E cciò li tistimònî

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Giuseppe Gioachino Belli

1838 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti caudati letteratura E cciò li tistimònî Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Er disgrazziato Er zervizzio de gala
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1838

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E CCIÒ LI TISTIMÒNÎ1

     Quanno che er Zanto-padre passò jjeri
Pe’ Ppasquino ar tornà da la Nunziata2
Stava cór una sciurma indiavolata3
Peggio d’un caporal de granattieri.

     E ffasceva una scerta chiacchierata
Ar cardinal Orioli e a Ffarcoggneri,
Che jje stàveno a ssede de facciata4
Tutt’e ddua zzitti zzitti sserî serî.

     La ggente intanto strillava a ttempesta;
E llui de cqua e de llà ddar carrozzone
’na bbenedizzionaccia lesta lesta.

     Poi ritornava co’ le su’ manone5
A ggistì6 a cquelli; e cquelli co’ la testa
Pareva che jje dàssino7 raggione.

26 marzo 1838

Note

  1. E ci ho i testimonii. Vedi il sonetto seguente.
  2. Dalla Chiesa e Archiconfraternita della Vergine Annunziata, dove è festività il 5 di marzo, e distribuisconsi molte doti alle vergini o zittelle che siano. In simil giorno il Papa assiste al pontificale cardinalizio nella contigua chiesa di Santa Maria sopra Minerva, appartenente ai Padri domenicani.
  3. Con un fosco cipiglio.
  4. A sedere in faccia.
  5. Le sue grandi mani.
  6. A gestire.
  7. Che gli dassero.