Donne e Uomini della Resistenza/Bartolomeo Grassa

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Bartolomeo Grassa

Nato a Rivara (Torino) il 3 gennaio 1897, fucilato dai tedeschi a Forno Canavese (TO) il 9 dicembre 1943, ebanista, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Frequentata la Scuola tecnica industriale di Torino, Grassa divenne un esperto ebanista tanto che (dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale), su invito di un istituto salesiano, si trasferì a Macao. Qui organizzò un laboratorio di ebanisteria, nel quale insegnò per alcuni anni. Richiamato alle armi allo scoppio della Seconda guerra mondiale, prestò servizio come capitano nel Reggimento cavalleggeri "Palermo". All'annuncio dell'armistizio, Grassa, che si trovava a casa in convalescenza, non esitò a unirsi al movimento della Resistenza. Raggiunto Monte Soglio, nel Canavese, vi organizzò la formazione "Boldi", aggregata alla 4a Divisione Garibaldi. Fu fucilato dopo uno scontro con i nazifascisti, come ricorda la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare nella quale è scritto: "Cinquantenne, ufficiale di complemento con quattro figli, subito dopo l' 8 settembre 1943 si arruolava nelle file partigiane per combattere i tedeschi, spinto da insopprimibile amore per l' Italia e la libertà. Comandante di una formazione partigiana, fin dai primi scontri dava prove di coraggio non comune e di superbo sprezzo del pericolo. Divenuto il suo nome bandiera, fu ricercato con particolare accanimento dal nemico che temeva il vecchio soldato, esperto guerriero. In un attacco sferrato dai nazifascisti con preponderanza di forze e di mezzi, alla testa dei suoi uomini ne conteneva l'urto e ne contrastava l'avanzata finché, dopo molte ore di strenua e valorosa resistenza, vista vana ogni ulteriore difesa, ordinava al suo reparto di ripiegare e con pochi audaci rimaneva sul posto per coprire col fuoco la ritirata dei compagni. Esaurita l'ultima cartuccia, veniva catturato. Non valsero le disumane torture né il ricordo dei suoi quattro figlioletti a fargli infrangere lo stoico silenzio. I tedeschi, impotenti a piegarlo alla loro volontà, lo condannavano alla fucilazione riconoscendolo: «Accanito difensore e audace animatore di ribelli». Agli esecutori dell'infame sentenza gridava fieramente in faccia che il suo sacrificio era propiziatore di vittoria e cadeva sotto una raffica di piombo nemico. Mirabile esempio di amor patrio e di quella volontà di sacrificio che trasumana in eroi". Nel "borgo antico" del suo paese natale, a Bartolomeo Grassa è stata intitolata una via.