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Er zegreto

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Giuseppe Gioachino Belli

1836 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Er zegreto Intestazione 2 aprile 2025 100% Da definire

Le donne litichìne Le donne a mmessa
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

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ER ZEGRETO.

     Ner fà a l’amore, un goccio[1] de segreto
Quanto è ggustoso nun potete crede.[2]
Più assai der testamento pe’ un erede,
Più assai de li piselli co’ l’aneto.[3]

     Fasse l’occhietto,[4] stuzzicasse[5] er piede,
Toccasse[6] la manina pe’ dderèto,[7]
Spasseggià ppe’ li tetti e pp’er canneto,
Mentre er prossimo tuo sta in bona fede;

     Dasse[8] li rigaletti a la sordina,[9]
Annà scarzi[10] e a ttastone a mmezza notte,
Eppoi fàcce l’indiani la matina...

     Io vorìa chiede[11] a le perzone dotte
Per che mmotivo quer passa-e-ccammina[12]
E cquele furberie so’ accusì jjótte.[13]

30 marzo 1836.

Note

  1. [Una gocciola: un zinzino.]
  2. Credere.
  3. [Col finocchio. Ma, credo, in senso di finocchio dolce, o finocchione, o finocchio di Bologna, ecc.]
  4. Farsi l’occhiolino.
  5. Stuzzicarsi.
  6. Toccarsi.
  7. Per di dietro.
  8. Darsi.
  9. Di soppiatto.
  10. Andare scalzi.
  11. Io vorrei chiedere.
  12. [Quel su e giù, quell’andirivieni.]
  13. Sono così ghiotte.