Donne illustri/Donne illustri/Madamigella Rachel

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Madamigella Rachel

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MADAMIGELLA RACHEL







CCadamigella Rachel non fu letterata e poetessa come Isabella Andreini, non fu così felice e varia d’ingegno come Adelaide Ristori, ma ebbe un pregio singolarissimo: galvanizzò la tragedia classica francese. — I Corneille, i Racine, i Voltaire, dopo avere signoreggiato tirannicamente fino a tutto il passato secolo e nei principii del nostro, furono scrollati dalle nuove teoriche e dagli esempii venuti d’Inghilterra e d’Allemagna, e abbattuti dai felici imitatori degli Shakespeare e degli Schiller, da Victor Hugo e da Alessandro Dumas. Dopo fiere lotte sul teatro e nella critica ciascuno li credeva spenti e che non rinascerebbero più; quando una giovane, nata da un merciaiuolo ambulante, [p. 232 modifica] l’israelita Felix, in una strada presso al villaggio di Munf in Turgovia, dopo aver cantato pei caffè a Lione, fu tratta a Parigi, messa in Conservatorio e per gli ammaestramenti e i consigli del valente artista Samson dal teatro del Gymnase, dove non raccolse gran plauso, passò al teatro Francese, e non solo vi risuscitò le eroine di Corneille e di Racine, Camille, Hermione, Athalie, ma vi fece trionfare l'evocazione di Lucrezia per un loro tardo e fiacco imitatore, il Ponsard. Era del 1838. Ella avea diciott’anni. Grande della persona, di nobile portamento, appassionata, facea vibrare di tutta la potenza della sua altera anima, i versi della vecchia tragedia, e tutta la Francia andò presa all’arte sublime e in gran parte inconscia della attrice miracolosa.

Il suo nobile gesto, le sue attitudini scultorie si avvenivano all’idea che ci siamo formati delle regine e donne illustri dell’antichità. Meno potente nell’espressione dei sentimenti teneri e delicati che nell’ironia, nell’ira e nello sdegno si accostava anche per ciò a quella certa rigidità che troviamo nell’antica rappresentazione degli affetti. La sua fama corse per Europa ed allettò gli anglo-americani a sentirla. Nel 1856 passò l’Atlantico, e raccolse in America onori straordinari e oro infinito. Ma contrasse colà una malattia di petto, che presto la condusse a morte. Nella forza dell’età, nel buono della sua valentia, e nel fiore della sua gloria morì al Cannet (Alpi-marittime) nel 1856.

Sparita questa maga d’Endor si dileguarono di nuovo le ombre dei vecchi tragici, e, freddatosi l’amore alle opere già invecchiate dei novatori, prevalse l’operetta buffa, il genere Offembach, che precorse ed accompagnò assai bene le [p. 233 modifica] abbiezioni, le vergogne e le disfatte del secondo impero, come la tragedia di Corneille s’avveniva gloriosamente alle vittorie del primo Napoleone. Ora la Rachel è il continuo rimpianto de’ buon gustai, dei raffinés de lettres come dicono i nostri vicini, che sì sottilmente intendono e sì pazzamente procedono. Nè sarà facile che sì presto rifiorisca la gloria dei Talma e delle Mars. E sebbene gli omaggi resi dal fiore dell’aristocrazia inglese all’esule compagnia del Teatro Francese, faccian segno che se ne gustano tuttavia i capolavori, e la maestria finissima che gl’interpreta, la ribollente e inondante democrazia lascia credere che un’arte più vasta ed elevata debba sorgere a sollevare gli scioperi che daranno ai popoli le tregue delle rivoluzioni e degli incendi.