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XVI.
Ma dobbiamo noi arrestarci qui? No. Nell'agglomerazione
e dissoluzione Universale, noi possiamo prontamente concepire che da una serie di condizioni nuove e totalmente
differenti possa derivare — un’altra creazione ed irradiazione ritornante in sè stessa — un’altra azione o reazione
della Volontà Divina. Guidando la nostra imaginazione per
mezzo di quella suprema legge delle leggi, la legge della
periodicità, non siamo noi veramente più che autorizzati ad
accogliere la credenza — diciamo più tosto ad accarezzare
la speranza — che i processi che noi ci siamo avventurati
ad osservare saranno rinnovati eternamente ; e che un nuovo
Universo ingrandirà nell’esistenza e poi cadrà nel nulla ad
ogni pulsazione del Cuore Divino?
Ed ora, — questo Cuore Divino — che cosa è? È il nostro proprio cuore.
Non spaventiamo la nostra anima coll' irriverenza puramente apparente di quest’ idea e non la togliamo a quel
freddo esercizio di coscienza — a quella profonda tranquillità dell’analisi dì sè stessa — per mezzo della quale, soltanto, noi possiamo sperare di arrivare fino alla più sublime
verità, e di guardarla a nostro bell’agio faccia a faccia.
I fenomeni dai quali devono, in questo momento, dipendere le nostre conclusioni, sono puramente ombre spirituali, ma non di meno del tutto sostanziali.
Noi passeggiamo attraverso ai destini dell’esistenza del
nostro mondo circondati da Memorie oscure, ma pur sempre presenti di un Destino più vasto — molto remoto nel
tempo trascorso, ed infinitamente imponente.
Noi viviamo una Gioventù particolarmente incalzata da
tali sogni, che però non consideriamo mai come sogni.
Noi li riconosciamo come Memorie. Durante la nostra Gioventù la distinzione è troppo chiara per ingannarci anche
per un solo momento.
Finché dura questa Gioventù il sentimento della nostra
esistenza è il più naturale di tutti i sentimenti. Noi lo comprendiamo del tutto. Che vi fosse un periodo in cui non
esistevamo — o che potesse essere accaduto che non avessimo mai esistito — sono considerazioni che durante questa
gioventù noi troviamo realmente difficili a capire. Perchè
avremmo potuto non esistere, questo è, fino all'epoca detta
nostra Virilità, di tutti i quesiti quello al quale ci sarebbe
stato più difficile rispondere. L'esistenza — la propria esistenza — 1’esistenza di tutti i tempi e di tutta l’eternità —
ci sembra, fino all’epoca della nostra Virilità, una condizione
ormale ed incontestabile: — questo sembra,perchè questo è. [p. 100modifica]i
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Ma poi viene il periodo in cui una convenzionale Ragione
del Mondo ci sveglia dalla verità del nostro sogno. Il Dubbio, In Sorpresa e l'Incomprensibilità arrivano allo stesso
momento. Essi dicono: — « Voi vivete e vi fu un tempo
in cui non vivevate. Voi siete stato creato. Esiste un’ Intelligenza più potente della nostra ; ed è solo per mezzo di
quest’ Intelligenza che voi vivete. » Noi lottiamo per comprendere queste cose e non possiamo — non possiamo perchè queste cose non essendo vere, sono cosi, di necessità,
incomprensibili.
Non esiste un essere pensante che, ad un certo punto
luminoso della sua vita di pensiero, non si sia sentito perduto fra quel caos di futili tentativi per comprendere o credere che vi esiste qualche cosa più grande della sua propria anima. La più profonda impossibilità di un'anima a
sentirsi inferiore di un'altra; l’intensa e opprimente insoddisfazione e ribellione del pensiero; — queste non sono, colle
onnipotenti aspirazioni alla perfezione, queste non sono che
le lotte spirituali, che coincidono colle lotte materiali verso
1’ Unità originale — sono, almeno per la mia mente, una
specie di prova che sorpassa di molto ciò che l’Uomo chiama
la dimostrazione che nessuna anima è inferiore ad un’altra
— che non vi è, e non vi può essere, niente di superiore
ad un’anima qualunque — che ogni anima è, in parte, il
proprio Dio — il proprio Creatore: — in una parola, che
Dio — il Dio materiale e spirituale — non esiste ora che
nella Materia e nello Spirito diffusi nell’Universo; e che la
concentrazione di questa Materia e di questo Spirito diffusi
non saranno che la ricostituzione del Dio puramente Spirituale ed Individuale.
