Favole (La Fontaine)/Libro decimoprimo/I - Il Leone

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Libro decimoprimo

I - Il Leone

../ ../II - Gli Dèi vogliono istruire un figlio di Giove IncludiIntestazione 16 ottobre 2009 50% raccolte di fiabe

Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro decimoprimo

I - Il Leone
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Il sultano Leopardo, in illo tempore,
a furia di confische,
aveva molti cervi e molti buoi
ed infinite pecore
radunati nei boschi e parchi suoi.

Un dì sente che nato era un Leone
nella vicina selva.
Per fare i complimenti d’occasione
un suo visir chiamò
navigato nell’arti diplomatiche,
e a lui vecchio Volpone
così, dicon, parlò:

- Tu temi, amico, il lioncel qui accanto,
ma morto il padre suo, confesso il vero
ch’io non lo temo tanto.
Anzi dirò che il povero orfanello
mi fa quasi pietà,
ché in mezzo ai tanti imbrogli dell’impero,
non che nuocere agli altri avrà di grazia
se a tempo ai fatti suoi provvederà -.

Visir Volpone un po’ scosse la testa,
poi disse: - Mio padrone,
confesso il ver, non ho la compassione,
per simili orfanelli, che tu senti:
ma dico che bisogna o comprar questa razza
nemica, o meglio ancor, se credi,
prima che forti metta l’unghie e i denti,
levarsela dai piedi.

E dico ancor che giova il farlo presto,
perché, se il mio pronostico non sbaglia,
questo Leon terribile in battaglia
sarà il più forte eroe de’ pari suoi.
L’amicizia tu comprane, se vuoi,
o se non vuoi, provvedi
a toglierlo dai piedi -.

Così il visir, ma fu fiato sprecato.
Il Sultano dormì sul suo pericolo
e dormirono i suoi, bestie e non bestie,
finché il Leon fu grosso diventato.
Un giorno a un tratto romba
nell’aria un suon di tocsin, e rimbomba
un grido di spavento.
Si consulta il visir. - Ecco il momento, -
risponde, - che vi avea pronosticato.
Non c’è rimedio, invano
da cento parti e cento
corrono a voi. Qual più gente possiede
colui è più da’ suoi nemici avvolto
che tutti voglion essere pagati
e si pagan di pecore e castrati.
Fate la pace col Leon, che tutti
vince in valor gl’inutili alleati
che vivono di noi.
Coraggio, forza, astuta vigilanza
ecco gli aiuti suoi.
A lui gettate subito un boccone,
e se non basta un quarto di montone,
datene due, date del grasso bue,
scegliendo il più pasciuto dell’armento,
così con uno ne salvate cento -.

Offese il sentimento nazionale
un tal consiglio e intanto
soffriron poco o tanto
tutti gli stati e guadagnò nessuno.
Tutti fûr vinti e comandò quell’uno
ch’essi temean terribile animale.

Se voi lasciate crescere il potente,
fatelo amico - e questa è la morale.