Contro Wagner/Il caso Wagner/Post-scriptum

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Friedrich Nietzsche - Contro Wagner (1889)
Traduzione dal tedesco di Anonimo (1914)
Il caso Wagner - Post-scriptum
Il caso Wagner - Lettera da Torino - Maggio 1888 Il caso Wagner - Secondo post-scriptum

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POST-SCRIPTUM.


La gravità di quest’ultime parole mi autorizza a comunicare taluni passi d’un trattato inedito, i quali dissiperanno almeno tutti i dubbi sulla serietà ch’io pongo in questa materia. Cotesto trattato ha per titolo: Quel che Wagner ci costa.

L’adesione a Wagner costa caro. Ancor oggi ne abbiamo l’oscuro sentimento. Lo stesso successo di Wagner, la sua vittoria, non sradicano cotesto sentimento. Ma un tempo esso era forte, terribile, come un odio sordo, — e durò quasi pei tre quarti della vita di Wagner. La resistenza ch’egli trovò fra noialtri Tedeschi non sarà mai troppo altamente valutata e messa in onore. Ci si difendeva contro di lui come da una malattia — non con argomenti (non si confuta una malattia) ma con ostacoli, con diffidenza, con malanimo, con disgusto, con una cupa gravezza, come se in lui si nascondesse un gran pericolo. I signori estetici si son messi allo scoperto allorchè, fondandosi su tre scuole della filosofia tedesca, han fatto un’assurda guerra di [p. 48 modifica]«se» e di «ma» ai principi! di Wagner: — che importavano a Wagner i principii, e magari i suoi! — I Tedeschi han dato prova d’intelligenza nel loro istinto, interdicendosi tutti i «se» e tutti i «ma». Un istinto s’infiacchisce quando si razionalizza: giacchè per il fatto stesso che si razionalizza s’infiacchisce. Se vi sono sintomi indicanti che nonostante il carattere generale della decadenza europea esiste ancora un grado di salute, un istintivo sentore del nocivo, del pericolo che minaccia lo spirito tedesco, vorrei veder fra essi depreziata quanto meno è possibile quella sorda resistenza contro Wagner. Essa ci fa onore; ci consente pur di sperare. La Francia non avrebbe altrettanta sanità da mettere innanzi. I Tedeschi, i ritardatari per eccellenza nel corso della storia, son oggi il popolo civile più addietro degli altri in tutta l’Europa: e questo è un vantaggio, — per ciò appunto essi sono relativamente più giovani.

L’adesione a Wagner costa caro. Quella specie di paura che sentivano di lui, i Tedeschi non l’han disimparata che da poco, — il desiderio di sbarazzarsene sorgeva in essi ad ogni occasione1. Si ricorda ancora una [p. 49 modifica]curiosa circostanza nella quale, proprio alla fine, quell’antica maniera di sentire ritornò a galla in inatteso modo? Ai funerali di Wagner, la prima società wagneriana tedesca, quella di Monaco, pose sulla sua tomba una corona la cui scritta divenne celebre d’un tratto. Diceva: «Redenzione al Redentore!» Tutti ammirarono l’elevata inspirazione che avea dettata quella scritta, il cui buon gusto era privilegio dei partigiani di Wagner; ma vi furon anche molti (strana cosa!) che fecero questa piccola correzione: «Redenzione del Redentore». Si respirò.

L’adesione a Wagner costa caro! Misuriamo il suo effetto sulla coltura. Cosa dunque è stato portato in primo piano dall’agitazione creata da Wagner? che cosa ha essa [p. 50 modifica]sviluppato in una scala sempre più grande? — Innanzi tutto l’arroganza dei profani e degli idioti in materia d’arte. Or essa vi organizza delle Società, vuole imporre il suo «gusto», vorrebbe anche giocar l’arbitrio in rebus musicis el musicantibus. In secondo luogo: una indifferenza sempre più grande per ogni disciplina severa, nobile e conscienziosa a servigio dell’arte; la fede nel genio ne tiene il posto — o, per parlar più chiaro, l’impudente dilettantismo (— se ne trova la formula nei Maestri Cantori). In terzo luogo, ed ecco quel che è peggio: la Teatrocrazia — , la follia d’una credenza nel primato del teatro, nel diritto di sovranità del teatro sulle arti, sull’Arte... Ma bisogna dire cento volte in faccia ai wagneriani quel che è il teatro: non è mai altro che una manifestazione al di sotto dell’arte, qualcosa di secondario, qualcosa che è divevenuto più grossolano, qualcosa che s’adatta al gusto delle masse dopo essere stata falsata da esse. A questo, Wagner, anche lui, non ha portato alcun mutamento: Bayreuth è grand’opera — e neppure buona opera... Il teatro è una sollevazione delle masse, un plebiscito contro il buon gusto... È precisamente quel che vien provato dal caso Wagner: egli ha guadagnato le masse, — ha pervertito il gusto, ha finanche pervertito il nostro gusto per l’opera! [p. 51 modifica]