Da questo punto di vista, e solo da questo punto, noi
comprendiamo gli enigmi dell’ Ingiustizia Divina — del Fato
Inesorabile. Soltanto da questo punto di vista diviene comprensibile 1’esistenza del Male ; anzi da questo punto di
vista diviene più che comprensibile — diviene sopportabile
La nostra anima non si ribella più contro un Dolore che
noi stessi abbiamo imposto a noi stessi, per compimento
dei nostri disegni — con uno scopo — per quanto futile
esso sia — di estendere la nostra Gioja.
Ho parlato di Memorie che c’incalzano durante la nostra
Gioventù. Esse talvolta ci perseguitano anche nella nostra
Virilità : — assumono gradatamente forme sempre meno
indefinite: — di tanto in tanto ci parlano a bassa voce e
dicono :
« Vi fu un’epoca, nella Notte dei Tempi, in cui esistette
un Essere immortale — uno solo di un numero assoluta-
mente infinito di simili Esseri che popolano il dominio assolutamente infinito dell’assolutamente infinito spazio. Quest’Essere non ebbe e non ha il potere — più di quello che [p. 101modifica]EUREKA
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non hai tu stesso — di estendere di una quantità positiva
la gioja della sua Esistenza; ma soltanto quanto è pure in
tuo potere di espandere e di concentrare i tuoi piaceri (l'ammollare assoluto della felicità rimanendo però sempre, lo
stesso), altrettanto apparteneva o appartiene una tale capacità a quest’Essere Divino, che passa la sua Eternità in
perpetua variazione di Concentrazione e quasi Infinita Diffusione di Sè. Ciò che tu chiami « L’ Universo » non è che
l’espansione presente della esistenza. Egli ora sente la sua
vita per mezzo di un numero infinito di piaceri imperfetti
— di piaceri parziali frammisti a pene che hanno quegli
esseri inconcepibilmente numerosi che tu designi come sue
creature, ma che non sono realmente che infinite individualizzazioni di Lui stesso. Tutte queste creature — tutte —
tanto quelle che tu chiami animate come quelle alle quali
tu neghi la vita, per la semplice ragione che tu non la scopri nelle loro operazioni — tutte queste creature hanno in
maggiore o minor grado una capacità di godere e di soffrile: — ma la somma generale delle loro sensazioni è precisamente quell'ammontare di Felicità che appartiene di diritto all’ Essere Divino quando è concentralo in Sè stesso.
Tutte queste creature sono anch’esse Intelligenze più o meno
coscienti: coscienti, primariamente, della loro identità; coscienti, secondariamente, e per deboli e indeterminati barlumi, della loro identità coll’ Essere Divino di cui parliamo — della loro identità con Dio. Delle due specie di
coscienze supponi che la prima s’indebolisca gradatamente
e la seconda si rafforzi, nella lunga successione di secoli
che deve trascorrere prima che queste miriadi d’intelligenze
individuali si confondano — allorché si confonderanno in
Una sola anche le brillanti stelle. Pensa che il senso del-
T identità individuale verrà gradatamente sommerso nella
coscienza generale — che 1’ Uomo, per esempio, cessando
impercettibilmente di sentirsi Uomo, raggiungerà alfine
quella formidabile e trionfante epoca in cui egli riconoscerà
nella sua esistenza l’esistenza di Jehovah. In pari tempo
ricordati che tutto è Vita — Vita — Vita nella Vita — la
minore nella maggiore e tutto entro lo Spirito di Dio. »