Delle notti/Diciannovesimma Notte

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Diciannovesima Notte

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Edward Young - Delle notti (1745)
Traduzione dall'inglese di Giuseppe Bottoni (1770)
Diciannovesima Notte
Diciottesima Notte Ventesima Notte
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XIX. N O T T E.


La Virtù*


ARGOMENTO.



Dimostra il Poeta le delizie e le bellezze della Virtù . Tratta de* caratteri , e segni , onde distinguersi una virtù apparente e bugiarda da quella che è solida e vera. Tutte le' passioni sono soggette aW uomo virtuoso , e tutte contrìbuiscoeo a far maggiora la felicità . I piaceri delle passioni senza la virtù sono momentanee illusioni. Non v'ha dolcezza al Mondo, che nort si sacrificasse all'acquisto della virtù da china conosce il pregio

Stanca è Ja Musa mia di pmger sempre
' Le colpe de* viventi . Ella un riposo
Prender si vuol nel colorir dell'uomo,
Che vive in terra alla virtù fedele,
5La sempre eccelsa , consolante immago .
Quale in questa' vedrassi aurata luce ,
S' abbia del mondo il tristo quadro al fianco ?
Questa imiti ciascun, che questa ammira.
Angeli , or voi scendete , e siate or voi
10Guida al pennel ; che il vostro braccio imploro
Per pinger V uomo ornai fatto immortale,
Che premendo la terra in ciel già vive,
E che trascorre il mondo appunto come .
Legno , che il mar soloando in mar s'immerge ,
15Ma costante sull'onde ei si sostiene.
L' orizzonte ^e' sensi indietro resti;
Più s'inoltri il tuo sguardo, e miri il saggia
Sotto un ciel sempre puro, ove non giunge
Fiera tempesta di sconvolti affetti ,

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20O -torbido vapor di cure ingrate.
Nella sua speme unni, ed il futuro Senza
palpiti al cor sempre mirando,
Allo spavento il suo timor non gjunge,
Le sue cure all’affanno, e s’ei s affligge,
25A disperarsi il suo dolor noi guida .
Tutte le fosche nubi insieme accolte
Sovra il globo terrestre, assai più basse
Stn di quella regione, in cui si trova .
Il fulmine, che a -quelle lA sen si torma, i
30Offenderlo non puote: egli ne mira
Ogni fiamma impotente a’ piedi suoi - •
Estinguersi, morir; e tutto il vano
Strepito, die tramanda, in sen gli desta
Pietade sol, nè la sua pace offende .
35Quanto placida mai, quanto serena
E’ la sua fronte! E negli sguardi suoi
Qual amabil coraggio! Al ciel sen vanno
E discendon dal eielo i suoi pensieri, Come
nel sogno portentoso vide
40Gli Angeli santi il giovinetto Ebreo .
E qual puro piacer risente al Nume,
’ Che dal nulla il creò, prestando omaggio .
Tra quei dolci trasporti il cor si lancia
Verso lo stesso Nume in quegli istanti,
45Ne’ quai sn in Ciel la sua preghiera ardente
Fa ch’abbia ingresso, e versa ampj torrenti
Di luce intorno a quella ora beata,
In cui parla col Nume, e il Nume ascolta .
Solo altera con Dio, fisso, ed immoto
50In profondo riposo, a cui somiglia
Il silenzio dell’urna, e fermo il ciglio
Sull’alma propria, i suoi riflessi unisce
Sovra d’un solo oggetto . A qutsto ardente
Contro de’ suoi pensieri allor s’accende
55Dolce sensibil fiammà, ond’ei tutt’arde,
E perenne piacer puro, divino
Gli ricerca ogni fibra, e tutto il bea.
Se dall’alta regione il cigli» abbassa

