Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro quinto – Cap. XI

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Libro quinto – Cap. XI

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DEL COMMODO SITO.

De gli alloggiamenti per terra, et da starvi assai, et de la grandezza, de la forma, et de le parti di essi.

cap. xi.


S
Eguiteremo gli ordini di cosi fatti alloggiamenti in questa maniera. Noi ci fermeremo in luogo, non solamente commodo; ma in tale che per quelle cose, che noi vi haremo a trattar allhora, non vi se ne possa trovare alcuno più accommodato. Et oltre a quelle cose, che noi habbiamo racconte, sia questo luogo asciutto di natura, non fangoso, nè molestato in parte alcuna da le piene; ma talmente collocato, che e’ sia da ogni parte a tuoi espedito, et a nemici non porga di se alcuna sicurezza. Non habbia appresso acque putride, nè le buone ancora troppo lontane. Faccia di havere dentro a gli alloggiamenti purissime fontane, o rivi di acque, o vegga di havere una fiumara per argine; Et se ciò non si potrà fare, procurisi d’havere vicina qualunche si voglia commodità di acqua. Oltra di questo non debbono essere gli alloggiamenti, secondo la moltitudine de Soldati, si grandi, che e’ non si possino guardare da le guardie, secondo gli ordini de contrasegni; et che e’ non si possino difendere con lo scambiarsi de Soldati, da una sola parte di loro, senza loro stracchezza. Et cosi per il contrario non debbono esser tanto miseri, o stretti, che e’ non vi sia luogo necessario per gli affari de Soldati. Licurgo pensava che le cantonate fussino disutili nel situare gli alloggiamenti, et gli situava in cerchio, se già e’ non havesse havuto dietro a se un monte, o un fiume, o muraglie: Altri lodarono porre gli alloggiamenti in forma quadrangolare: ma nel porre, o situare gli alloggiamenti, ci andremo accommodando a la conditione de tempi, et a la natura de luoghi, secondo che ricercherà il bisogno de le cose da farsi, o de lo strignere il nimico, o de lo aspettarlo. Tireremo una fossa tanto grande, che ella non si possa riempiere, se non con un grande sforzo, et in molto tempo, o più tosto faccinsi due fosse, lasciando uno spatio nel mezo fra l’una, et l’altra. Credettero gli Antichi, che in queste cose ancora si havesse ad havere rispetto alla Religione, con usar il numero caffo; et usarono di far detta fossa larga quindici piedi, cioè braccia sette, et mezo, et fonda nove, cioè braccia quattro, et mezo. Faccisi la fossa con le sponde scoscese a piombo, che ella sia tanto larga nel fondo, quanto ella è nella bocca; ma dove il terreno smotasse, faccisi un poco a scarpa, ristringendosi alquanto nel fondo. Ne le pianure, et ne luoghi bassi riempinsi detti fossi di acqua condottavi a posta, cavata dal fiume, dal lago, o dal Mare. Et se tu non potrai far questo, seminerai di punte di ferro, et di triboli il fondo, et ficcheravi in diversi luoghi pali, et tronconi mondi, et appuntati, accioche nuochino a gli nimici. Fatte, et assettate le fosse, facciasi lo argine tanto grosso, che e’ non possa essere disfatto da ogni minima macchina da guerra, et tanto alto che non pure le falci vi possino arrivare a levar via i Soldati, ma non ch’altro non vi possino essere tratte freccie, o altro manualmente, con facilità, per spaventar i Soldati. Et è cosa molto opportuna, che quel che si cava de le fosse, si ammonti suso, perche e’ serva per argine. Al fare questo lavoro lodarono gli Antichi grandemente le piote de le praterie con l’erba disopra, congelate sotto con infinite barboline. Altri mescolano infra essi ramuscelli di Salci verdi, che affortifichino con il loro germogliare, et con il loro abbracciare de rami, il fatto argine. Per i labri de le fosse di dentro, et ne l’ultimo de lo argine vi si mettono spine, punte diritte, et punte a oncini, et si fatte cose, acciò non vi possino salire i nimici cosi presto. La parte de lo argine di sopra sia cinta da paloni gliardissimi, fermati su gli altri attraverso a guisa di cornicione con graticci, [p. 114 modifica]et terra messavi dentro, et pigiatavi; accommodinvisi le merlature, et avanzinvi sopra tronconi a guisa di corna di Cervi. Ultimamente addattinsi tutte le cose in si fatto lavoro, mediante le quali egli sia manco atto a essere minato, o a esser tagliato, o a potervisi salire; et sia il Soldato, mediante tale afforzificamento più coperto, et più sicuro. Faccinvisi a ogni cento piedi in su margini torri, et massimo di verso i luoghi, ove si ha a combattere, più spesse, et più alte, accioche elle possino nuocere gagliardissimamente al nimico, che fusse entrato dentro a gli alloggiamenti. Facciasi che il padiglione del Generale, et la porta, che guarda verso i nimici, et quella dal lato di dietro, che già si chiamavano porta Quintana, et porta Decumana, sieno in luoghi fortissimi, et espeditissime a mettere fuori in un subito l’essercito, a metter dentro le vettovaglie, et a ricevere, et a recuperare i Soldati. Et queste cose certo si convengono più a gli alloggiamenti da starvi assai, che a quelli, che si fanno momentanei. Ma essendo bene haver paura di ogni evento, che ti possa arrecare o la fortuna, o i tempi, in essi alloggiamenti momentanei ancora, non si debbe far beffe di quelle cose, che noi habbiamo dette, per quanto ricerca il bisogno. Ma quelle cose che si appartengono a gli alloggiamenti da starvi assai tempo, presi massimo per aspettarvi lo assedio, sono molto