Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro secondo – Cap. XIII

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Libro secondo – Cap. XIII

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Se la osservatione del tempo giovi nel principiare gli edificii: qual sia il tempo conveniente: con che preghi, et con quali augurii s’abbia a pigliare un tal principio.

cap. xiii.


R
Estaci, apparecchiate le cose, che noi habbiamo dette; cioè Legnami, Pietre, Calcine, et Rene, che hora noi passiamo a trattare della ragione, et del modo di fare gli edificii. Percioche a provedere ferro, rame, piombo, vetro, et altre cose simili, non hai bisogno di maggiore industria, che di comperarli, et di mettergli insieme, insino a tanto, che nel fare l’opera non ti manchino; ancor che dello sceglierli, et del distribuirli, ne diremo a lor luoghi, le quali cose concorrono a dare fine alla opera, et ad adornarla. Et noi come se proprio havessimo a fare, et ad edificare quella opera di nostra mano propria, cominceremo la cosa da essi fondamenti. Ma quì bisogna che io ti avertisca di nuovo, che e’ ti conviene considerare i tempi, havere rispetto alle cose publiche, et alle private nostre, et de nostri quali elleno sieno; accioche noi non ci mettessino a fare alcuna cosa, che per essere cattivi temporali, ci arrecasse invidia addosso, perseverando nel murare; o ci arrecasse danno se si fermasse il murare. Aggiugni che principalmente bisogna havere rispetto alle stagioni de tempi, perche e’ si vede che quelle muraglie, che si fanno d’inverno, et massimo ne luoghi freddi, diacciano. Et quelle, che si fanno in luoghi caldi, et massimo nella state, diventano aride, prima c’habbino fatto la presa. Per questa cagione ne avertiva Frontino Architettore, che a fare una opera bisognava che le stagioni de tempi fussero accommodate; che son buone dal principio di Aprile insino al principio di Novembre; tracciando però il maggiore impeto della calda state. Ma io stabilisco che e’ si debba affrettare o indugiare secondo la varietà de luoghi, et secondo il Cielo; Et però se tu sarai a ordine, si con queste cose, si con le altre, che di sopra habbiamo racconte, ti bisognerà ultimamente disegnare la pianta della opera, che tu vorrai fare nel terreno; segnando gli spatii con la loro misura, degli angoli, et delle linee. Et alcuni sono che ne avertiscono che e’ si debba nelle edificationi osservare, o aspettare buon punto, et dicono che importa grandissimamente il punto, nel quale qualunque cosa debbe cominciare ad havere da prima lo essere; et si dice che Lucio Tarutio ritrovò il Natale di Roma per havere notati successi della fortuna. I savissimi Antichi raccontano che questo momento del principiare le cose ha tanta possanza nelle cose che hanno da succedere, che Iulio Firmico Materno racconta che e’ furono alcuni, che dissono di havere trovato il punto, nel quale hebbe principio il Mondo, et di ciò haverne fcritto accuratissimamente; percioche Esculapio, et Annubio, et Petosiro, et Necepso, che seguirono costoro, dicono che il suo principio fu nell’uscire fuori dell’Orizonte la Luna in mezo del Granchio, essendo il Sole in Leone, Saturno in Capricorno, Giove in Sagittario, Marte in Scorpione, Venere in Libra, et Mercurio in Vergine. Et veramente se noi ne giudichiamo bene, i tempi possono assai nel più delle cose; Percioche, che cosa è quella che dicon? che nel minore dì dell’anno, il Puleggio arido, fiorisce; le Vesciche gonfiate scoppiano; le foglie de Saliconi, le grannella delle Mele si torcono, et si voltano; le minute venuzze de fegati delle Cocchiglie, crescono, et scemano secondo che cresce, o scema la Luna. Io certamente se bene non credo tanto a professori di questa scienza, et osservatori de Tempi, che io pensi, che con le arti loro possino dare una determinata fortuna alle cose; non penso però sia da disprezzarli, se e’ disputeranno alcuna volta che i prescritti si fatti tempi, mostrandolo il Cielo, possono molto nell’una, et nell’altra parte. Ma sia la cosa come si voglia. Lo osservare quello che e’ ne avertiscono, se [p. 49 modifica]gli è vero, o gioverà assaii, o essendo falso, nocerà pochissimo. Io aggiugnerei quì alcune cose da ridersene, ma non vorrei che elleno fussino interpretate in altro modo che si stia il fatto: et veramente egli è da ridersi di coloro, che vogliono che e’ si cominci con buono augurio si le altre cose, si ancora il disegno della pianta. Gli Antichi attendevano tanto a questa superstitione, che nel descrivere delli Eserciti non volevano che il primo Soldato havesse in conto alcuno, nome infelice; oltre che nel rivedere la Colonia, et gli Eserciti, eleggevano nomi buoni; et cosi facevano di chi doveva condurre i bestiami per i sacrificii: Et i Censori nel vendere allo incanto le gabelle, et i dazzi, volevano che il Lago Lucrino fusse il primo, per la felicità del suo nome; oltre che commossi dal cattivo nome di Epidanno, acciò non si dicesse che coloro, che vi navigavano, vi andassero in danno, vollono che e’ si chiamasse Dirrachio: Et similmente fecero di Benevento, che prima si chiamava Malevento. Io me ne rido in questo luogo, et mi piace di aggiugnerci parole buone, et preghi ancora. Et alcuni sono, che affermano, che le parole delli huomini possono tanto, che elleno sono udite dalle fiere, et dalle cose mutole. Lascio quello di Catone, che i Buoi stracchi per le parole de gli huomini si rinfrancano; et dicono che gli huomini erano soliti supplicando con parole, et con preghi, di ottenere dal paterno terreno, che egli nutrisse Alberi forestieri, et non soliti; Et che quelli Alberi si potevano pregare di lasciarsi condurre in terreno a loro forastiero, et di crescere. Ma poi che ricordando le sciochezze d’altri habbiamo cominciato ad essere sciocchi, non lascerò in dietro (per havere di che ridere) quel che dicono, che il genere delli huomini è tanto udito, che la rapa cresce smisuratamente, se quando ella si semina, si prega, che a se, alla famiglia, et alla vicinanza conferisca, et giovi benignamente. Ma poi che queste cose sono cosi, io non intendo perche alcuni si pensino che il Bassilico con quanta più villanie, et maladitioni si semina, tanto faccia frutti più lieti. Ma lasciamo stare queste cose. Io finalmente mi penso che e’ sia bene che sprezzata ogni dubia superstitione di opinioni, noi ci mettiamo a dare principio a essa cosa con mente sincera, et pura.
Diane principio o Muse l’alto Giove.
Ciascuna cosa sia colma di Giove.

Adunque con animo puro, et netto, adorato santamente, et devotamente il sacrificio; ne piacerà dare principio a si grande opera, havendo massimamente fatti questi preghi a Dio, mediante i quali si ricerchi che ne dia soccorso, et aiuto all’opera, et favorisca le principiate imprese, fino a tanto che elle succedino felicemente, et prosperamente: et sia con salute, et sanità sua, et de suoi albergatori, con stabilità delle cose, con contentezza di animo, accrescimento di fortuna, et frutti delle industrie, et acquistamento di gloria, et eternità, et successione di tutti i beni: Et di loro sia detto a bastanza.