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Sii questa terra, ei vi discuopre appena
60De’ più gran Re le coronate fronti
Questi monarchi, e i loro schiavi ei vede
Qual greggia insiem confusa, e che si cela
TNV cupi seni di rimota valle:
E quanto è lieto, e quanto Ya superbo,
65Che ne schiavi, uè regi egli somiglia!
Ei di credere appunto allora ardisce,
Che la Vera virtude in lui s’annida.
Sì, ch’ei sol la possiede: egli ia se stesso
Tenta compir l’immagine del Nume,
70E dan le cure sue l’ultima tinta
A’ segni angusti, che natura impresse»,
La virtude di quei, che il mondo appella
Onesta gente, è sol virtù mentita,
Falso color, che i loro vizj indora,
75Il lor sembiante il proprio cor nasconde t
Che svelato sarebbe orrido oggetto ...
Senza rossor del giusto il cor si mostra.
Nè in se racchiude nascondiglio impuro,
Ch’abbia timor di penetrante raggio,
80Ma i inerti suoi nel più profondo cela
Del Palma lieta, e su quest'alma un velo
La modestia spiegando, ad esso, invola ...:
Quasi ogni lode. Indifferente ei resta?
Se l’avvilisca il mondo, ovver lo innalzi
85Nè pet- giudice accetta altri che Dio..
Sea lui s’offre talora onor sublime,
Se ascender debba a lutìiinosi gradi,
Superbo ei non divieti del ricco manto.,
Che nasconde qua! è chi yanne adorno .
90Questa luce straniera egli rigetta,
È nel centro del cor cerca qual sia
Il suo merlo rea!, nè ia se mirando,
Pregio maggior dell’est uomo, ammira
Questo pregio così, che à sdegno .avrebbe
95Scendere alla viltà i % superbo .
Ciò, che splende un sol giorno, un giorno ha vita
Basta a’ mondani, ogni lor brama appaga

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Ed al presente è volta ogni lor cura.
Ogni pensiero, ed o$ni oggetto il saggio
100Interrogando va, chiede a se stesso
tiàl tinta mostreran, qua! pregiò avranno
Quando sien corsi e cento lustri, e cento
Nel futuro s’immerge, e dal futuro
Ergendo il ciglio, a giusta larice ei libra
105Qual.gli oggetti presenti abbian valore.
In aspetto ben vario ei vede il mondo,
Ed atomo è per lui ciòJje rassembra
A’ creduli mondani erta montagna .
Lieve nella sua lance è un vasto impero,
110E d’arena uri sol grano appena eguaglia .
Sembrano ad esso i più vivaci oggetti,
Ch’offre la terra, atro vapore impuro,
Che gli toglie il veder, limita il ciglio
Con un soffio ben presto ei li respinge,
115Avido di veder sempre più vasta
La prospettiva sua, donde discuópra
I desiati, ed immortali oggetti.
Quando del Sole alla fiammante sfera
Altri s’arresta, e sol quell’opra ammira,
120Tutto quell’astro ei traversò col ciglio,
Giunse all’eterno Fabbro: e quello ei vede,
Cade al suolo, l’adora ... Ah ch’egli solo
Apprese a ben amar gli uomini, e Dio!
D’amar con puro cor chi a lor somiglia
125Si vantano i mortali . Al patrio bene
Ogni cura, che mira il lor profitto,
Dicon ch’è volta: e tal virtù si vuole
Che la fama racconti . Ah menzogneri!
Coraggio essi non han di amar quel solo,
130" Che clnaman fido amico; ad essi questo
Mostra sempre un rivai, che far si possa
Formidabile un giomò, e a loro involi
Forse quel fragil ben, che eredon base
Di lorjèlicitade. Al primo albore
135Di non grave sospetto, al nascer primo
Di geloso vapor cangiasi in odio

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La primier-Tamistà • Sol di rapine
L’intereissé di questi allor si pasce,
E di leon digiuno è più feroce.
140La vera umanità giammai non visse
Che accanto alla virtù; chi questa abborre,
Nè fu, nè esser può mai deli 1 uomo amico .
Quelle azioni, che a noi sembrano figlie
l)i padre generoso, hanno i natali
145Di corrotta sórgeate-i e tremi ognuno,
Che dall’empio ritrae favore, o doni.
Lieto vuol esser l’uomo ad ogni prezzo,
Nè lo può divenir, se pur non creda, Ch*
ei di tutti i viventi è più felice.
150Muore l’invidia allor, ne più la pace
Turba dell’alma sua cura gelosa.
Utile, nè ragione ei più non trova
Neil’odiar chi ’l somiglia, ei più non vede
Importuno rivale, è a tutti amico .
155Pago, e tranquillo il cor, senza riserva •
Al diletto d’amar già s’abbandona,
E di sì dolce amor si colma, e pasce.
Sol benefico sei tu, che sei saggio.
Il tuo bene reale, i tuoi vantaggi
160Troppo cari ti son, troppo conosci,
Perchè occupar tu possa i dritti altrui,
Perchè a te resti indifferente oggetto
L’altrui felicità. Nè punto curi,
Ch’altri di rabbia, e di furor s’accenda
165Se d’ingiusto giudizio un’ombra vegga,
Quando tu soffri ogn’ingiustizia in pace.
Verso un giusto Motore ergi lo sguardo,,
Nè ravvisi un .nemico in chi l’offese.
Altro nemico, e più crudele avrebbe,
170Se un odio tormentoso in sen uudrise?
Nè mai potrà turbare il suo riposo
Ciò che offender non può la sua virtude.
Oh quanto è dolce per colui cjie vive
Cinto dall’ingiustizia, in mezzo a’ nembi .
175D’agitata fortuna, e quasi oppresso

