Donne illustri/Donne illustri/Sarah Siddons

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Sarah Siddons

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CCuando in Italia risorgea la fama di Dante, raccendeasi in Inghilterra la gloria di Shakespeare. — Fino a Pope e a Johnson, Shakespeare fu sotto lo staio, ma i letterati e i grandi attori (il massimo fu Garrick) ne fecero rifolgorare le bellezze immortali; più felice di Dante, che per la natura del suo poema non ebbe altro rinfranco che i dotti (Gaspare Gozzi), i quali lo difesero, ed i valenti poeti (il Varano, il Monti, ecc.) che lo imitarono. — Una donna, Sarah Siddons, conferì alla risurrezione del cigno di Avon.

Ella era nata nel 1755 a Brecknock, nel paese di Galles, di Roger Kemble direttore d’una compagnia di comici ambulanti. Il padre era protestante, la madre cattolica; ella [p. 200 modifica] seguì la religione della madre. Ancor fanciulla fu, come la Ristori, fatta salire sul palco scenico: ma non piacque; e invece di battimani si levarono fischi. La madre, donna di spirito, le fece allora recitare la favola dei Fanciulli e delle Rane, ed ella la disse con tal garbo, che i fischi si mutarono in applausi. Nè solo recitava, ma senza sapere una nota di musica cantava nell’opere del padre, ed era applaudita. Un attore di quella compagnia, certo Siddons, s’invaghì di lei, ed ella aggradì il suo amore. La chiese al padre, che rifiutò. Ella, recandosi allora a noia di stare co’ suoi, entrò come damigella di compagnia in casa di miss Greathead a Warwick. Non ci durò che un anno. Tornò al teatro e all’amante. Si sposarono e andarono insieme a recitare a Liverpool, dove ella fece furore. La sua fama penetrò in Londra, e Garrick la scritturò pel suo teatro. Piacque assai; ma un autore s’ideò che un suo dramma fosse caduto per negligenza di lei, e la vessò tanto con le sue censure e diatribe, ch’ella si disanimò, e il pubblico la favorì meno; onde tornò in provincia. Recitò a Bath, celebre luogo di bagni, ed ottenne tutti i suffragi. Nel 1775 ricomparve al Drury-Lane e il suo credito risalì. Nella parte di lady Macbeth e in quella di Caterina nell’Arrigo VIII era insuperabile: il che poi prova la sua attitudine ad esprimere i tipi più diversi di ferocia, così come di dolcezza e rassegnazione. Gli avvocati di Londra le fecero un dono di cento ghinee. Passata in Irlanda e in Iscozia, fu benissimo accolta; ed uno d’Edimburgo le offerse un gran vaso d’oro con l’iscrizione al merito. Ma non poteva mai godere pienamente de’ suoi trionfi. Qualche strano accidente o qualche [p. 201 modifica] malvagio spirito sopravveniva sempre a turbarla. Così una mendicante malata, e che andava sulle grucce, si valse della grande somiglianza che avea con lei per dirsi sua sorella e accusarla che le avea negato un tenue sussidio. Essendo ella avara, i più prestarono fede alla consanguineità ed all’accusa. Ella nei giornali ribattè la calunnia; ma non volle ricorrere ai tribunali per carità religiosa. E la turba volubile la ebbe men cara. Nel 1812 si ritirò affatto dal teatro per attendere alle lettere ed all’educazione de’ suoi figli.

Ella era sorella del celebre attore Kemble, che nato nel 1757 morì nel 1823, dopo cinque anni che s’era ritirato dal teatro, dove creò il personaggio di Amleto.

Byron, che la nominò con grande onore ne’ suoi versi, diceva degli attori più celebri: che Cooke era il più naturale, Kemble il più sovrannaturale, Kean un che di mezzo tra l’uno e l’altro, ma che la Siddons valeva quanto essi presi tutti insieme.

Ella morì nel 1831. G. Boaden pubblicò nel 1826 le Memorie di lei, ma non hanno gran valore.