Favole (La Fontaine)/Libro secondo/I - Contro gl'incontentabili

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Libro secondo

I - Contro gl'incontentabili

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro secondo

I - Contro gl'incontentabili
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Se avesse al nascer mio Calliope istessa
presieduto, e parlasse in me la Musa,
ancora io canterei queste d’Esopo
belle menzogne, ché fu sempre il verso
in tutti i tempi alla menzogna amico.
Ma non mi credo già tanto ad Apollo
prediletto, ch’io possa all’argomento
fornir pregio e splendor. Chi sa lo faccia.
Intanto io mi contento e voce e senno
dar, non solo alla Volpe ed all’Agnello,
ma le piante ed i fior parlano anch’essi,
come tocchi da magica verghetta.

- Son bagattelle da ragazzi, - esclamano
alcuni saggi critici, a cui piace
il fatto autenticato in alto stile. -
Son bagattelle rivestite a nuovo -.
Critici miei, volete udir solenni
cose a suono di tromba? Eccone un saggio:

"Da cinque e cinque ormai si combattea
anni d’intorno alla superba Troia,
e da mille battaglie affaticati
cedeano il campo i coturnati Achei,
allor che da Minerva escogitato
sorse un cavallo di gran legno intesto,
nuovo e fatale inganno. Entro suoi fianchi
l’astuto Ulisse e Diomede il forte,
Aiace ed altri cento armati eroi
s’appiattarono, e tratti entro le mura,
le case e i templi rovinar di Troia.
Così l’inganno lungamente ordito
pagò dei Greci la costanza...".

- Oh basta! -
sento gridarmi da un moderno autore.
- Troppo lunga è la frase, or tira il fiato.
Un cavallo di legno e tutti questi
armati eroi mi sembran fanfaluche,
non meno che veder gabbato il Corvo
da monna Volpe. A te male si addice
di scrivere in codesto epico stile -.

Ebbene, se volete un altro tono
più mellifluo sentir, statemi attenti:

"Pensa ad Alcindo la gelosa Eurilla,
e di sue pene testimonio intorno
non crede aver che il cane e le pascenti
sue pecorelle: ma tra i salci e l’erba
ecco Tirsi si avanza, e della bella
ode i sospir ch’essa confida al vento,
perché li porti al disperato amante...".
- Oh basta, basta! - grida il mio censore. -
Non ci si sente quel sapore classico
in questi vostri mal torniti versi,
che dimandan l’incudine e la lima -.

E non potrò cantar dunque a mio senno,
o maledetti critici? - È da matto
il voler far la pappa a tutti i gusti.
Ah disgraziati i troppo delicati
per cui cibo non v’è che li contenti!