Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni/Libro primo/11. Religioni

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11. Religioni

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[p. 30 modifica]11. Religioni. — Perciò qui dove incominciò Roma a mutare e fermare le condizioni politiche della nostra patria, noi terminiamo l’etá dei nostri popoli vaganti e primitivi. De’ quali diremo intanto quali sieno state le condizioni religiose, civili, e di coltura. — E primamente, non soltanto la storia sacra ma anche tutte le profane mostrano che tutte le religioni incominciarono dal monoteismo, dall’adorazione d’un solo Dio. Ma in breve caddesi per corruzione nel politeismo, moltiplicaronsi gli dèi in vari modi. Fecesi un dio diverso d’ogni diverso nome di Dio, il Signore, il Creatore, il Santo, il Giusto ecc.; deificaronsi le grandi potenze della natura, l’aria, il fuoco, il sole, altri astri, il cielo, la terra; e deificaronsi i padri delle grandi schiatte e delle genti. Poi si cadde piú giú, nell’idolatria, nell’adorazione delle immagini, dei simboli di tutti quegli iddii moltiplicati; e si precipitò finalmente nell’eccesso di quest’eccesso stesso, nel feticismo. — Questa serie di corruzioni o regressi primitivi è tutta contraria a quella dei progressi o perfezionamenti delle religioni primitive, che fu idea di alcuni filosofi recenti. Ma io confido al presente e vero progresso delle scienze storiche, mitiche, filologiche e filosofiche, le quali giudicheranno, od han giá giudicato, quale delle due serie sia piú, od anzi sia sola consentanea ai fatti ed alle ragioni, ai nomi, alle genealogie, agli atti di tutti questi iddii, ed all’umana natura. — Del resto, ognuna delle tre grandi schiatte, semiti, chamiti e [p. 31 modifica]giapetici, ebbe suoi modi particolari di corruzioni. I semiti, anche gli erranti, serbarono piú a lungo il monoteismo, aggiunsero meno numi al Signore primitivo Adonai, Adone. I chamiti al lor Signor sommo Baal, Belo, aggiunsero antichissimamente il Sole, il Fuoco; e gli egizi in particolare idearono essi tutta quella genealogia, quella famiglia d’iddii, che i pelasgi recarono poi di lá e volgarizzarono tra’ popoli elleni, tirreni ed italici; e i giapetici, piú scostatisi dalla culla, piú vaganti, piú moltiplicati, si scostarono anche piú dalla religione primitiva; non serbarono a lungo o almeno non ci tramandarono niun nome loro del Signor sommo (se tal non sia forse quel di Brahama); fecero loro dio sommo il Cielo, o il Signor del Cielo, Thian alla Cina, Zeus in Grecia, Saturno forse in Italia. Che questi fosse tra’ nostri maggiori iddio sommo prima che Zeus o Iupiter, sembra accennato dal mito che l’ultimo togliesse al primo lo scettro degli iddii, e dal nome di Saturnia dato giá alla patria nostra. Ancora, fu certamente dio speciale, nazionale de’ nostri maggiori, quel Giano, che non si ritrova in niun’altra mitologia, e il cui nome è cosí simile a quello di Iavan, che non parmi da dubitare essersi cosí adottato lo stipite comune delle due schiatte primitive degli iberici e dei celti; e parmi confermata tal congettura dalla doppia faccia di quel Dio, e dal tempio a lui innalzato dai romani sul limite degli uni e degli altri, e dall’aprirsi e chiudersi di esso secondo che era guerra o pace. — Ad ogni modo, sopraggiunti nella penisola nostra, come giá nell’ellenica, i pelasgi, e diffusivi parimente lor numi e lor culti, ne risultò in Etruria e in tutta la bassa penisola una religione cosí simile alla greca, che tradotti i nomi delle divinitá dall’une lingue nell’altre, le due religioni apparvero identiche; e che qua come lá s’ebbe quella medesima famiglia di Saturno, Giove, Giunone, Apollo, Diana, Minerva, Venere, Vulcano, e via via tutti quegli dèi moltiplici, che furono illustrati poi dai poeti delle due nazioni. E l’Etruria, stata sede principale de’ pelasgi, serbò cosí nome, vanto ed ufficio di nazione sacerdotale sopra l’altre nostre.