Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni/Libro terzo/17. Coltura nuova, cristiana

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17. Coltura nuova, cristiana

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[p. 89 modifica]17. Coltura nuova, cristiana. — Fu tutt’all’incontro nella nuova coltura generata, vivificata, spinta innanzi dalla religione, dall’operositá cristiana. Qui sí, abbondavano i soggetti reali, belli, grandi, incalzanti. — Ma, né religiosamente né letterariamente parlando, non oserem nominare come parti o frutti di tal coltura i Vangeli, gli Atti o le lettere degli apostoli. Ivi la semplicitá è piú che aurea, o del secolo d’Augusto; ivi i pensieri spirituali ed anche temporali, ivi l’altezza e l’ampiezza dei giudizi e delle previsioni morali, ed anche storiche e politiche, sono tali, che a chiunque vi s’interni spregiudicatamente, sará impossibile non vedere, per cosí dire, materialmente la sopranaturalitá, l’onniveggenza, la ispirazione divina di quelle scritture. Compatibili al paragone di noi sono coloro che non le videro, ne’ secoli precedenti. Ma in questo nostro cosí inoltrato nell’adempimento di tanti destini umani e cristiani, predetti lá da per tutto (principalmente nelle predicazioni di Gesú Cristo e nelle Epistole di san Paolo), e che non si potevan pure naturalmente prevedere allora, io non so come possiamo leggere quelle scritture senza esser compresi di meraviglia e quasi di spavento, senza sentirci quasi in presenza materiale di quella inevitabile sopranaturalitá, di quella rivelazione. E quindi non frutti, ma semi diremo questi della coltura cristiana; la quale poi in realtá si trova tutta derivata da essi. — Greci tutti dapprima, latini molti poi degli [p. 90 modifica] scrittori cristiani, li nomineremo tutti insieme, come membri d’una sola coltura. I primi, san Clemente papa, san Barnaba, sant’Ignazio, san Policarpo, scrissero non piú che lettere a conforto e guida di questa o quella chiesa, come gli apostoli. — Ma tra breve, fin da mezzo il secondo secolo (che tal si conta dell’imperio e della chiesa, quasi esattamente coetanei) sorsero scrittori maggiori; molti apologisti della religione nuova contro alla religione e alla filosofia antiche, fra cui principali san Giustino israelita, san Clemente alessandrino, Tertulliano latino ed altri minori; oltre a sant’Ireneo ed altri scrittori propriamente teologi o controversisti contra gli eretici. — E continuarono i primi, e moltiplicaronsi i secondi nel terzo secolo; o piuttosto, apologisti e controversisti insieme furono gli scrittori ecclesiastici giá allora numerosi e fecondi ed eloquentissimi, Origene e Dionisio alessandrini, san Cipriano, san Gregorio taumaturgo, Esichio e molti altri. E questo secolo è pur quello dell’imperio straziato dalle contese militari, e della coltura antica risolutamente precipitante; ondeché in esso giá si può dire asserita la superioritá, la vittoria della coltura nuova. — Tanto piú nel secolo seguente e quarto, che fu quello di Costantino, e della Chiesa trionfante nello Stato, ma straziata dall’eresia ariana e da parecchie altre. E quindi s’affolla la serie degli scrittori ecclesiastici d’ogni sorta, ed è una folla di grandi; sant’Atanasio l’eroe della guerra ariana, san Cirillo, sant’Ilario, sant’Eusebio, sant’Efrem, san Basilio, due santi Gregori, quel di Nicea e quel di Nazianzo, san Giovanni crisostomo, Arnobio, Lattanzio e il nostro sant’Ambrogio tra molti altri. — E seguono finalmente, nati nel medesimo secolo, finiti nella prima metá del quinto, , san Leone papa (il fermator d’Attila), Sulpicio Severo, Paolo Orosio, san Prospero, Prudenzio, Apollinare, e sopra tutti questi (quasi tutti latini oramai) i due grandi lumi della chiesa latina, san Girolamo e sant’Agostino. — Greci o latini, i maggiori di tutti questi son quelli che si soglion chiamare meritamente i «santi padri della Chiesa»; e i piú sono dalla metá del quarto alla metá del quinto secolo, quando giá era poco men che cessata la coltura antica, quando giá erano inondati di barbari i due imperii, e [p. 91 modifica] principalmente il latino; onde apparisce piú che mai la contrarietá delle due colture antica e cristiana, delle due serie decrescente e crescente. E perché poi nell’ultima metá del secolo quinto cessò a un tratto questo gran fiorire della coltura cristiana, perciò apparisce sopratutto che quella scusa, quel quasi vanto di essere stata distrutta da’ barbari che si dá da alcuni alla coltura antica, non a lei, ma sí veramente si può, si dee dare alla sola coltura cristiana. — Le arti cristiane poi, furono naturalmente oscurissime ne’ tre primi secoli, tra le catacombe. D’architettura non n’era bisogno né possibilitá in tali luoghi; né vi potevan fiorir nemmeno le pitture o le sculture. Quindi sono rozzissimi e discordi da quelli dell’arte idolatra i pochi monumenti cristiani che si trovano di quell’etá primitiva. Né sorsero guari poi, all’uscir dalle catacombe, le due arti figurative cristiane: trovavano giá decadute anche l’arti idolatre. Ma sorse a un tratto a nuovi modi l’architettura; quell’arte tanto piú varia che non le due sorelle, perché ella può e deve adattarsi alle variabili condizioni della societá, mentre queste debbono sempre figurare l’invariabil natura. Cosí l’architettura cristiana prese per li templi la forma delle basiliche da’ primi edifizi donati a tale uso; e v’aggiunse poi i due lati a crociera, per ricordar nella pianta o la croce, o piuttosto i crocicchi delle catacombe. Sono del tempo di Costantino, oltre altre, l’antica chiesa di San Pietro, e quella di San Paolo che durò fino agli anni nostri. E la rozza magnificenza dell’ultima basterebbe sola a provare che se son sognate le donazioni di potenza politica, furono reali quelle di edifizi ed altre possessioni, fatte ai papi da Costantino. Dal quale in poi moltiplicaronsi gli edifizi sacri in Italia e fuori, ed in Costantinopoli principalmente; e perché naturalmente e bene o male gli edifizi dánno occasioni di pitture e scolture, nacquene nell’arte intiera quello stile, che, per essere stato coltivato principalmente e piú a lungo a Costantinopoli, ebbe e serba nome di «bizantino». Stile rozzo, goffo, e decaduto senza dubbio; ma serbò pure un resto d’arti; ma aiutò il risorgimento poi. Ondeché dell’arti come delle lettere si può dire che le cristiane sorsero fin d’allora a’ progressi futuri, mentre le idolatre finivano di cadere.