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Dall’infelicità, posar tranquillo
Jn un dolce abbandono in seno a Dio!
Color, de’ quali la debolezza cangia
In chimera ogni ver, dà’ quai creduta
180Impossibile è sempre ogni virtude,
©i cui senso non han, non hanna idea,
Svela ( esclamando van ) questo portento
Ov’è colui, che dì natura possa
Il pendio trattener? Dal ciel#* stesso
185Forse non ebbe degli umani affetti
L’impetuoso instabile torrente
Direzione, e vigor? Forse no» trae
Seeo questo torrente ogni progetto
Impotente delluomo, e di ragione.
190L’inutili fatiche, i sforzi vani
Nella sabbia, ch’ei mena, ei non asconde?
Anime vili, e di coraggio ignude,
Tal sublime mortai, che voi credete
Un ente immaginario, anch’esso segue
195La natura, e di questa il pianto adempie,
Ma per sentiero al cammin vostro opposto
Lepassioni xion son, che il traggon lungi
Dalla linea, che all’uom già fu prefissa:
Docili alla ragione, avvezze ornai’
200Le sue voci ad udir, senza contrasto
N’eseguiscòno i cenni, e il lor diletto
Trovan soltanto in obbedire a lei.
Non conosce il suo cor l’orrido incendio
Di tai fiamme voraci, a cui dan vita
205Interesse, e ambizione ihsiem pugnando
Chiara l’intelligenza, e senza nubi
Non riceve che idée distinte, e pure
Queste richiama a rigoroso esame
Con un ciglio imparziale, e poi pronunzia
210Giudizio senza error; nò ma * punita
Da pentimento vano è la sua scelta.
Sempre in cairn? ei si sta, l’ordine ei serba
Che fissò l’alto Nume; on«T ei respira
Sempre ( se dir si puote ) aura beata .

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215Tutte le sue potei*z$ insiem sen vanno
Con armonico moto, e fan trai Ipro
Nodo amico e perfetto. A lai npa costa .
Più sforzi la virtù; sull'alma sua
D'invecchiato costume ottenne i -dritti ,
220Ed il poter -di' ogni, più cajido affetto ,
Giù Angeli, amici suoi , $Q^dpn dal 4*1*
Per mantener vivace eE|tr# il suo cote
Quel sacro foco v che v' fpcesè il Nume*
La virtude, eh' ornai gode il possesso
225D'ogni angolo del core, al suo volere
Sempre comanda collo stesso impero . ,
Della necessitade , € di natura
Crede seguir 1' amabile .pendio , .
lì suo voler n^ir obbedire a l^i .
230Non conobbe giammai che sia la noja.
Questo lento .veleni che l'uom distrugge 5
No, che unirsi non puote un sol momento
Col placido tenor del viver suo s
Che sebbene è lo stesso, è sempre v?rio i »
235Ne delle brame sue l! amato oggetto
Può languire, o invecchiar per volger d'anni .
Raro è che sorga, in Ciel l'alba, e non sveli
Orizzonte novello agli occhi suoi ,
E nuovi sensi nel suo sen non desti.
240La sua felicita lucido filo . *
È, che si stende, e con vivace raggio
Tutta la serie de' suoi giorni indora ...
Sol da somma saviezza ha forma , c vita
Somma felicità. Nella virtude
245Non v'ha cosa, che sia piccola e vile,
Che' non desti piacer. Se V uom rifletta,
Che il Nume stesso vuol ciò che si vuole
Da ^irtù, da ragion: qual fregio illustre
Questo cenno divino agli atti impresta
250Della nostra obbedienza anche più lievi ?
Ne quel languor, che la viltà produce,
Un tal uomQ risente, o la stanchezza,
Che d'incostanza è figlia . È sempre eguale

