Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro quinto – Cap. XVIII

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Libro quinto – Cap. XVIII

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Che differentia sia infra le case de la Villa, et quelle de la Città, de ricchi. Et che le case de manco ricchi si debbono assomigliare a quelle de più ricchi, secondo però le ricchezze loro. Et che si debbe murare per la state più che per l’inverno.

cap. xviii.


M
A le case per la Villa, et quelle per la Città, de ricchi, son differenti in questo che la Villa per ricchi serve per una casa per la state, et usano le case de la Città, per difendersi più commodamente da lo inverno. Et perciò pigliano di Villa ogni dilicatura, et piacevolezza di lumi, di venti, di luoghi spatiosi, et di vedute. Ma ne la Città vanno dietro a le più piacevoli dilicatezze de le ombre. Et per questo è a bastanza, che ne le case dentro a la Città vi sieno tutte le cose necessarie a la civiltà, con dignità, et sanità; et per quanto la strettezza de luoghi, et l’abbondanza de lumi ce lo comporta, si usurpino tutti i piaceri, et tutte le dilicatezze da Villa. Haranno certamente oltre a la larghezza del cortile, ancora le loggie, luoghi da farsi portare, da passeggiare et dilicatezze di orti, et simili. Et se questo non si potrà fare in un piano solo, facciasi di sopra, adattando stanze sopra stanze, secondo i membri loro. Et se la natura del luogo te lo concederà, cavinsi luoghi sotto terra dove stieno i vini, gli olii, le legne, et la famiglia parimente, sopra de le quali si edificherà con più maiestà. Et sopra queste ancora si aggiugneranno altre stanze se ve ne sarà di bisogno, fino a tanto che si sia proveduto al bisogno de la famiglia abbondantemente. Le principali parti si distribuiranno a principali bisogni, et le più degne a più degni. Finalmente si provederà che i luoghi sieno ordinati, et scompartiti, ne quali et le ricolte, et i frutti, et gli instrumenti, et ultimamente tutta la masseritia si possa riporre. Non vi mancherà dove si habbino a riporre le cose che servino a sacrificii, nè dove quelle che fervino a le donne. Sienvi ancora stanze che servino a riporre le vesti per i dì de le feste, et al vestire de gli huomini ne giorni solenni, et per le armi da diffendere, et da offendere, et per quelle cose che s’aspettino al fare de le tele di lana, et per quelle che servono al pasteggiare, et a la venuta de forestieri, et per quelle ancora, che servono, et sono dedicate a rari usi, et bisogni de tempi. In altri luoghi debbono essere quelle cose, che se n’ha bisogno una volta il mese, in altri quelle che se n’ha bisogno una volta l’anno, et in altri quelle cose, che se n’ha di bisogno ogni giorno. Ciascuna de le quali se bene non potranno essere tutte in loro stanze appartate, bisogna avvertire almeno, che elle sieno in luoghi accommodati, che tu le possa vedere in uno subito, et quelle maggiormente che si adoprano più di rado. Conciosia che quella cosa, che si vede ogni giorno, teme manco le insidie de ladri. Le muraglie de le persone manco ricche per quanto comportano le loro facultadi, debbono assomigliarsi a le dilicatezze de la casa de ricchi, et imitarle non dimeno con questa moderazione, che e’ non voglino spendere per loro diletto, più che e’ non possono. La Villa di costoro adunque risguarderà a buoi, et al bestiame poco manco, che a la Moglie. Et vorrà la colombaia, la peschiera, et simili cose non per dilicatezze, ma per cavarne frutto. Adatterassi niente dimeno la Villa [p. 130 modifica]alquanto meglio, accioche la madre de la famiglia vi vadia più volentieri, et si avvezzi a governare la casa diligentissimamente: nè si debbe havere tanto rispetto a la utilità, et