque mostransi efficacissime nelle eruzioni impetiginose, negli ingorgamenti scrofolosi, nelle piaghe cutanee inveterate, e prese per bevanda manifestano una facoltà deostruente sui visceri del basso ventre, e specialmente sui cronici induramenti del fegato, e della milza. L’azione risolvente di queste acque devesi specialmente all’iodio recentemente in esse scoperto dall’esimio chimico signor Bianchetti da Domodossola. Il comune di Craveggia fece da poco tempo innalzare in quel luogo un comodo fabbricato, dove nella stagione estiva trovano alloggio, e sufficiente trattamento gl’infermi che si portano a quei bagni. L’affluenza però non è molto considerevole, troppo disastroso essendo il viaggio per chi non gode prospera salute, troppo selvaggio il luogo per chi accorre ai bagni per seguir la moda, e passarvi allegramente qualche mese dell’anno. Se non che ministri noi in Valle dell’arte salutare da oltre anni quindici, e testimonii delle sorprendenti guarigioni ottenute delle anzidette malattie mercè le acque di Craveggia, non cesseremo mai dall’incorare quei cronici, che già esaurirono ogni farmaco, e disperarono della loro sanità, a ricorrervi con fiducia malgrado ogni disagio; che forse non lo faranno invano.

I monti della valle Vigezzo hanno per la massima parte una superficie terrosa coperta da numerose piante d’alto fusto. [p. 24 modifica]La catena al nord del piano sino al di sopra dei luoghi abitali mostrasi popolata di piante di castagno, noce, faggio, e di qualche bedola: più in alto, come pure tutta la catena meridionale è coperta da abeti, larici, peccie, tiglie (pinus abies, larix, picea, silvestris, Linnaei). La maggior parte di siffatte piante essendo sempre verdi, fanno nell’inverno mirabile contrasto col bianco delle nevi da cui è coperto ovunque il suolo, e compartiscono ai monti Vigezzini un aspetto di coltura, e di amenità che sorprende. Ricchi poi sono tanto il piano, che i monti di Vigezzo, di arbusti, ed erbe medicinali, fra i quali il ginepro, il veratro bianco, l’arnica, il colchico, la genziana, il lichene islandico, il rododendro ferrugineo, l’imperatoria, i polipodii maschio, e femmina, ecc. ecc.