Della superstitiosa noce di Benevento/Parte Quarta

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Parte Quarta
Del luogo dove era questa superstitiosa Noce

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Parte Quarta
Del luogo dove era questa superstitiosa Noce
Parte Terza De Nuce maga Beneventana
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P A R T E
Q U A R T A.

Del luogo dove era questa superstitiosa Noce, e dell’altre pullulate ancor in altre parti del distretto di Benevento: Delle cause per le quali le streghe si radunano più in questo, che in altri luoghi, e perche quei che esercitano tal essercitio sono per lo più donne, e non huomini.


S
Iede Benevento nelle fibre dell’appennino, che per farli teatro par che spicca un braccio di quei suoi continuati monti à confini di Terra di Lavoro, quale è il monte [p. 52 modifica]della Vergine, che da Cancello continuatamente arriva ad Avellino, e da indi pure quasi con continuatione fino a Bovino si spinge; il sito della Città è sopra un dolce, et aprico colle nel polo 38. e minuti 20. per lunghezza, e per larghezza nel polo 42. e minuti 50. secondo dissemo nella Pietra prima nostra a carte 24. Le muraglie della Città dalla parte australe, che si spingono fino al piano della famosa Valle Beneventana, sono riverite dal fiume Sabbato, che lungo quelle scherzando con le sue limpide, e cristalline acque, in più ruscelli diviso se ne corre; da Borea le batte il sulfureo fiume di Calore; dalla parte Occidentale, e di Coro vaghissime pianure, terminate da vicini, e delitiosi colli di S. Vitale, e Francavilla, e da Euro, e Scirocco continua la collinetta, sù la quale siede la Città per molte miglia, ponendo da questa parte il termine alla Valle, che Beneventana chiamano; Hor in questa Valle, che la forma di una nave rassembra, lunga sette miglia, e larga poco più d’uno, sù la riva del fiume Sabbato discostandoti due miglia in circa della Città verso Scirocco non [p. 53 modifica]lungi dal Castello di Casalnuovo, che è del dominio Beneventano, ritrovasi il luogo dove stava la Noce superstitiosa antica, che fin da’ tempi di San Barbato Vescovo di questa Città, e regnando in essa il Serenissimo Romualdo VI. (come nella prima parte si disse) fù da’ fondamenti sradicata, è questo luogo nell’ampio, e ricco podere del Signor Francesco di Gennaro nobile Beneventano, e che sij quel luogo dell’antica Noce, della quale si disse, si hà per antica traditione de’ nostri maggiori, e per le confessioni d’alcune streghe, come stà dedotto nel trattato latino cap. 5, e dee notarsi come ivi si disse, che questa Noce superstitiosa in detto luogo facilmente dopò dovette pullulare, come l’accenna l’inscrittione in quello; ET OB SVPERSTITIONEM DEINDE REGERMINANTEM, e da noi si è osservato, che circa quella contrada vi è un altra grandissima arbore di Noce concava in modo, che dentro vi capono trè huomini, e sotto di quella al spesso si ritrovano ossa di carne fresche, et altri segni, che danno non poco sospetto, che in essa ancora si radunano [p. 54 modifica]le streghe, e come si disse nell’essempio sesto, certo è, che nel luogo dove si radunano, vi è una grande, et ampia arbore di Noce, che con perpetue frondi verdeggia, però se sij quella, ò altra, che apparentemente faccino vedere i Diavoli, non possiamo affermarlo; siamo sì bene indotti a credere, che in più luoghi di questo territorio pullulasse la superstitione di tali maledetti nidi di streghe, posciache nell’anno 1273. si hà per l’assertiva di un instromento di detto anno sotto li 24. di Febraro, che si conserva nella Biblioteca dell’Arcivescovato, filsa 4. fol. 59. come enunciandosi alcuni confini di territorij per la via, che da Benevento tira in Puglia verso Coro, frà gli altri si pone questo, iusta Nucem dicta ianaram.

