Donne illustri/Donne illustri/Laura Bassi

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Laura Bassi

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CCaura Bassi non fu tutta data allo spirito come Gaetana Agnesi: essa fu sposa e madre. Veramente, anche nel maritarsi, non si dipartì dalla scienza, eleggendo, sopra gli altri il dottor Giuseppe Veratti, che fu pubblico professore di medicina all’Università di Bologna.

Ella era nata in questa città il 29 ottobre 1711 di Giuseppe dottor di legge e di Rosa Maria Cesari. Al suo ingegno svegliato abbondarono gli insegnamenti e i conforti. Bologna fioriva allora di studi. Uno scrittore, che, come segretario delle scienze di Parigi, ebbe a lodare Eustachio Manfredi, il coltissimo Fontenelle, rappresenta bene in sè stesso il carattere dei letterati bolognesi di quel tempo. Erano [p. 46 modifica] insieme scienziati e poeti. Scienziati più profondi, ma non meno eleganti di Fontenelle; poeti meno lambiccati, ma di non troppo maggior polso. Eran come lui non già filosofi epicurei, ma tolleranti e quasi diremmo accademici, al modo di Cicerone. Veramente Eustachio Manfredi si levò molto sopra gli altri, ed anche in poesia il suo sonetto per la nascita di un principe di Piemonte, con quell’ultimo verso:

Italia, Italia, il tuo soccorso è nato.


pare un vaticinio. Durava in quegli animi, sinceramente italiani, la fede sorta nella dinastia di Savoia. Eustachio Manfredi fu matematico, astronomo, poeta, ed alla sua scuola e a quella dei Zanotti, crebbe il gentile Algarotti. Le prove e gare poetiche si alternavano con le ricerche geometriche, e si passava alla Specola dalle gioconde conversazioni, rifiorite dalla bellezza di coltissime signore. In queste aure pregne di vita intellettuale, Laura Bassi s’innamorò del sapere e vi fece progressi maravigliosi, tanto che a diciannove anni sostenne una pubblica conclusione, della quale vogliamo riferire quello che ne dice la marchesa Elisabetta Hercolani Ratti in una lettera del 19 aprile 1732 al conte Francesco Algarotti:

«Alle ore dunque 20 e mezza incirca dello scorso giovedì (17 aprile), la signora contessa Maria Bergonzi-Ranuzzi ed io andammo in tutta gala a levar di casa la difendente, servita, oltre le nostre carrozze, da quella del signor Gonfaloniere, dentro la quale la conducemmo a palazzo ed alla stanza del signor Gonfaloniere suddetto; di qui, allor ch’egli [p. 47 modifica] coi suoi Anziani salì sopra a prendere i due cardinali (Girolamo Grimaldi e Prospero Lambertini), noi l’introducemmo nella galleria, la quale era tutta ornata di quadri d’insigni pittori, sostenuti da zendaline gialle, di che erano parimente fatte le cortine de’ fenestroni, e la cattedra era tutta parata di damasco similmente giallo; la detta galleria era tanto piena di gente nobile e letterata, che appena vi si potè entrare. Arrivati i superiori, la difendente (con la veste dottorale foderata di vaio, e in capo una corona d’argento) che stava davanti alla cattedra, in piedi, profondamente se gl'inchinò; e così pure noi; poi salì in cattedra e fece la sua prefazione con molta grazia, con ispirito e con applauso universale. Cominciò l’argomentazione, della quale sapete bene che altra finezza non posso farvi, che indicarvi le conclusioni e l’ordine e ’l numero degl’argomenti, come potrete vedere dal libro che vi mando, in cui le ho fatte segnare, l’uso del quale, piuttosto che a’ miei ricci, ho voluto donar alla vostra curiosità. Alcune cose però dirovvi particolarmente, che io intesi da me e queste furono le lodi prestantissime del nostro Beccari (Jacopo Bartolomeo, presidente dell’Instituto di Bologna) alla dotta giovine, non finendo mai egli di dirle, egregie, virgo sapientissima, egregie: poi che mi son fatta spiegare non intendendolo, dirò d’un cotal Capsoni, che per far corte alla giovine, avendo esposto, che, tra le quattro cose difficili a comprendersi da Salomone, l’ultima era a lui affatto ignota, cioè: via viri in adolescentia, che il testo caldeo diceva via viri in adulescentula, disse, che siccome, benché a Salomone fu impossibile trovar la sapienza d’uomo in una giovine, pur tuttavia questa è possibile, e trovarsi in essa, [p. 48 modifica] così, abbenchè paia impercettibile la creatura ab eterno, tuttavia non convincersi, che non si possa dare. La qual freddura eccitò molta commozione nell’uditorio e guadagnò al padre dal cardinale Lambertini l’elogio di frate Asino. La giovine però si schermi con molto garbo, e con singolare modestia soddisfece all’inezia dell’argomentante. Questo è quanto posso dirvi che intesi. Dallo spirito con cui ella argomentò e dagli evviva frequenti degli uditori e dalle lodi uditene di poi dagli intendenti, vi posso assicurare ch’ella si portò valorosamente e fece ammirazione e stupore a tutti. Durò la disputa due ore e un quarto e sarebbe andata più avanti, se i cardinali l’avessero permesso, che crederono non doverla faticar più. Onde ella, fatto il grazioso ringraziamento, fu ricondotta da noi, fra gli applausi universali, nelle stanze del signor Gonfaloniere, dove poco appresso fummo servite con essa di copioso rinfresco: ma ella era sì fresca e forte, che avrebbe incominciato di bel nuovo la disputa, non ostante che avesse sì lungamente e con tanta applicazione fin allora parlato; e circa l’un’ora di notte fu da noi ricondotta a casa.»

Cimentato gloriosamente il suo valore, ella fu assunta alla cattedra di filosofia, e il 29 ottobre del 1732 disse la sua Orazione inaugurale in quel famoso Ateneo. Nel 1776 passò a insegnar fisica, e morì due anni dopo, il 20 febbraio 1778. Fu anche poetessa, e nella Raccolta del Gobbi si leggono due sonetti di lei, che non porta il pregio citare, ma che sono scritti bene. Nei Comentari dell’Istituto di Bologna sono due sue dissertazioni intorno ad alcune leggi della Idraulica e della Meccanica. [p. 49 modifica]

Il corpo della Bassi, parato delle insegne dottorali, fu sepolto in Bologna nella chiesa delle RR. MM. del Corpus Domini e le matrone bolognesi le eressero a loro spese un monumento nelle case dell’Istituto.