Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Circospezione nell'ardimento

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Circospezione nell'ardimento

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Iddio conforta que’ che amano la patria Indizii del valore


[p. 134 modifica]Lo stesso dì che gli apparve l’Angelo del gentile ardimento, una voce, ch’era di Dio, parlò a Gedeone nel cuore e gli disse: «Prendi il bue ch’è di tuo padre, e un altro di sett’anni, e va, e distruggi l’altare di Baal, [p. 135 modifica]che lo eresse tuo padre; e taglia il bosco che cresce intorno all’altare; e poi rizzerai un altro altare al Signore Dio tuo su quel sasso medesimo sul quale hai fatto dianzi l’offerta: e, preso il secondo de’ buoi, l’offrirai in olocausto sopra una catasta di legne, fatta dal bosco profano che avrai reciso». Era Baal un idolo di molti tra’ popoli d’Oriente; e gli adoratori di certi idoli coltivavano un bosco intorno al sagrato. E certamente, se l’idolo non v’era che lo contaminasse, il bosco (con l’ombra mesta rallegrata dai raggi del sole penetranti tra foglia e foglia, quasi zampilli di luce che spicciano di mezzo al verde; col verde di varie tinte, dal bruno carico delle piante forti al chiaro e quasi gialleggiante degli arboscellini giovanetti; col mormorìo de’ ruscelli correnti sotto, o col rumore de’ lontani torrenti; col canto degli uccelletti innocenti, e col grido del falco nelle solitudini altissime; con lo stormir delle frasche commosse dal vento o da’ cervi fuggenti; con quella vita rigogliosa e quieta che si diffonde da ogni fronda e da ogni fiorellino odoroso appiè degli alberi antichi) il bosco poteva, empiendo l’anima di pace pensosa, levarla all’invisibile Dio, creatore, sempre presente, di tante opere belle. Ma l’uomo infelice per disviarsi da Dio, abusa troppo sovente delle opere belle. Quei boschi pertanto, fatti ricetto di cerimonie non lecite, erano come nido di serpi tra’ pruni; e conveniva sterparli. I sacrifizi che Dio ingiungeva agli Ebrei, erano d’animali: non già che Dio n’avesse di bisogno per sè, chè di nessuno offerta nostra egli ha di bisogno; ma chiedeva dall’uomo che gli presentasse una piccola parte anco de’ beni visibili, ricevuti dall’alto; e scegliesse tra le offerte qualcosa di pregio in segno dell’essere pronto al danno e al dolore, per fine degno. E quest’è la ragione che noi [p. 136 modifica]chiamiam sacrifizio ogni perdita che ci costi, e che sia donata con animo generoso. Ma, dappoichè Gesù Cristo venne con la nuova legge piena di grazia e di verità, i sacrifizi delle vittime visibili furon tutti aboliti; e sola rimase, vittima onnipossente, il sangue, tutti i dì rioffrentesi, d’esso Gesù benedetto. Gesù chiede che offriamo insieme col sangue suo i cuori nostri e i pensieri: e già nella stessa antica legge l’offerta del cuore puro o pentito era principalmente richiesta. Onde il Salmo: «Sia la preghiera mia, incenso nel tuo cospetto; il levarsi delle mie mani a te, sacrificio vespertino». E seguita sublimemente, con parole che prenunziano la più alta ancora, verità cristiana: «Metti, Signore, guardia alla mia bocca, e riparo di circospezione alle mie labbra; non lasciare che il cuor mio si abbassi in parole di malizia, a ordire le scuse de’ falli».

