Eureka/Eureka/XIV.

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XIV.

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Edgar Allan Poe - Eureka (1848)
Traduzione dall'inglese di Maria Pastore Mucchi (1902)
XIV.
Eureka - XIII. Eureka - XV.

[p. 92 modifica]92 EUREKA XIV. Se le proposizioni di questo Discorso sono sostenibili, « la condizione di progressivo avvicinamento » è precisamente l’unica condizione in cui noi possiamo considerare lutte le Cose con sicurezza; e, colla dovuta umiltà, lasciatemi qui confessare che, per parte mia, sono imbarazzato a comprendere come mai qualunque altra, interpretazione dell'attuale condizione delle cose potrebbe essersi fatta strada nel cervello umano. « La tendenza all'avvicinamento » e « l'attrazione della gravitazione » sono frasi convertibili. Usando tanto Luna che l'altra, noi intendiamo parlare della reazione dell'Atto Primordiale. Non vi fu mai una necessità meno evidente che quella di supporre la Materia imbevuta di una qualità indistruttibile formante parte della sua natura materiale — una qualità, un istinto per sempre inseparabile da essa, un principio inalienabile, per virtù del quale ogni atomo è perpetuamente spinto a cercare l’atomo simile a lui. Non vi fu mai una necessità meno evidente che quella di accogliere quest’ idea non filosofica. Spingendoci arditamente al di là del pensiero volgare noi comprenderemo, metafìsicamente, che il principio della gravitazione appartiene temporaneamente alla Materia — soltanto durante la sua diffusione — soltanto mentre esiste come Pluralità invece che come Unità — le appartiene soltanto per virtù del suo stato d’irradiazione — appartiene, in una parola, interamente alla sua condizione e non assolutamente alla Materia. Sotto quest’aspetto quando l’irradiazione sarà tornata verso la sua sorgente — quando la reazione sarà completa — il principio della gravitazione non esisterà più. Ed in fatto, gli astronomi, senza raggiungere mai l’idea qui enunciata, sembra che l’abbiano avvicinata in quest’asserzione: « Se non vi fosse che un solo corpo nell’universo, sarebbe impossibile capire come si potrebbe stabilire il principio di gravità »; ciò vale a dire che dalla considerazione della Materia com’essi la trovano arrivano ad una conclusione alla quale io sono arrivato deduttivamente. Come una suggestione così feconda come quella citata abbia potuto rimanere cosi a lungo infruttuosa è un mistero che io trovo difficile da approfondire. E forse non poco la nostra propensione per il continuo — per l’analogico — e, più particolarmente in questo caso, per il simmetrico — che ci ha condotto fuori di strada. Ed in fatto, il senso della simmetria è un istinto,che può fare assegnamento su di una fiducia quasi cieca. E la essenza poetica dell' Universo — dell'Universo che nella suprema sua simmetria è semplicemente il più sublime dei poemi. [p. 93 modifica]EUREKA 93 Ora simmetria e consistenza sono due termini convertibili : — come Po' ..a e Verità sono una cosa sola. Una cosa è consistente in ragione della sua verita — è vera in ragione della sua consistenza. Una perfét a consistenza, ripeto, non può essere che un assoluta Verita. Noi possiamo ammettere dunque che l’Uomo non può sbagliare nò a lungo ne molto, se si lascia guidare dal suo istinto poetico che io sostengo essere l'istinto del vero e conseguentemente del simmetrico. Tuttavia egli deve porre attenzione, per paura di perdere di vista, seguendo troppo storditamente la simmetria superficiale delle forme e dei movimenti, la simmetria veramente essenziale dei principi che li determina e li dirige. Che i corpi stellari debbano finalmente fondersi tutti in uno, che infine tutti debbano riunirsi nella sostanza di tino stupendo gioito centrale già esistente, è un’ idea che da qualche tempo sembra abbia preso possesso, vagamente ed indeterminatamente, dell’ imaginazione umana. E un’ idea, in fatto, che appartiene alla classe delle idee eccessivamente evidenti. Scaturisce d’improvviso