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Er cardinale bbona momoria

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Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Er cardinale bbona momoria Intestazione 19 marzo 2025 75% Da definire

La messa der Papa La scopa nova
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER CARDINALE BBONA MOMORIA.

     Su’ Eminenza, pe’ cquanto l’investivo,
Nun vòrze[1] damme[2] mai ggnisun conforto.
Quello però cche nnun ha ffatto vivo,
Dimo[3] la verità, ll’ha ffatto morto.

     E cchi spacciassi mo cch’era cattivo,
Direbbe male e jje farebbe torto;
Perché, è vvero, er zussidio è un po’ stantivo,
Ma ttratanto sti stracci oggi li porto.

     E ppoi c’è stato er moccolo[4] e ’r papetto,[5]
Pe’ ddijje[6] un tesprofunni[7] attorn’attorno
Ar catafarco, che ppareva un letto.

     Tutti sti lugri[8] nun zo’ mmica un corno:[9]
E cce vorebbe che Ddio bbenedetto
Se raccojjessi[10] un cardinale ar giorno.

Roma, 6 gennaio 1833.

Note

  1. Volle.
  2. Darmi.
  3. Diciamo.
  4. Non si manca mai [di fare] questa distribuzione di cera agli aderenti del defunto, ed anche per la pompa a chi ne richiede. Stimasi suffragio all’anima del trapassato. Di queste candelette fatto poi un cumulo, si vende, e se ne spende il ritratto in quel che Dio vuole.
  5. Lira romana, di cui vedi le note... [la nota 3] del sonetto... [La penale, 3 dic. 32]
  6. Dirgli.
  7. Deprofundis.[Tesprofunni: ti sprofondi: vada all’inferno.]
  8. Lucri.
  9. Un nonnulla.
  10. Si raccogliesse.