Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro quinto – Cap. III

Da Wikisource.
Libro quinto – Cap. III

../Libro quinto – Cap. II ../Libro quinto – Cap. IV IncludiIntestazione 16 novembre 2015 75% Da definire

Della architettura - Libro quinto – Cap. II Della architettura - Libro quinto – Cap. IV
[p. 102 modifica]

De la ragionevole muraglia del Portico, Androne, Sale da State, et da Verno, de la Torre, et de la Fortezza, et de la proprietà de le Case Regali, et di quelle de Principi nuovi.

cap. iii.


I
O vorrei, che e’ vi fusse il Portico, et le coperture non solamente per amore de gli huomini, ma per rispetto ancora de le bestie, accioche vi si potessino difendere dal Sole, et da le pioggie. A canto a lo Antiporto le loggie, il luogo da passeggiare, et da farsi portare, et simili, hanno molto del gratioso, dove la gioventù stando ad aspettare i loro vecchi, che tornino da negociare con il Principe, si possa essercitare con salute con fare alla palla, con trar la pietra, et con far a le braccia. Più adentro poi un grande Androne, o una grandissima Sala; Dove i Clientoli possino aspettando i lor Padroni, stare a disputare; et dove sia preparato il seggio da starvi il Principe a dar le sententie. Più adentro poi una altra Sala, dove i principali de lo slato si ragunino insieme a salutare il Principe, et a dire il parer loro di quel che e’ sono domandati. Et sarà forse conveniente farne due. Una per la state, et una per la vernata: et sopratutto si debbe havere riguardo a l’antica, et stracca età de vecchi Padri, che vi si ragunano: che e’ non vi acaggia loro niente di cosa contro la loro sanità, et che e’ possino starvi a disputare, et a deliberare de le cose senza alcuno pur minimo impedimento, fino a tanto che ricerca il bisogno, et la necessità. Io truovo appresso di Seneca, che Gracco primieramente, et poi Druso ordinarono di non dare audienza a tutti in un medesimo luogo; ma di havere la turba segregata, et ricevere alcuni in parte più segreta: alcuni con molti, et alcuni con la universalità, per dimostrare in quel modo, quali erano i loro primi, et quali i loro secondi amici. Se questo in una cosi fatta fortuna o ti è lecito, o ti piace; Potrai fare più et diverse porte, per le quali tu gli possa ricevere da l’una, et da l’altra parte, et mandarne quegli, che haranno havuta audienza, o tener fuora senza contumacia quelli, a cui tu non la volessi dare. Sia ne le case una torre rilevata, da la quale in un subito si possino vedere tutti i motivi. Et cosi in queste cose, et in le simili a queste convengono insieme; Ma in quello che le sieno differenti, son queste. Percioche le case de Re stanno bene nel mezo de la Città, che sieno facili a l’andarvi, ornale dilicatamente, et leggiadramente piu tosto che superbamente. Ma ad un Principe, che nuovamente si sia acquistato uno stato, stà meglio una Fortezza, che un Palazzo, la quale sia et dentro, et fuori de la Città. A le case de Re stà bene che vi sia congiunto il luogo da recitarvi gli spettacoli; il Tempio, et alcuni belli edificii ancora di baroni. Un Principe quale habbiam detto, è di necessità che habbia la sua Fortezza spiccata per tutto a lo intorno da ogni sorte di edificio, ornatissima, et conveniente; et gioverà ancora a l’uno, et a l’altro quella muraglia: che essendo un Palazzo Regio, se e’ non sarà fatto tanto sbandato, che e’ non se ne possa facilmente scacciare chi volesse fare insolentia: Et essendo una Fortezza, se ella farà fatta di maniera, che ella non parrà manco una habitatione di uno dilicato Principe, che una prigione. Non vorrei lasciar già in dietro in questo luogo che a Principi nuovi

[p. 103 modifica]sono commodissime ne le grossezze de le mura alcune occulte, et secrete fessure, da le quali possino di nascoso intender quel che o i forestieri, o que’ di casa infra loro ragionino. Ma essendo officio proprio de la casa Regale, l’esser quasi in tutte le sue cose, et massimo ne le principali, diversa da le Fortezze, sarà bene congiugnere a la Fortezza il Palazzo Regale. Gli Antichi costumarono di far le Fortezze ne la Città, per havere et essi, et il Re, dove rifuggire ne li accidenti contrarii, et dove la pudicitia de le Matrone, et de le fanciulle si difendesse con la santità de le cose sacre. Festo racconta che appresso de gli Antichi, le Fortezze erano consacrate a la Religione, et che elle si volevano chiamare Auguriali, et che egli era solito farvisi da le Vergini un certo sacrificio molto occulto, et remoto grandemente da la notitia del volgo. Et per questo tu non troverai Fortezza alcuna de li Antichi, che non habbia il suo Tempio. Ma i Tiranni occuparono le Fortezze, et rivoltarono la pietà del luogo, et la Religione, convertendo l’uso di esse a le scelleratezze, et a le crudeltà et quel santo refugio de le calamitadi adoperarono per uno fomento di miserie. Ma torniamo a proposito. La Fortezza di Ammone era accerchiata attorno al Tempio con tre circuiti di mura, la prima fortificatione era del Principe, l’altra de la Moglie, et de figliuoli, et l’ultima era la stanza de suoi soldati: Accommodato lavoro in vero; se già e’ non serve più a difender se, che ad offendere altri. Et io in vero, cosi come e’ non mi piace il valore di quel Soldato che non sia buono ad altro, che a ributtare gagliardamente un suo nimico, che lo affronti; cosi ancora non lodo quella Fortezza, che oltre a lo esser bastante a difendersi, non è tale, che ella possa offendere i nimici: Et niente dimanco qualunche si è l’una di queste cose, si debbe procacciar in si fatta maniera, che paia che tu habbi cerco grandemente di quella sola: et che ciò ci avenga fatto, nè sarà cagione il sito del luogo, et il modo de le mura.