Elegia scritta in un cimitero campestre/Dedica

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Edizione: Elegia di Tommaso Gray poeta inglese per esso scritta in un cimitero campestre tradotta in versi italiani. Traduzione di Giuseppe Torelli. Verona, 1776
Elegia scritta in un cimitero campestre Elegia scritta in un cimitero campestre
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AL NOBILISSIMO CAVALIERE


MILORD STORMONT


Ambasciatore di S. M. Britannica

al Re Cristianissimo



Giuseppe Torelli.





I

O ho sempre creduto, o Signore, essere falsa l’opinione di coloro, i quali dicono che la poesia è un arte quanto difficile, altrettanto misera, onde non puo sperare chi la coltiva alcun frutto o vantaggio. Non è forse al mondo [p. 4 modifica]altra ricchezza che l’oro? E non vale sopra questo la fama, la quale ci diparte dal volgo, e mentre ci assicura dalla seconda morte, fa che da noi in certo modo si sprezzi, o si curi meno la prima? Ennio certamente nell’epitafio, che a se compose egli stesso: nessuno, dice, m’onori di lagrime, o mi faccia l’essequie col pianto; perocchè io men volo vivo per le bocche de gli uomini. Nè fa già bisogno per questo cantare, com’egli fece, i fatti generosi de gli avi, ovvero sia tessere gran poemi; che così i piccioli, come i grandi, se sono perfetti, bastano all’immortalità. Testimonio di ciò è Anacreonte fra i Greci, Catullo infra Latini, il Casa fra gl’Italiani, e fra i vostri il gran Lirico pur ora estinto Tommaso Gray. Questi con un libretto di poche pagine s’è fatto scudo contro il tempo; talchè quanto durerà in pregio la poesia Inglese, tanto vivrà egli ancora chiaro ed illustre. Ora avendo io de’ suoi componimenti tradotto quello, cui egli finge avere scritto in [p. 5 modifica]un cimitero campestre, credo di far cosa grata a’ miei cittadini, se loro lo rendo noto con le stampe, acciò argomentino da questo solo l’eccellenza degli altri. A voi poscia, o Signore, l’intitolo e lo consacro, ch’essendo dotto nell’una e nell’altra lingua, e conoscendo d’ambedue l’indole, la proprietà, e l’eleganza, potete loro far fede, se l’originale e la copia si corrispondano e ben convengano insieme. Io mi sono studiato di fare in modo, che qual contempli l’uno nell’altra; sia Inglese od Italiano; scorga, se si vuole, una bellezza straniera, e non per tanto così se ne compiaccia, come s’ella fosse nata nella sua propria contrada. Questo, che richiede un difficilissimo temperamento, s’io abbia o no conseguito, nessuno può giudicare meglio di voi; sol che vogliate torvi per poco alle cure del vostro carico, e rivolger l’animo a quello studio ch’è a voi tanto diletto. E qui sarebbe luogo a parlare de’ vostri gran pregi, se non fossero a tutti noti, ed io benchè desideroso di ricordarli non gli [p. 6 modifica]volessi serbare ad altro tempo. Ora l’occasione è sospetta, quando potrei facilmente rassomigliarmi ad Antiloco, il quale cercò con la lode d’ottenere da Achille quel premio, che mal si seppe acquistare col corso. Iddio adempia i vostri voti, e vi conservi lungamente lieto e felice.