al cavarne, quanto che procurare a la sanità innanzi a tutte l’altre cose. Quando tu harai bisogno di mutare aria, dice Celso che si faccia d’inverno. Percioche noi ci assuefacciamo con manco pericolo a sofferire la gravezza de l’aria ne l’inverno, che ne la state. Ma noi andiamo di state in villa, più che d’altri tempi: et però si debbe avvertire che ella sia sanissima. Ne le case dentro a la Città, bisogna havervi sotto la bottega, più ornata che la sala, secondo finalmente che l’huomo si penserà che conferisca a le sue speranze, et a suoi desiderii; et in un cantone di tre vie piglierà la cantonata: nel Mercato, piglierà la testa; ne la via maestra, piglierà quella parte, che è più veduta, nè si harà altro pensiero maggiore, salvo che ella sia talmente esposta, che ella alletti i comperatori. Ne le muraglie da lo lato di dentro non sarà sconveniente l’usare mattoni crudi, graticci, legnami, et creta battuta, et rimenata con paglia. Ma le parti di fuora, perche sempre non si hanno i vicini buoni, et da bene, si debbono murare con muraglia più salda, et che resista contro a le ingiurie de tempi, et de gli huomini: et i chiassolini, che fra l’una casa, et l’altra rimarranno, o gli lascierai tanto larghi, che si rasciugheranno, in un subito da venti, overo tanto stretti, che amendue le grondaie si raccorranno in una stessa doccia, et per essa si manderanno fuora le pioggie. Questi tali chiassolini, che ricevono l’acque da due bande, et le doccie ancora, si faranno che habbino gran pendio, accioche l’acqua non vi si fermi, et non vi trabocchi, ma se ne vadia per la più corta via che si può. Ultimamente tutto quello, che di queste cose mi pare che sommariamente si debba riandare insieme con quelle cose, che noi trattammo nel primo libro, è questo: Quelle parti de gli edificii, ch’e’ vogliono che non portino pericoli de gli accidenti de fuochi: Quelle che sono per essere esposte a non fentire ingiurie de temporali: Quelle, che debbono essere più serrate: Quelle che non debbono sentire romori, bisogna che si faccino in volta. Tutte le habitationi a terreno si debbono fare in volta, le di sopra sono più sane con palchi di legname. Quelle stanze c’hanno di bisogno di buono lume la mattina a buon hora, o la sera al tardi, come sono i ricetti, i luoghi da passeggiare, e la libreria massimo, bisogna che guardino verso Levante equinottiale. Quelle stanze, c’hanno paura de le tigniuole, de l’impallidire, del muffare, et de lo arrugginire le vesti, i libri, le armi, i semi, et tutte le cose da mangiare, serrinsi di verso mezzodì, et di verso Occidente. Se e’ si havesse bisogno di lumi, che non variassino come interviene a Pittori, a gli Scrittori, et a gli Scultori, et a simili, dagliene di verso Settentrione. Finalmente volgi tutte le stanze per la state che ricevino i venti Grechi; quelle per l’inverno voltale a mezo giorno; quelle per la primavera, et per lo autunno voltale a Levante. Fa che le stufe, et le sale per la primavera voltino verso Ponente. Et se tu non puoi fare questo, cosi come tu vorresti, sopra tutto accommodati di stanze, principalmente per la state, et secondo me chi mura, muri per la state, se egli è savio. Percioche a lo inverno si provede facilmente, et è a bastanza il serrare, et accendere il fuoco. Contro al caldo bisognano molte cose, ma elle non giovano già sempre a bastanza, et perciò fa che le stanze per l’inverno sieno piccole, basse, et con piccole finestre, et le stanze per la state tutte al contrario sieno larghe, aperte, spatiose, et fa che ricevino i venticelli freddi, ma non v’entrino nè i Soli, nè le vampe loro. Gran quantità d’aria rinchiusa in una stanza grande, a similitudine d’una gran quantità d’acqua, pena assai a riscaldarsi.