Er Papa cappellaro

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Giuseppe Gioachino Belli

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Piazza Navona Er tempo bbono (2 febbraio 1833)
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER PAPA CAPPELLARO

     Bbenedetto sia sempre quelle scianche1
Che cce portorno er Papa Cappellaro!
Ammalappena ch’io sentii lo sparo,2
Disse: ecco a Rroma le gabbelle franche.

     Ce l’ha mmannato3 un angiolo! e cquann’anche
Nun fossi4 bbono de trovà un ripparo
A li guai nostri, è ssempre un Papa raro
Più dd’un bon oste e dde le mosche bbianche.

     Suda frascico,5 e ppiaggne, e sse dispera,
Arrocchia6 editti, e impasta, e inforna e sforna,
Pe’ bbuttà ttutto ggiù cquello che cc’era.

     Ma, oh ddio, vò rrinunzià! cchè nnun je torna7
De fà sta vita da matina a ssera,
Pe’ ccosa poi? per avé mmazza e ccorna.8


Roma, 2 febbraio 1833


Note

  1. Gambe.
  2. Del Castello, annunziatore della elezione.
  3. Mandato.
  4. Fosse.
  5. Fracido: suda a profluvio.
  6. Arrocchiare: fare con abbondanza e precipitazione alla meglio o alla peggio.
  7. Tornare: in questo senso vale: “trovare il suo conto.„
  8. Danno e scorno.