da una osservazione superficiale del movimento ciclico e in apparenza rotatorio 0 vorticoso di quella porzione individuale dèli Universo che cade più immediatamente, più strettamente sotto la nostra osservazione. Non vi è forse un solo essere umano, di una educazione comune e di una media capacità di riflessione, al quale, in un certo periodo, non sia venuto in mente l’idea in questione spontaneamente o intuitivamente e portante tutti i caratteri di una concezione profondissima. Tuttavia, questa concezione cosi comunemente accolla noli è mai nata, che io mi sappia, da considerazioni astratte, essendo, al contrario, sempre stata suggerita, come ho detto, dal movimento vorticoso attorno a dei centri, e fra questi movimenti stessi, nella stessa direzione, fu naturalmente cercata una ragione di essa — una causa della riunione di tutti i globi iti uno solo che s'imaginava già esistente. Così accade che annunciando la diminuzione graduale e perfettamente regolare osservata nell’orbita della cometa di Encke ad ogni successiva rivoluzione attorno al nostro Sole, gli astronomi furono quasi unanimi nell’opinione che la causa, di cui ora parliamo, fosse trovata — che si fosse scoperto un principio sufficiente per spiegare fisicamente quell'agglomeraz'one finale ed universale che, io ripeto, l’istinto analogico, simmetrico o poetico dell’ uomo aveva predeterminato drintendere come qualche cosa. di più che una semplice ipotesi. Fu dichiarato che quésta causa, questa ragione sufficiente per la riunione esiste in un agente intermediario straordinariamente raro, ma pur sempre materiale che percórre lo spazio: il quale agente, ritardando un poco il progresso della cometa, indebolisce perpetuamente la sua fòrza tan¬ [p. 94 modifica]EUREKA 94 genziale, dando così una predominanza alla forza centripeta che, naturalmente, tira la cometa sempre più vicina ad ogni rivoluzione e dovrà farla precipitare definitivamente sul Sole. Tutto ciò era strettamente logico — ammettendo l’agente intermediario o etere; ma se quest'etere fu ammesso così illogicamente fu colla certezza che nessun altro modo tranne quello detto sarebbe stato possibile a scoprire per spiegare l’osservata diminuzione nell’orbita della cometa: — come se dal fatto che noi non possiamo scoprire nessun altro modo di spiegazione potessimo dedurre che realmente non ne esiste alcun altro. E chiaro che un'infinità di cause possono servire, combinandosi, a diminuire l’orbita senza neanche una possibilità da parte nostra di conoscerne una sola. Frattanto non si è potuto mai interamente dimostrare, forse, perchè i ritardi occasionati dagli orli estremi deU’atmosfera del Sole, attraverso ai quali passa la cometa al perielio, non siano sufficienti per spiegare il fenomeno. Che la cometa di Eliche venga assorbita dal Sole è probabile; che tutte le comete del sistema vengano assorbite vi è più che una semplice probabilità ; ma in tal caso il principio di assorbimento si dovrà attribuire all’eccentricità dell’orbita delle comete — al loro estremo avvicinamento al Sole nel loro perielio ; ed è un principio che non indebolisce in nessuna maniera le pesanti sfere che si devono considerare come il vero materiale che costituisce l’universo. Riguardo alle comete in generale, lasciatemi dire, di volo, che noi non siamo in un grande errore considerandole come i lampi del Cielo cosmico. L’idea di un etere ritardante, e di un’agglomerazione di tutte le cose per mezzo suo, sembrò che in una sola volta fosse riconfermata da una diminuzione positiva osservata nell’orbita della luna. Riferendoci agli eclissi registrati 2500 anni fa, si trovò che la velocità della rivoluzione del satellite allora era considerabilmente minore che non sia adesso ; che, nell’ ipotesi che il suo movimento nella sua orbita sia uniformemente d’accordo colla legge di Kepler, e ciò fu accuratamente determinato allora 2500 anni fa, adesso sarebbe in avanzo di 9000 miglia circa dalla posizione che doveva occupare. L'aumento