simili a quelle cose, che noi dicemmo de la Fortezza del nuovo Principe. La Fortezza è una certa spetie di muraglia da essere assediata, conciosia che i Cittadini hanno contro di lei uno odio eterno, et immortale, et è uno crudelissimo modo di assedio, vegliarla sempre, et havere un desiderio continovamente intenso di pigliare in ogni momento la occasione, mediante la quale tu possa satisfare a l’ardente odio, che tu hai di rovinarla. Et perciò (si come noi dicemmo) si debbe avertire che ella sia possente, gagliarda, stabile, pronta a difendersi, et ad indebolire, et a scacciare il nimico, et ad ogni impeto, et ostinatione di assedio sicura, et illesa. Ultimamente in quelli alloggiamenti, ne quali tu hai a stare a tenere rinchiuso, et a moleslare il nimico, non debbi osservare con minore diligentia alcuna di si fatte cose. Et dicono bene alcuni, che dicono, che il fatto de la guerra stà cosi, che chi assedia, è ancora egli in gran parte assediato. Perilche non solamente si debbe procurare il modo da ottenere quello che tu cerchi, ma guardarsi ancora di non essere oppressato o da lo ardire, et industria de nimici, o da la trascurataggine de tuoi. Per ottenere quel che tu cerchi, ti gioverà il combattergli, et lo assediarli. Et per non essere oppresso ti gioveranno medesimamente due cose, il difendersi, et l’esser ben fortificato: tutto lo sforzo de lo assaltare non cerca far altro, che di entrare in una terra, o in una fortificatione. Io non parlo in questo luogo de le scale, su per le quali tu habbia a salire a dispetto de nimici, non de le mine, non de le torri, che vanno, non di quelle macchine che tormentano le muraglie, non di qual si voglia altra specie di macchine da offendere, che noi usiamo, o con fuoco, o con acqua, o con qual altra abbondantia di cose naturali: non è, dico, luogo questo da parlare di simili cose, che altrove più distintamente parleremo di simili macchine da guerra, ma faccia questo a nostro proposito, che e’ ci avertiscono che a ricontro de le batterie si debbino mettere travi, piane, parapetti di legnami grossi, graticci, canapi, falcine, sacca piene di lana, d’aliga, et di fieno, et si debbono porre in modo che le stieno penzoloni, et che le ondeggino: Et a rincontro de fuochi bagna queste simili cose, et massimo con aceto, o fango, et cuoprile di mattoni crudi: a ricontro de l’acque, accioche i mattoni non si disfaccino, distendivi sopra coiami, di nuovo contro a le batterie, perche le pelli non si forino, o guastino; aggiugnivi pannacci lani bagnati bene, et pregni. Gli argini intorno a le mura assediate per più cagioni si debbono far loro vicini, non senza consiglio; percioche con l’essere più corti di circuito, con manco fatica de Soldati, et con manco materia, et manco spesa si finiranno, et finiti haranno, bisogno di [p. 115 modifica]manco guardie; ma non si debbon anco ficcarli tanto sotto le mura, che i Terrazani con le macchine da guerra di su le mura possino far danno a tuoi dentro a le trincee: che se si fanno gli argini, accioche e’ si vieti a gli assediati il potere havere di fuori et soccorsi et vettovaglie, certamente che questo ti verrà commodissimamente fatto, se volendo che questo ti riesca secondo il tuo disegno, tu preoccuperai et serrerai loro tutte le vie, o vuoi con sbarrare i Ponti, o levando altrove i guadi, o con fare attraverso a le strade una siepe di travi, et sassi, o vero se tu attraverserai con opera continovata gli stagni, i laghi, le paludi, i fiumi, et le collinette, o vero se tu ti ingegnerai, che vi multiplichi, et cresca abbondanza d’acqua, in modo che ella allaghi, et riempia i luoghi voti. Debbensi aggiugnere a queste cose quelle che son buone a bisogni del difendersi, et del fortificarsi gagliardamente; Conciosia che e’ bisogna fortificare gagliardissimamente le fosse, gli argini, et le torri, et simili, et di verso que’ de la terra, et di verso quelle provincie, che con moltitudine gli potessino soccorrere: accioche quelli non ti possino nuocere con l’uscir fuori, et questi con il correrti addosso, et assalirti. Et oltre a queste cose i ponghinsi in luoghi convenienti Velette, et Torri, mediante le quali i Soldati, et i Cavalli possino andare più sicuri, più liberi, et con più commodità, per acque, per legne, et per vettovaglie. Ma non si seminino le bande tanto lontane l’una da l’altra in varie parti, che elle non possino ubbidire a un sol cenno del Generale, combattere con forze unite tutte insieme, et unitamente in uno subito porgere soccorso l’una a l’altra. Piacemi in questo luogo raccontare quel che dice Appiano, cosa certo degna di memoria; Conciosia che assediando Ottaviano Lucio in Perugia, fece una fossa lunga sette miglia fino al Tevere, larga quindici braccia, et altretanto fonda; oltra di questo vi aggiunse un’alto muro, et mille cinquecento torri di legno, che sopravanzavano braccia trenta; et di maniera affortificò tal lavoro, che gli assediati non erano da esso tanto rinchiusi, quanto che esclusi del tutto di non potere offendere l’esercito da luogo alcuno. Et sia detto a bastanza de gli alloggiamenti per terra; se e’ non ci manca già, che e’ bisogna eleggere un luogo dignissimo, et approvatissimo, dove si habbino a collocare con grandissima maiestà gli stendardi de la Republica, et dove le cose divine si celebrino con grandissima reverentia: Et dove i Capitani, et gli altri Soldati conditionati si ragunino chiamati al Tribunale, et a Consiglio.