Er Paradiso

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Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Er Paradiso Intestazione 24 dicembre 2022 75% Da definire

L'immasciatore L'appiggionante de sù
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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ER PARADISO

     No, Rreggina1 mia bbella, in paradiso
Nun perdi tempo co' ggnisun lavoro:
Nun ce trovi antro che vviolini, riso,
E ppandescèlo,2 ciovè ppane d’oro.

     Là, a ddà udjenza ar giudìo, pòzz’èsse acciso!, 3
Nun ce metteno er becco4 antro che llòro, 5
Come si ttutto-cuanto sto tesoro
Fussi fatto pe un c.... scirconciso. 6

     Ecco che ddisce7 sto ggiudìo scontento: 8
“Sopra li lèggi vecchi, mordivói,
Per vita mia! sta tutto el fonnamènto„. 9

     Ma llui nun zà10 che Ggesucristo poi,
Ner morì, fesce un’antro testamento,
E ’r paradiso l’ha llassato a nnoi.


Roma 23 novembre 1832


Note

  1. Regina è presso il popolo un comune nome battesimale.
  2. Panem de coelo.
  3. Modo tolto dal vernacolo napoletano.
  4. Mettere il becco, cioè: “penetrare„.
  5. Essi (con entrambe le e larghe).
  6. Circonciso.
  7. Dice (con la c strisciata).
  8. Sgarbato, spiacevole.
  9. Maniera di parlare degli ebrei romani. Mordivói è una parola con la quale esclamano nel parlare altrui, o se ne servono come di voce pronominale di apostrofe. Per vita mia, uno de’Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte giuramenti ebraici. Fondamento [fonnamènto] con la e larga.
  10. Non sa.

Note