Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/6

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Libro secondo - Capitolo 6

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Carlo viene a Siena, e manda a Firenze ambasciatori, che sono ricevuti dalla Signoria (1301, ottobre).

Ordinorono e procurorono i Guelfi neri, che messer Carlo di Valos, che era in Corte, venisse in Firenze: e fecesi il diposito, pel soldo suo e de’ suoi cavalieri, di fiorini LXXm; e condussollo a Siena. E quando fu quivi, mandò anbasciadori a Firenze messer Guiglielmo francioso, cherico, uomo disleale e cattivo, quantunque in apparenza paresse buono e benigno, e uno cavaliere provenzale che era il contrario, con lettere del loro signore.

Giunti in Firenze, visitorono la Signoria con gran reverenzia, e domandarono parlare al gran Consiglio; che fu loro concesso. Nel qual per loro parlò uno advocato da Volterra, che con loro aveano, uomo falso e poco savio: e assai disordinatamente parlò: e disse che il sangue reale di Francia era venuto in Toscana, solamente per metter pace nella parte di santa Chiesa, e per grande amore che alla città portava e a detta parte; e che il Papa li mandava, siccome signore che se ne potea ben fidare, però che il sangue della casa di Francia mai non tradì né amico né nimico; il perché dovesse loro piacere, venisse a fare il suo uficio.

Molti dicitori si levarono in piè, affocati per dire e magnificare messer Carlo, e andarono alla ringhiera tosto ciascuno per esser il primo; ma i Signori niuno lasciorono parlare. Ma tanti furono che gli anbasciadori s’avidono che la parte che volea messer Carlo era maggiore e più baldanzosa che quella non lo volea: e al signore scrissono, che aveano inteso che la parte de’Donati era assai innalzata, e la parte de’ Cerchi era assai abbassata.

I Signori dissono agli anbasciadori, risponderebbono al loro signore per anbasciata; e intanto preson loro consiglio: perché, essendo la novità grande, niente voleano fare sanza il consentimento de’ loro cittadini.