Donne illustri/Donne illustri/Paolina Bonaparte

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Paolina Bonaparte

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PAOLINA BONAPARTE








CCaria Paolina Bonaparte, principessa Borghese, Duchessa di Guastalla, seconda sorella di Napoleone I, nacque in Ajaccio il 20 ottobre 1780. Quando nel 93 la Corsica cadde in mano agl’inglesi, ella riparò co’ suoi a Marsiglia. Quivi la sua divina bellezza attrasse la meraviglia di tutti e infiammò parecchi d’amore. Il primo che si fece innanzi per isposarla, fu Fréron, il celebre critico, che era di quel tempo commissario del governo nelle provincie del mezzogiorno; se non che, per le querele di una donna a cui egli era già congiunto, il nuovo matrimonio non ebbe effetto. Il secondo sposo doveva essere il generale Duphot, ma questi fu ucciso a Roma il dicembre del 1797. L’uomo [p. 256 modifica] avventuroso che ottenne la bellissima giovane fu, volti quattro anni, il generale Leclerc, innamoratosi perdutamente di lei mentre era capo maggiore della divisione a Marsiglia. Il Leclerc passò poi al comando dell’esercito di Portogallo; ma di là fu richiamato da Bonaparte a capitanare la spedizione destinata a vincere la ribellione di San Domingo. Bonaparte volle che Paolina accompagnasse il marito: ed ella che gli era interamente devota, e noncurante allora degli spassi di Parigi, non fu ritrosa ad obbedire; anzi s’imbarcò lietamente col marito e il figlioletto che avea di lui.

La fortuna si mostrò nemica ai francesi. La febbre gialla ne fè strage, e i negri, veduto il bello, sollevarono il Capo, ove risiedevano il capitano e sua moglie. Christophe, Claîrvaux e Dessalines spinsero undici mila uomini contro i pochi francesi avanzati alla furia del morbo. Il Leclerc con poche centinaia di volontari, reliquie del fioritissimo esercito, riuscì, difendendosi eroicamente, a salvare la città; ma quando era in forse del successo, commise che la moglie e il figlio fossero condotti a bordo delle navi francesi. Ella, non piegandosi alle preghiere ed alle lagrime delle signore della città, che sapevano a quali nemici poteva cadere in mano, rispondeva: — Voi dovete piangere, voi; voi non siete come me sorelle di Bonaparte. Io non partirò che con mio marito o morrò. — Il generale, avvertito di questo indugiare e credendo inevitabile la presa del Capo, mandò un aiutante di campo con ordine di fare imbarcare per forza sua moglie, suo figlio e le signore della città. Convenne obbedire. Ma non prima ella giunse al luogo dell’imbarco che un aiutante di campo arrivò e le disse che i negri erano stati sconfitti. — Lo [p. 257 modifica] sapeva bene, soggiunse ella freddamente, che io non m’imbarcherei: torniamo alla residenza. — Il marito morì il 2 novembre 1802, nell’isola della Tortue: ella tornò in Francia: e Napoleone che aveva bisogno d’imparentarsi con famiglie possenti, la diede a Camillo Borghese, uno dei prìncipi più ricchi d’Italia; ma non si affaceano e non vissero insieme. Per maggiore sventura le morì in Roma il figlio che ella adorava. Napoleone la amava teneramente: spesso si bisticciavano, ma subito poi facevan le paci. Se non che, per un torto ch’ella fece pubblicamente a Maria Luisa, che non le andò mai a sangue, fu esiliata dalla corte. Ma la sua avvenenza e la sua grazia le ne crearono un’altra a Neuilly. Alla prima rovina dell’impero essa si trovava a Nizza. — Corse all’isola dell’Elba a consolare il fratello. Lo riconciliò con Luciano e Murat, il quale per prezzo del suo tradimento occupava ancora il regno. Allo sbarco di Napoleone a Cannes, ella, che era tornata a Roma, gli mandò i suoi diamanti, dono di gran valore, che Napoleone aveva a Waterloo e caddero preda dei vincitori. Paolina rimase a Roma, ove Pio VII le rese tutti i riguardi ch’ella gli aveva usato in Francia. Il principe Borghese, che non abitava più in Roma dal 1803, le lasciava il godimento de’ suoi palazzi e della sua villa. Da Roma non sentendosi bene ella passò a Pisa, per riaversi — donde il marito la chiamò a Firenze: ella v’accorse e poco dopo una malattia di consunzione la condusse al suo fine. Ella morì il 9 di giugno del 1823.