Delle biblioteche circolanti nei comuni rurali/Delle Biblioteche Popolari/VI. Società delle Biblioteche comunali nell'Alto Reno

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VI. Società delle Biblioteche comunali nell’Alto Reno

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VI. Società delle Biblioteche comunali nell’Alto Reno
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Società delle Biblioteche comunali dell’Alto Reno.

Ecco i principali articoli dello statuto della Società. Furono questi compilati in modo da escludere ogni apparenza ed ogni possibilità di consorteria letteraria, di politica chiesuola, o setta religiosa, acciocchè tutti coloro che sono persuasi la lettura essere utile alla classe degli operai, possano, senza distinzione di parte, associarsi all’ottenimento dello scopo comune, che è quello di propagare [p. 62 modifica]l’idea delle Biblioteche comunali nel dipartimento dell’Alto Reno e di stimolare l’inerzia dei Comuni; e così per iniziativa di questi la Società raccoglie e pubblica ad ogni anno i dati relativi alle Biblioteche, decreta premii d’incoraggiamento ai comuni che si saranno distinti sopra gli altri, e ricompense onorifiche ai bibliotecari che avran mostrato maggior zelo; patrocinerà la causa delle Biblioteche in caso di contestazione, ed aiuterà la loro istituzione eziandio con soccorsi in danaro, quando questo sarà riconosciuto necessario.

La Società interdice a sè stessa ogni compra diretta di libri ed ogni designazione ufiiciale di essi, volendo essa rimanere estranea alle preferenze delle opinioni. I suoi membri tuttavia si riservano di aiutare de’ loro consigli quelli che s’indirizzeranno a loro.

Un comitato di 24 membri è nominato nella prima adunanza della Società; il quale si rinnova per terzo ad ogni anno mediante estrazione a sorte. I membri sortiti sono tuttavia rieleggibili.

La Società s’aduna in adunanza generale una volta all’anno nel giorno fissato dal comitato; questo poi tiene un’adunanza ad ogni mese.

Ciascun membro paga una quota annua di cinque lire, la quale è raccolta in ciascun cantone da un delegato della Società, e versata nella cassa centrale del comitato, il quale solo avrà il diritto di disporre dei fondi.

I bibliotecari saranno di diritto membri della Società senza pagamento di quota. Nell’adunanza generale sarà reso conto dell’impiego de’ fondi e della situazione finanziaria della Società.

La Società è istituita nell’interesse esclusivo delle Biblioteche, quindi è interdetto il suo intervento in ogni cosa che sia estranea a questo scopo. [p. 63 modifica]

È importantissimo il definire bene lo scopo ed il carattere della Società; perchè da questo dipende l’esito di quelle che si fonderanno in seguito.

La Società non pretende nè punto nè poco di dotare i Comuni: ella quindi non chiede il soccorso del Governo, nè perciò sollecita circolari ministeriali per invitare i prefetti acciocchè impongano ai Consigli provinciali di votare dei fondi. Questo non persuaderebbe alcuno, e non accrescerebbe il nùmero dei lettori. Ora la Società vuole Biblioteche vere, cioè vuole Biblioteche nelle quali si legga.

Essa quindi non impone nulla, neppur dà nulla, fuorchè consigli ed incoraggiamenti. Suo unico mezzo è di stimolare l’attività locale. Se vuolsi che la istruzione si diffonda nella campagna, dice a buon diritto il signor Macé, è mestieri lavorare nella campagnà stessa, da uomo a uomo, col mezzo degli amici e vicini. L’impulso deve darsi al basso, perchè è dimostrato essere impotente l’impulso che viene dall’alto. Perchè si legga nei Comuni, non si devono dare Biblioteche ai Comuni, ma bisogna che questi se le facciano.

Un punto assai importante, sul quale il signor Macé insiste, si è questo, che la Società non s’impicci nella scelta dei libri, al fine di evitare ogni divisione di partiti letterari, politici o religiosi, che non potrebbero non nascere nelle discussioni di questo genere1. L’intervento della Società sarà utile allorchè le commissioni locali avranno [p. 64 modifica]scelto il libro, pagandone il porto e ottenendo dagli editori condizioni più favorevoli.