L’adesione a Wagner costa caro. Che fa essa dello spirito? Wagner affranca forse lo spirito? — Tutti gli equivoci, tutte le ambiguità gli convengono, e, in generale, tutto ciò che persuade gl’indecisi, senza ch’essi abbiano conscienza del perchè della seduzione. Così Wagner è un seduttore di grande stile. Non v’è, nel campo dello spirito, nè stanchezza, nè decrepitezza, nè cosa mortale, distruttiva dell’istinto vitale, che non sia stata segretamente protetta dall’arte sua; — egli dissimula il più nero oscurantismo nelle pieghe luminose dell’ideale. Lusinga tutti gli istinti nihilisti (— buddisti) e li traveste in musica; lusinga ogni sorta di cristianesimo, ogni espressione religiosa della decadenza. Aprite bene gli orecchi: tutto ciò che è sempre sbocciato dal terreno della vita ammiserita, tutte le monete false della transcendenza e del dilà han trovato nell’arte di Wagner la più sublime interpretazione — non a mezzo di formule: Wagner è troppo astuto per adoperar formule — ma a mezzo d’una seduzione della sensualità che dal canto suo s’afferra nuovamente allo spirito per rammollirlo ed infiacchirlo. La musica divenuta Circe... In questo, la sua ultima opera è il suo più grande capolavoro. Il Parsifal serberà in eterno il suo rango nell’arte della seduzione, come il colpo di genio della seduzione... Io ammiro [p. 52 modifica]quest’opera: vorrei averla fatta io; e, non avendola fatta, la comprendo... Wagner non è stato mai meglio inspirato che alla fine della sua vita. La raffinatezza nel connubio della bellezza e della malattia raggiunge qui una tale perfezione da proiettare in qualche modo un’ombra sull’arte anteriore di Wagner: questa ci pare troppo luminosa, troppo sana. Comprendete questo? La sanità, la luce, che agiscono come fossero ombre? quasi come obiezioni? Eccoci già sul punto di diventare dei puri insensati... Non vi fu mai un più grande maestro nell’arte dei profumi gravi e jeratici, — non vi fu mai un più grande conoscitore, nel dominio dell’infìnitamente piccolo, dei fremiti dell’immensità, di tutto ciò ch’è di genere feminino nel vocabolario della felicità! — Bevete dunque, amici miei, bevete il filtro di quest’erbe! Non troverete mai un più piacevole modo di snervare il vostro spirito, d’obliare la vostra virilità sotto un cespuglio di rose... Ah vecchio mago! Klingsor di tutti i Klingsor! Come sa ben farci la guerra! a noi, spiriti liberi! Come parla a beneficio di tutte le viltà dell’anima moderna, coi suoi accordi di magalda! — E mai la conoscenza ha inspirato un tale odio a morte! Bisogna esser cinico per non soccombere, bisogna saper mordere per non adorare qui. Via! [p. 53 modifica]vecchio incantatore! Il cinico ti previene — cave canem...

L’adesione a Wagner costa caro. Io osservo i giovani che furono a lungo esposti alla sua infezione. La più immediata azione ch’egli esercita, azione relativamente innocua, è il suo influsso sul gusto. Wagner agisce come l’assorbimento progressivo delle bevande alcooliche. Smussa, impasta lo stomaco. Effetto specifico: degenerazione del sentimento ritmico. Il wagneriano finisce per chiamar ritmico quel che io, secondo un proverbio greco, chiamo «rimuovere la palude». Ancora più nociva è la perversione delle idee. Il giovine diventa un «idealista». Si crede al di sopra della scienza; e a tal riguardo si trova allo stesso livello del maestro. Viceversa, fa il filosofo; scrive le Foglie di Bayreuth; risolve tutti i problemi in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tuttavia quel che v’è di più inquietante è la perversione dei nervi. Passeggiate la notte traverso una grande città: ovunque si sente violare istrumenti con una furia solenne, — un urlio selvaggio vi si mescola. — Che accade? — I giovani adorano Wagner... Bayreuth fa rima con stabilimento d’idroterapia. — (Telegramma tipico da Bayreuth: Bereits bereut — «di già rimpianti». — ) Wagner è dannoso ai giovani; è nefasto per le donne. [p. 54 modifica]medicalmente parlando, cos’è una wagneriana? Mi par che un medico non saprebbe abbastanza proporre alle giovani donne questo caso di conscienza: L’uno o l’altro. — Ma esse han già fatto la loro scelta. Non si possono servire due padroni in una sol volta, quando l’un dei due si chiama Wagner. Wagner ha salvato la donna; per compensarlo ella gli ha costruito Bayreuth. Sacrificio, abbandono completo: non v’è nulla che non gli si darebbe. La donna s’ammiserisce a vantaggio del maestro, diviene commovente, si denuda dinanzi a lui. La wagneriana — equivoco grazioso fra tutti: incarna la causa di Wagner, — in hoc signo Wagner trionfa... Ah, vecchio brigante! ci rapisce i giovani; ci rapisce anche le donne per trascinarle nella sua caverna... Ah, vecchio minotauro! quanto ci è già costato! ogni anno porta nel suo labirinto treni colmi delle più belle ragazze, dei più bei giovani, per divorarli, — ogni anno l’intiera Europa eleva il grido: «In cammino per Creta! in cammino per Creta!».

Note

  1. Wagner è insomma un tedesco? V’è qualche ragione per chiederselo. È difficile scoprire in lui un sol tratto tedesco. Da quel grande assimilatore ch’egli era, ha imparato a imitare molte cose tedesche — ecco tutto. Il suo carattere è anche in contraddizione con tutto ciò ch’era stato considerato tedesco: per non parlare di musicista tedesco! — Suo padre era un commediante che si chiamava Geyer. Un Geyer (avoltoio) è già quasi un Adler (aquila)... Ciò ch’è stato messo fin qui in circolazione come «Vita di Wagner» è favola combinata, se non peggio. Confesso la mia diffidenza a riguardo di tutti i punti che Wagner è stato solo a superare. Egli non avea sufficiente fierezza per dire delle verità sul proprio conto: nessuno fu meno fiero di lui; proprio come Victor Hugo, egli restò fedele a sè medesimo, anche per quanto riguarda la sua biografia, — restò commediante.