Gedeone, quand’ebbe udita dentro di sè la voce del Signore, s’apparecchiò all’operare. Ma vedendo bene che il farlo all’aperto sarebbe troppo dispiaciuto a suo padre, non gli volle di botto dar questo dolore; e attese la notte. Quando si può, anco a coloro che fallano e sono colpevoli, quando si può risparmiare anco a loro un’offesa o un dispiacere è nostro debito porvi cura; massimamente se chi falla è congiunto con noi per vincoli di natura, d’affetto, d’autorità. Bisogna saper contrastare al male, e rispettare al possibile chi lo fa; questo pare contraddizione: e non è. Basta chiedere a Dio l’accorgimento nel coraggio, e nello zelo del bene la temperanza. A Gedeone, del resto, questa moderazione giovava; perchè, s’egli avesse, di bel giorno, preso a distrugger l’altare; il padre, i vicini, chi per isdegno, chi per rispetto umano, chi per paura, gli si sarebbero mossi contro, e impeditolo: e le [p. 137 modifica]ire irritate portavano colpe nuove, poi nuove calamità. Non basta avere un pensiero buono; conviene non lo mandar a male con le proprie imprudenze: perchè nell’imprudenza ci ha sempre parte l’orgoglio; e l’orgoglio sciupa ogni cosa. Aspettò, come dico, Gedeone la notte; e prese seco dieci de’ suoi garzoni che amavano lui, e temevano Dio più che gli uomini; e saliva al bosco con essi. Saliva, e pensava alle sventure del suo popolo, antiche oramai: pensava a Dio e riguardava all’azzurro profondo del cielo scintillante di stelle, che ciascuna era come un occhio il quale ammiccasse, e una lingua che l’incuorasse a speranza; e quelle tenebre mute gli parevano piene di vita e di sicurtà: e salendo affrettava il passo com’uomo che scende per facile china. E guardava dall’alto il villaggio, e la querce dove gli apparì l’Angelo del Signore, e la casa paterna; e, guardando, s’inteneriva.

Dispersero le pietre dell’altare, tagliarono il bosco; e, riattaccati alla carretta i due bovi, portarono le legne al luogo ov’era da rizzare l’altare novello. E lo fecero; e l’un de’ due bovi sacrificarono. E, orando, se n’andarono, che la notte era tuttavia oscura.

Sull’alba, la gente esce di casa; e, guardando, trovano il boschetto sparito; e non l’altare dell’idolo, ma un altro altare in altra parte; e dicevano: «Chi può essere stato mai?». Cominciarono a cercare; e intanto taluni, pensando a mente riposata, si sentivano passare lo sdegno, e rinascere in cuore l’affetto alla religione di quel Dio che li aveva liberati da tanti empi re. Anche questo con la prudenza si guadagnò Gedeone, che lasciò tempo alla gente a pensare; pensare a quel che [p. 138 modifica]aveva operato lui, e quello che stavan per fare essi. Ma, perch’egli non si vergognava della cosa, e non si nascondeva, nè molto meno avrebbe, a chi lo interrogasse, degnato dire bugia, vennesi ben presto a sapere la cosa. I più arrabbiati (chè degli arrabbiati ce n’è sempre, tanto più quanto più sentono d’aver il torto), e quelli tra gli Ebrei che vilmente temevano il forestiero, e quelli che per adorare l’idolo del forestiero speravano di ingraziarselo e guadagnare sporcizia di quattrini o fumo d’onori; e quelli che non vogliono novità per poltroneria, per cocciutaggine, per non parere scolari di nessuno; tutta questa gente, chi più accanitamente, chi meno, andarono dal padre di Gedeone, e dissero: «Egli ha atterrato l’altare, atterrato il bosco; e deve morire». Il padre sì per pietà del figliuolo, sì perchè se ne teneva in cuor suo quel giovane avesse fatto opera coraggiosa, e sì perchè la religione de’ padri suoi non gli era in tutto morta ne’ pensieri, rispose il povero vecchio: «Siete voi forse i vendicatori di Baal? Ha dunque di bisogno che voi altri costì combattiate per esso? S’egli è dio, si farà giustizia da sè. Punisca egli quello che gettò l’altare suo a terra». E smessero. Perchè già ne correva tra le genti fama, e il popolo amava sempre più Gedeone. Perchè piacciono al popolo gli uomini generosi che rispettano e fanno rispettare le cose di Dio. Cresceva presto il rumore; come fuoco che, attaccato alle felci, si distende via via, e piglia la selva vicina, e fascia tutta la montagna di fiamma.

Allora i Madianiti e gli Amaleciti e altri popoli del paese a levante, si raccolsero inviperiti, come se Israello volesse cosa iniqua e il reo fosse lui: e passarono il Giordano, [p. 139 modifica]e si accamparono nella valle di Jezraele. Gedeone, incuorato da quello spirito di Dio che gli aveva messo nel petto la prima scintilla di carità, suonò la tromba; al cui segno i vicini concorsero volonterosi. Perchè il suo coraggio spandevasi ne’ vicini, come dal fuoco vivo esce calore, e si spande nell’aria e in tutte le cose dintorno, e il ferro, messovi, si arroventa.