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La sua felicità, di cui viptude
255Pose per salda ed immutabil base.
Ei, riposando sul voler primiero,
Sempre egualmente attivo, e tempre liete
Disvela il sup vigor, s’occupa sempre
Sol dell’alma, cMia in seno, e m Dioritrova .
260Ciò che pago Io rende* Ei sol dir puote
D’esser vivente, e nel passato giorno
Era del viver suo già pieno il corso
Potea la morte presentarsi, e accolta
Con placido sembiante egli Tavria.
265Quella vita, che appar vana, meschina
Ali 9 noia di sogni amico al saggio sembra
Jticca, che sa ben- ei prezzo infinito
Ai momenti donar . I giorni suor l
Come i volumi Sibillini un tempo y
270Quanto scemando vanno acquista» pregio r
1/ ultimo istante suo valore iftimenòo
Racchiude; e voi, Monarchi, a farne acquisto
Più d’un, trono offrireste, eppur rara puote m
Il pregio pareggiarne il mondo intero
275È chi può mar vantare il suo coraggio?
Altri affrontan la morte, e vinti sono
Agli assalti del vizio: hai* core in; .petto
Sol ne’ campi di Marte, e m lor l’accende
Un fantasma di gloria . Àtler che cpuesto
280S’allontana, e non più tal forza estrania
Sovra dell’alma lor mostrasi attiva,
L’eroe si perde, «la viltà ritorna*
Ma il saggio armato d’indomabili lena
Pugna costante * ed invincibil resta
285Agli urti del piacer, nè può la pena
Imprimergli giammai cruda ferita»
La viva Fè già fabbricò per lui «fc
Sull’abisso mortai marmoreo ponte,
Chel’orribile gorgo a lui ne cela,
290E del mondo presente, e del futuro,
Le due rive remote insieme unisce
Sigli anelando a ’non temer la morte

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Par che l’armi ne sprezzi: e tutto soffre,
Tenta ogni impresa, e sempre il ferro ha in pugno:
295Pugna fino al cader, e allor che cade,
Porta lo scudo suo per moto ~ Ho vinto*
É sua conquista il Nume, ed immortale
Quella morte lo fa, che gli altri uccide .
Possa ancor io morir ( vanno i mortali
300Esclamando tuttor ) com’ei morìo!
Viva dunque ciascun com’ei già visse.
Ma sulla terra ogni uom muto rimansi,,
E irresoluto in mille sogni ondeggia.
Nél ritratto ch’io pinsi,- uomo leggero,
305Riconosci te stesso? Il tuo volere . >
Languido sempre, in niun oggetto trova
Pace, che stabil sia -, vano, incostante
Corre di Brama in brama, or quell’oggetto
Siegue, or d’un altro ha lete, e sempre inquieto
310Agitandosi sta senza diletto.
Un’eterna tristezza è ciò che acquisti:
Ti tormenta il riposo, e vani sono
I mezzi usati ad isf uggir la noja.
A te fan d’uopo quei piacer, che han seco
315Strepitoso apparato. I sensi tuoi
Aridi, e stanchi non ritrovan dolce
Che la sola follìa . nè son destati
Che della colpa dalle scosse ardite»
II tuo finto goder ricevi in presto,
320E tuo giammai non è, giammai ne sei
Possessore tranquillo, e affatto il perdi
Se svanisce l’oggetto ove il fingesti»
Questo piacer somiglia un’onda lieve,
Che sotto la tua man guizzale s’invola;
325Una malconcia tela, e malformata
Di brani varj senza norma uniti,
Perchè unirsi non ponno, e in mille parti
Lacera} e questo è quel ridicol velo
Dalla follìa tessuto, e che%ti fingi
330La tua miseria ad occultar capace .

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Ma ciascun soffio dell’instabil Diva Le
fHa ne scompon deboli e rare:
Or un brano ne squarcia, or l’altro invola,
E a tutti i colpi di nemica sorte
335Alfin ti lascia abbandonato, ignudo*
Sempre 7 errante sul suol, sempre infelice
T’odii, e fuggi da te senza riposo,
Ed in un cambio di tormenti, e mali
Tutta la tuu felicità si chiude.
340Non si neghi però ( dal sen traendo
Doloroso sospir sul fato umano! )
Che in questo esilio, ove la sola speme
E’ il ben, che pub godersi, in questo giorno
Pien d’affanni, e fatiche, in cui fa d’uopo
345Combatter sempre, anche per quei ch’è saggio*
Sorgan sulT orizzonte oscure nubi .
Ma passeggere sono; e se talora
Parte del suo splendor tolgono al giorno,
Non ne forinan giammai notte -profonda .
350Della vita goder senza trasporto i
Sempre mirare ogni piacer ch’è vano
Con ciglio indifferente, e con coraggio
Le sventure soffrir: del Nume in seno
Nell’infelicità cercar la pace:
355Son quell’arti, che fan l’uomo felice.
E chi tai dogmi da’ primi anùi apprese,
Della virtù sarà celebre eroe.