Una particolarità che il signor Macé raccomanda assai nella pratica per il buon andamento delle Biblioteche si è, che ogni abitante del Comune possa facilmente e frequentemente consultare i cataloghi. Anche colui che non avrà mai pensato a leggere, sarà tentato ben di spesso dal titolo, ed i libri sepolti nelle scansie della Biblioteca comincieranno a rivedere la luce, se la loro esistenza sarà rivelata da cataloghi che si disseminano nel Comune. Talvolta per la trascuranza di simili particolari muoiono le istituzioui più utili e meglio immaginate.

Un altro punto che non deve essere trascurato si è che il contadino non apprezza se non quel che si paga. Perciò la gratuità della lettura sarebbe nella più parte de’ casi un pessimo mezzo di assicurare il successo delle Biblioteche. Nell’interesse stesso delle popolazioni giova di far pagare il fitto dei libri, poichè pagandolo si può essere sicuri che si leggerà. Avviene qui lo stesso che dicemmo dell’istruzione. Vi ha ancora una ragione morale che ha maggior importanza. Il contadino confonde sempre la gratuità coll’elemosina, e siccome egli apprezza molto il denaro, così non vuole che altri creda che nol possa pagare; epperò in questo orgoglio potrebbe trovare una scusa per non richiedere alcun libro. Se al contrario ne paga la locazione, qualunque essa sia, più illusoria che reale, allora non vedrà altro nel prestito del libro che uno scambio di servigi; una tassa di cinque centesimi per volume, od una associazioue di due o tre lire per anno garantirà gli abitanti della campagna da ogni specie di suscettività, senza che la spesa alieni alcuno dalla lettura.

Questa pratica è costantemente seguitata da tutte le [p. 65 modifica]Biblioteche comunali stabilite recentemente nell’Alsazia, e l’esperienza è oltremodo soddisfacente.

L’iniziativa del signor Macé e della Società ha portato rapidamente i suoi frutti. Appena i giornali diffusero la notizia di ciò che si faceva nell’Alsazia, il Dipartimento del Rodano, del Gers, della Nièvre, di Yonne, dell’Alta Marna, della Senna e Marna si rivolsero alla Società per averne gli statuti od i regolamenti. A Marsiglia, a Tolone, nel circondario di Saint-Denis, persone di merito si adoperarono a metterli in circolazione, ed in meno di due anni, cioè sullo scorcio del 1864, si avevano già oltre trenta Biblioteche comunali, e ciascuna provveduta di più centinaia di volumi.

La Biblioteca popolare di Mulhouse aveva, nel 1864, 614 volumi, l’anno dopo ne aveva 3089; essa contò 1710 lettori, i quali lessero 62091 volumi in 15 mesi. Nel numero de’ lettori figurano artisti, operai, donne, fanciulli e soldati. Ogni lettore paga 10 centesimi al mese. I libri stanno ben poco fermi negli scaffali, fuorchè nell’estate, quando sono pressanti i lavori della campagna.

Vorrei un po’ sapere, ma proprio la verità, quanti lettori contano le Biblioteche popolari di Prato e di Lodi? E quanti e quali volumi si lessero? Gioverebbe assai lo istituire confronti tra le Biblioteche che nacquero coi doni e quelle che sorsero col proprio danaro, tra i lettori che vanno a pigliarsi il libro che desiderano pagandone una cotal pigione, ed il lettore che ha libri a iosa gratuitamente. — Da questi dati statistici potrebbero venir fuori utilissimi ammaestramenti.

  1. Riferiamo qui storicamente quello the si è fatto nell’Alsazia, senza discutere; tuttavia non possiamo trattenerci dall’osservare che cotesto giansenismo del signor Macé non sarebbe buono in Italia, dove i libri popolari difettano affatto: dico libri popolari per dettato, per lo scopo, pel sesto, pel prezzo, e dove manca un centro librario donde si possano avere. A tutto ciò vuolsi provvedere in prima.