Concorsero volenterosi i vicini: ed egli mandò messaggi per tutta la tribù di Manasse; e tutti i guerrieri della tribù di Manasse concorsero e lo seguitarono. E mandò altri messaggi nelle tribù d’Aser, di Zàbulon, di Nèftali; le quali tribù avevano, come sapete, da’ figliuoli di Giacobbe redato il nome loro: e concorsero anch’eglino volonterosi. E ciascun de’ guerrieri, all’aspetto del buon volere altrui si sentiva crescere l’animo proprio in petto: e l’ardimento di tutti era come moltiplicato per il buon volere di ciascheduno: siccome gocciole che, ognuna da sè, rimangono mute e sterili, e la terra le ingoia e il vento passando le asciuga; ma unite, fan corso d’acqua veemente, sonante, fecondatrice de’ campi; e sul dorso suo vanno celeri al mare e li snelli navicelli e le barche cariche di ricchezze e i traini de’ pini tagliati sull’alta montagna.

Gedeone, incuorato della concordia de’ fratelli, pregò umilmente al Signore, e gli disse: «In segno, o Signore, che voi degnate far salvo per mia mano Israello, io porrò nell’aia questo vello di lana. Se la rugiada sul vello cadrà, e che la terra intorno rimanga asciutta; saprò che per mia mano, o Signore, libererete Israello». E’ pose il vello della lana la sera: e di notte si levò, e strizzò la lana; e ne uscì piena una conca della rugiada. Or di nuovo disse a Dio Gedeone: «Non vi sdegnate, o Signore, contro di me, se ancora [p. 140 modifica]una volta vi tento, e vi chiedo un altro segno della bontà vostra grande. Stenderò questo vello: ora prego che solo il vello sia secco, e la terra intorno molle di guazza». E Dio fece in quella medesima notte secondo che Gedeone pregava: e fu asciutto il vello, e per terra tutto rugiada.

Aveva Gedeone da Dio tanti segni; pur tuttavia ne richiede altri ancora, che lo raccertino perchè non di lui solo si tratta, ma di tanti infelici fratelli, ai quali il prode uomo temeva rendere i mali più duri, volendogliene alleviare. E quando si tratta del pericolo altrui, e delle tue sorti, o patria, la prudenza non è mai troppa. Noi possiamo disporre de’ comodi nostri proprii; ma mettere a risico il bene altrui non possiamo senza l’assenso loro e senza sicurezza d’esito buono e onesto. Badiamo però, che la prudenza di Gedeone non è diffidenza della divina bontà, nè paura del disagio o del male proprio. Egli invoca nuovi segni per più riposo della sua conoscenza, la quale era già dentro di sè bene ferma.

Quand’e’ si vide venire da tutte le parti al suo cenno combattenti pronti, poteva Gedeone inorgoglire che al suono della sua tromba tante armi s’adunassero ubbidienti; poteva nell’armi mettere tutta la speranza, e non si ricordare di Dio; o almeno credersene sicuro, e correre alla battaglia, per vieppiù presto liberare la sua nazione. Ma Gedeone attende ancora una parola da Dio: chiede una risposta alla notte, alle rugiade la chiede, che stillano dal cielo, tacite confortatrici. E veramente, nelle anime appassite dal disamore, seccate dalla schiavitù, la speranza di Dio liberatore è rugiada che scende invisibile a stilla a stilla, e irriga i fiori languenti, e s’insinua in ogni venuzza dell’erba rifinita. E siccome il vello prima rugiadoso [p. 141 modifica]e il terreno era arido, e poi guazzoso il terreno e il vello asciutto; così può il buono Iddio distinguere delle sue gioie le anime speranti in lui, mentrechè le altre d’intorno, abbandonate a sè stesse, vengono meno; e può preservare noi dall’altrui mollezza e farci esempio singolare, non per i meriti nostri ma per i suoi imperscrutabili consigli, i quali, meditati, ci ispirino, anzichè orgoglio incauto, umile gratitudine. Iddio buono può farlo; e vuole se noi lo preghiamo.