di velocità provava, naturalmente, una diminuzione di orbita, e gli astronomi erano fortemente propensi ad ammettere un etere, come la sola maniera di spiegare il fenomeno, quando Lagrange venne alla riscossa. Egli dimostrò che per la configurazione degli sferoidi gli assi più corti delle loro ellissi sono soggetti a variazioni in lunghezza ; mentre gli assi più lunghi sono permanenti ; e che questa variazione è continua e vibratoria, cosicché ogni orbita è in uno stato di transazione o dal cerchio al- l’ellisse, o daU’ellisse al cerchio. Nel caso della luna, dove [p. 95 modifica]EUREKA 95 ]’asSe più corto è decrescente, l'orbita passa dal cerchio al- l’eilisse e per conseguenza decresce pure ; ma dopo una lunga serie di secoli si raggiungerà l’estrema eccentricità; allora l asse più corto comincierà ad aumentare finché 1 orbita diverrà un circolo, poi il processo di diminuzione avrà luogo di nuovo e così via per sempre. Nel caso della Terra l'orbita passa dall'ellisse al circolo. 1 fatti dimostrati cosi sopprimono ogni necessità di supporre un etere e, naturalmente, ogni apprensione per l’instabilità del sistema che riguarda l'etere. Si ricorderà che io stesso ho ammesso ciò che noi possiamo definire un etere. Ho parlato di una sottile influenza che, come sappiamo, accompagna sempre la materia, sebbene diventi manifesta solo per mezzo dell eterogeneità della materia, lo ho attribuito a quest’ influenza, senza speranza di giungere a spiegare, anche con alcuni sforzi, la sua terribile natura, i vari fenomeni di elettricità, di calore, di luce, di magnetismo e inoltre — di vitalità, di coscienza e di pensiero — in una parola, di spiritualità. Si vedrà subito, allora, che l’etere così concepito è radicalmente distinto dall’etere degli astronomi, in quanto che quello è materia ed il mio non lo è. Cosi, coll' idea della scomparsa dell’etere materiale, sembra contemporaneamente scomparire l’idea di quell'agglomerazione universale presentita dall’imaginazione poetica del genere umano — agglomerazione alla quale una sana Filosofìa avrebbe potuto prestar fede senza timore, almeno fino ad un certo punto, se fosse stata presentita senza nes- sun’altra ragione che quest' imaginazione poetica. Ma per quanto l’Astronomia — per quanto la semplice Fisica abbiano parlato, pure non si può concepire nessuna fine al ciclo dell’ Universo. Se anche si fosse dimostrato questa fine per mezzo di una causa cosi puramente collaterale come è l’etere, l’istinto Umano della Divina potenza di adattamento si sarebbe ribellato contro questa dimostrazione. Noi saremmo stati obbligati a considerare 1’ Universo con un certo senso d’ insoddisfazione come noi proviamo contemplando un inutile e complicato lavoro dell’arte umana. La creazione ci avrebbe interessato come un imperfetto intreccio in un romanzo il cui scioglimento è avvenuto stupidamente per mezzo d’incidenti esterni ed estranei al soggetto principale che s’interpongono invece di scaturire dal profondo della tesi, dal cuore dell’ idea dominante, invece di sorgere come un risultato della prima proposizione, come parte integrante inseparabile ed inevitabile della concezione fondamentale del libro. Ora si capirà più chiaramente che ,cosa io intenda dire per simmetria puramente superficiale. E semplicemente per mezzo delle lusinghe di questa simmetria che noi siamo [p. 96 modifica]EUREKA 96 stati ingannati nell’idea generale di cui l’ipotesi di Madler non e clic una parte - I idea della vorticosa attrazione dei globi. Mettendo da parte questa concezione puramente tisica, la simmetria di principio ci fa vedere la line di tulle le cose mciaiisicamente implica'.--vie] pensiero di un cominciamento; ci fa cercare e trovare in quest'origine di tutte le cose i rudimenti di questa line ; e ci fa conoscere la empietà di supporre che questa line sia forse stata condotta meno semplicemente — meno direttamente — meno ovviamente — meno artisticamente — che per mezzo della reazione dell'Alto originano.