Er galoppino

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Giuseppe Gioachino Belli

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Lo scalìn de Rúspoli La fruttaroletta
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER GALOPPINO1

     Dico, pe’ ccristallino fino fino,2
Quanno ve n’anneressivo3 a ffà fotte?
Ma nun v’abbasta mai, eh sor paino,
De sgranà4 le mi’ povere paggnotte?

     Viè ppe’ ddu’ ggiorni, e mmommó5 ssemo inzino
Da sei mesi e un po’ ppiù cche ggiorn’e nnotte
Me se ròsica l’osse crud’e ccotte,
Manco s’io fussi er fìo6 der Re Ppipino.

     Disce: t’agliuto7 a ccosce8 l’ova-toste.9
E cquelle ch’arifate a la cassetta?10
E cquell’antre che vv’èrivo11 anniscoste?

     Quest’è ccome er rosario de Ninetta,12
Quanno contempra13 l’agliuto de coste
De la Madonna a Ssant’Elisabbetta.14

27 ottobre 1833

Note

  1. Il parasito.
  2. Questa frase è uno de’ trovati de’ cristiani scrupolosi per bestemmiare e non bestemmiare.
  3. Quando ve ne andreste.
  4. Di divorare.
  5. Or’ora.
  6. Il figlio.
  7. Ti aiuto.
  8. Cuocere.
  9. Gli uovi-duri.
  10. Che rifate al cesso.
  11. Quell’altre che vi eravate.
  12. Caterinetta.
  13. Contempla.
  14. Della quale Madonna è voce che stesse tre mesi con suo marito mangiando e beendo alle spalle di Zaccaria.