Donne e Uomini della Resistenza/Sergio Tavernari

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Sergio Tavernari

Nato a Forlì nel 1921, caduto a Milano il 20 maggio 1944, studente, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Laureando in Giurisprudenza, per combattere nella Seconda guerra mondiale, Tavernari, nel dicembre del 1941, si arruolò volontario nella Coorte autonoma universitaria di Bologna della milizia fascista e frequentò un corso per allievi ufficiali. L'8 settembre 1943, per opporsi ai tedeschi, decise di unirsi alla banda partigiana "Poet" operante a Bologna. Dopo aver svolto funzioni di collegamento con altre formazioni partigiane dell'Emilia, lo studente decideva di passare nell'Italia liberata. Raggiunta Pescara e poi Bari, il giovane si mise a disposizione del Comando alleato che, dopo un breve periodo di addestramento, decise di mandarlo a Milano. Sbarcato sulle coste dell'Italia settentrionale, Tavernari riuscì a raggiungere il capoluogo lombardo con tutta l'attrezzatura che gli era stata affidata e a trovare una sistemazione in zona Magenta. Stava trasmettendo con il capo telegrafista Gastone Piccinini quando arrivarono i tedeschi, avvisati da un inquilino della casa. I due giovani, distrutti ricetrasmittenti e codici, impegnarono i tedeschi sino a che, esaurite le munizioni, piuttosto che arrendersi, si lanciarono nel vuoto dal tetto della casa. A Milano, Tavernari è ricordato da una lapide sulla casa di via Pier Capponi 2, dove si è compiuto il suo sacrificio. Nella Bologna dove aveva studiato gli è stata intitolata una via. La motivazione della ricompensa alla memoria afferma: "Animato da profondo amor patrio, traversava le linee e si metteva a disposizione del Servizio informazioni alleato. Sbarcato da un MAS italiano sulla costa occupata dai tedeschi, con una radio, assieme ad altri patrioti, inviava preziose notizie militari. Sorpreso con un compagno mentre si apprestava a trasmettere alcune informazioni, rifiutava la resa e, barricatosi in una casa, accettava combattimento contro soverchianti forze di SS tedesche. Dopo aver inflitto gravissime perdite agli avversari, esaurite tutte le munizioni, si portava sul tetto e al grido di " Viva l'Italia! " si lanciava nel vuoto immolando nell'eroico gesto la giovane vita. Monito ed esempio alla gioventù studiosa d'Italia".