Dalla Terra alla Luna/Capitolo XXVIII

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Capitolo XXVIII

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Jules Verne - Dalla Terra alla Luna (1865)
Traduzione dal francese di C. o G. Pizzigoni (1872)
Capitolo XXVIII
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UN NUOVO ASTRO.

Quella stessa notte, la palpitante notizia attesa con tanta impazienza scoppiò come colpo di fulmine negli Stati dell’Unione, e di là, slanciandosi attraverso l’oceano, corse su tutti i fili telegrafici del globo. Il proiettile era stato scorto per virtù del gigantesco riverbero di Long’s-Peak.

Ecco la nota redatta dal direttore dell’Osservatorio di Cambridge. Essa contiene la conclusione scientifica di questo grande tentativo del Gun-Club:

Long’s-Peak, 12 dicembre.
« Ai signori Membri dell’Ufficio dell’Osservatorio di Cambridge.

Il proiettile lanciato dalla Columbiad di Stone’s-Hill è stato veduto dai signori Belfast e J. T. Maston il 12 dicembre, alle otto e quarantasei minuti pomeridiane, mentre la Luna era entrata nell’ultimo quarto. [p. 251 modifica]

Questo proiettile non ha raggiunta la meta. È passato di fianco, ma abbastanza vicino però, da essere trattenuto dall’attrazione lunare.

Quivi il suo movimento rettilineo si è cambiato in circolare di vertiginosa rapidità, ond’esso è stato trascinato in un’orbita elittica intorno alla Luna, di cui è diventato il vero satellite.

Gli elementi di questo nuovo astro non hanno potuto essere per anco determinati. Non si conoscono nè la sua velocità di traslazione, nè la sua velocità di rotazione. La distanza che lo separa dalla superficie della Luna può essere valutata duemila e ottocentotrentatre miglia circa (4,500 leghe).

Ora, due ipotesi possono offrirsi e portare una modificazione nello stato delle cose:

O l’attrazione della Luna finirà col vincere, ed i viaggiatori raggiungeranno la meta del loro viaggio.

Oppure, mantenuto in un ordine immutabile, il proiettile graviterà intorno al disco lunare fino alla fine de’ secoli.

Ciò è quanto le osservazioni ci apprenderanno un giorno; ma finora il tentativo del Gun-Club non ha avuto altro risultato che di regalare un nuovo astro al nostro sistema solare.

J. Belfast

Quante quistioni non sollevava tale inatteso scioglimento! Quale situazione gravida di misteri non riserbava l’avvenire alle investigazioni della scienza! [p. 252 modifica]Grazie al coraggio ed al sacrificio di tre uomini, l’impresa, futile in apparenza, di mandare una palla nella Luna aveva ottenuto un immenso risultato, le cui conseguenze sono incalcolabili. I viaggiatori imprigionati in un nuovo satellite, se non avevano raggiunta la meta, facevano almeno parte del mondo lunare; essi gravitavano intorno all’astro delle notti, e, per la prima volta, l’occhio poteva penetrarne tutti i misteri. I nomi di Nicholl, di Barbicane, di Michele Ardan dovranno dunque essere per sempre celebri nei fasti astronomici, poichè questi arditi esploratori, bramosi d’allargare la cerchia delle umane cognizioni, si sono audacemente lanciati attraverso lo spazio ed hanno posto in non cale la loro vita nel più bizzarro tentativo dei tempi moderni.

Checchè ne sia, conosciuta la nota di Long’s-Peak, ci fu nell’intero universo un sentimento di sorpresa e di’ spavento. Era possibile di portare aiuto a quegli arditi abitanti della Terra? No, senza dubbio, chè eransi posti al di fuori dell’umanità, oltrepassando i limiti imposti da Dio alle creature terrestri. Essi potevano procurarsi l’aria per due mesi. Avevano viveri per un anno. Ma dopo?... I cuori più sensitivi palpitavano a questa terribile domanda.

Un sol uomo non voleva ammettere che la situazione fosse disperata. Uno solo viveva fiducioso, ed era il loro amico devoto, audace e risoluto al pari di loro, il bravo J. T. Maston.

D’altra parte e’ non li perdeva di vista. Il suo domicilio fu da quel giorno l’Osservatorio di Long's-Peak, [p. 253 modifica]il suo orizzonte, lo specchio dell’immenso riverbero. Non appena la Luna alzavasi sull’orizzonte, ei la racchiudeva nel campo del telescopio, non la lasciava un istante collo sguardo e la seguiva assiduamente nel suo cammino tra gli spazî stellari. Maston osservava con eterna pazienza il passaggio del proiettile nel suo disco d’argento, e per davvero il degno uomo rimanevasene in perpetua comunicazione coi tre amici, che non disperava di poter rivedere un bel giorno.

« Corrisponderemo con loro, diceva a chi voleva udirlo, appena le circostanze lo permetteranno; noi avremo le loro notizie ed essi avranno le nostre! Del resto, io li conosco, sono uomini ingegnosi. Fra tutti e tre si portan via negli spazii tutti i mezzi dell’arte, della scienza e dell’industria. Con quest’ultima si fa ciò che si vuole, e vedrete che se la caveranno per bene! »