E queste sono le memorie, che di questi superstitiosi luoghi fin hora habbiamo possuto raccogliere; e dee avertirsi, che non solo quì, ma in molte altre parti ancora, anzi per tutto il mondo sono di questi designati luoghi, come si provò nel trattato latino cap. 6. è ben vero, che questo è più famoso di tutti gli altri, e come ivi si disse il Spina nel [p. 55 modifica]cap. 20. non fà di altro mentione, che di questo, e di quella nelle contrade del fiume Giordano nella Palestina, e discorrendo delle cause perche quello luogo sij così famoso, e celebre in questo maledetto essercitio, oltre di quelle addotte in detto cap. 6. ne soggiungo un altra, et è che essendo cominciato l’esecrando abuso dell’antica Noce in tempo che Benevento D. Ovidio de Lucijs nella vita di S. Barbato era come capo di Regno, essendo comprese nel suo dominio tutte quelle regioni, che nella prima parte si enunciarono, e perciò forsi a quello esempio dovette tal maledetta osservanza non poco dilatarsi; onde poi in quello luogo hà forsi continuato il maledetto Satanasso a tenere il suo seggio, memore della facilità con che gli antichi Beneventani non solo la horrenda superstitione ricevettero, ma anche la esecranda idolatria commisero, e perchè l’una, e l’altra fù da S. Barbato levata, ò che dall’antico luogo scostandosi un poco ne havesse eletti degli altri vicini, ò pure in quello stesso havesse continuato a mantenersi il nido, non possiamo con fondamento affermarlo, tenendo in uso sì maligni [p. 56 modifica]spiriti di fare tutte le loro attioni senza ordine, e simetria, e però neanche può darsi altra raggione, perche più in questo, che in altri luoghi il consesso, e la radunanza delle streghe si facci.

Resta per conchiusione dell’opera, che discorriamo delle cause per le quali più tosto le donne, che gli huomini sono dediti, et immersi in questo cattivo essercitio della maggia, intorno al che il Grillando Grillan: de sortile. lib. 2. quaes. 7 f. 45. ver. sed quaero. assegna di ciò molte ragioni, delle quali la prima è, che le donne come debili, ignoranti, e facili alla credenza, con più agevolezza sono ingannate dal Diavolo, e così volendo questo ingannare Adamo, et Eva cominciò dalla donna; La seconda raggione è, perchè non potendo le donne senza loro grandissima vergogna, e pericolo far peccato di carne; per mezo di questo esecrando abuso satiano le loro sfrenate voglie commettendosi frà l’altre sceleraggini nel consesso delle streghe abominevolissimi peccati di carne con i maledetti Diavoli; La terza è, perchè le donne sogliono esser alle volte vane, e curiose soverchiamente, e perciò più conformi alle male, e [p. 57 modifica]diaboliche inclinationi, et in oltre di esse, alcune poco, ò nulla stimano li riti, e precetti, et si regolano di proprio capriccio, come dice il Grillando nel luogo allegato, e Sant’Antonino di Fiorenza nella terza parte, parlando delle male, e cattive donne recita un alfabeto dove per ciascheduna lettera gli trova due difetti, e per esser molto curioso, hò voluto qui trascriverlo, però con pace delle buone donne, che non havendo i difetti quì enunciati, non vengono in tal numero comprese, dice adunque S. Antonino così.


Est enim mulier.


Avidum animal,
Bestiale baratrum,
Concupiscentia carnis,
Damnosum duellum,
Estuans estus,
Falsa fides,
Gerulum guttur,
Herinus harmata,
Invidiosus ignis,
Kalumniarum Kaos,
Lapida lues,

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Monstruosum mendacium,
Naufragij notrix,
Opifex odij,
Prima peccatrix,
Quietis quassatio,
Ruina Regnorum,
Silva superbiae,
Truculenta tirannis,
Vanitas vanitatum,
Xantia Xersis,
Ymago ydolorum,
Zelus zelotypus.


E quì sij terminato il nostro trattato, rimettendoci nel resto al seguente trattato latino gli anni passati da noi scritto, e quì annesso per maggior beneficio de’ Lettori, quali esorto à ricever questa opera con quella sincerità, e schiettezza, con la quale è stata scritta, senza cercare [p. 59 modifica]l’eruditezza di lingua, methodo, et altre parti, che in quella mancassero. Il tutto sij à gloria di Dio, della Santissima Vergine sua Madre, e San Barbato Vescovo, e Protettore di questa Città, il quale speramo, che così come la liberò dall’idolatria, e superstitione dell’antica Noce, così netterà queste campagne, e tutto il mondo da ogni pullulatione di questi maledetti nidi di streghe, il che nostro Signore per sua misericordia ci conceda. Amen.


Fine della quarta Par.