Firenze vecchia/XIII. Notizie di Corte - Tedeschi per le vie

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XIII. Notizie di Corte - Tedeschi per le vie

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XIII. Notizie di Corte - Tedeschi per le vie
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Notizie di Corte: Tedeschi per le vie


Ferdinando III vuol riammogliarsi - La sorella della nuora - La futura sposa a Firenze - Re Ferdinando al Congresso - Passaggio di soldati tedeschi La «lista dei tre colori» - Il generale Guglielmo Pepe e il generale Ruffo - Disfatta e fuga paurosa.

Il matrimonio del Principe ereditario non era stato fecondo, e ciò mise in serio imbarazzo il Granduca, che temeva compromessa seriamente la successione al trono. Ed essendo questa per lui una faccenda della massima importanza, e della quale forse ebbe a tener parola col fratello Imperatore quando venne a Firenze, decise di passare a seconde nozze per vedere se lui, già quasi vecchio, sarebbe stato più fortunato, diciamo così, del figliuolo Leopoldo. Perciò non sapendo dove battere il capo, si risolvè di domandare in sposa la sorella della propria nuora, principessa Maria Ferdinanda Amalia di Sassonia, nata il 27 aprile 1796, e perciò più giovane ventisette anni di lui. Ma la necessità non ha legge. Presa dunque una simile risoluzione, Ferdinando III espose il suo desiderio al principe Massimiliano, padre della principessa Ferdinanda. E così, la domanda del Granduca di Toscana essendo stata accolta con giubbilo dal principe di Sassonia, una sorella sarebbe diventata suocera dell’altra.

L’arciduca Leopoldo rimase per vero dire un po’ [p. 196 modifica]mortificato di fronte ai sudditi ed alle altre Corti, nel veder costretto il canuto genitore a riprender moglie per causa sua.

La futura sposa arrivò in Firenze il 26 ottobre 1820 alle undici di notte, col proprio padre e con la sorella principessa Amalia ed il seguito in cinque legni ed un brancard. Appena giunti, andarono a Palazzo Pitti ove furono ricevuti nel quartiere della Meridiana dal Granduca, dai Principi ereditari, dal principe e dalla principessa Rospigliosi e dal cavallerizzo Martelli.

Immediatamente passarono a tavola insieme al marchese Emilio Piatti, maggiordomo del principe di Sassonia, e alla contessa di Peralta, dama d'onore della principessa. Quindi ognuno dei personaggi fu condotto nelle stanze loro assegnate, ed anche le persone del seguito furono provvisoriamente alloggiate a Pitti. Quando però fu concluso il matrimonio, il Principe e le due figlie passarono ad abitare in Palazzo Vecchio.

La celebrazione del matrimonio sembra che si protraesse un poco a causa dei fatti di Napoli, e certamente per la morte della principessa Maria Anna, sorella del re di Sassonia e zia della futura sposa del Granduca, essendo sorella pure del principe Massimiliano. La nuova della morte fu portata inaspettatamente da un corriere straordinario della Corte di Sassonia la sera del 3 dicembre al Teatro del Cocomero, dove si trovava il Sovrano insieme con i principi.

Il Re di Napoli primo suocero del Granduca fece, nella circostanza del suo passaggio da Firenze, la conoscenza del nuovo suocero di suo genero e della futura Granduchessa di Toscana con la quale si rallegrò, incitando al tempo stesso il gran principe Leopoldo a non lasciarsi vincer la mano dal padre.

Re Ferdinando come abbiamo detto, si era recato al Congresso onde sistemar meglio i suoi sudditi, e frattanto il reggente duca di Calabria ed i Ministri stavano in apprensione non ricevendo lettere del re. Quando finalmente ne ebbero una, rimasero stupiti. In quella lettera, che Ferdinando I scrisse al figliuolo, anziché parlargli degli affari di Stato, [p. 197 modifica]gli dava la preziosa notizia che i suoi cani «agli esperimenti di caccia in Gorizia» avevano superato i bracchi dell’imperatore di Russia. Nelle altre, che una volta rotto il ghiaccio, continuò a mandare, si fingeva intimorito dalle minacele delle tre monarchie alleate, le quali, secondo lui, e sarà stato anche vero, lo trattavano come un sottoposto.

Poco dipoi si cominciarono a vedere in Firenze i primi capitoli di quella tale costituzione che il re delle Due Sicilie era andato a farsi dare a Vienna. E questi primi capitoli sotto forma di 3000 soldati austriaci che eran diretti a Napoli precedendo un corpo dì oltre 45,000 uomini, arrivarono nel pomeriggio del 12 febbraio 1821. Tutta la gente era accorsa a veder quelle truppe che quando discorrevano pareva che leticassero, perchè nessuno intendeva nulla; e sembrava impossibile che parlando quella lingua dovessero intendersi fra di loro. Il popolo fiorentino ha sempre delle uscite curiose!

I ragazzi, al solito, andavano avanti, a passo; ma con le gambe corte non potendo farlo lungo quanto i soldati, si sentivano spesso arrivare qualche incitamento con un di que’ piedi che parevan gastighi, ed allora eran risate da non credersi. E quei soldati che sembravan di legno, duri, intirizziti, co’ bafiì lunghi insegati, il naso a can mastino, si voltavano verso la gente, guardandola con certi occhi chiari di gatto, in aria di minaccia.

Siccome era di carnevale, così anche quel passaggio di truppe diventò un divertimento dì più. Ma il Magistrato, in considerazione appunto di tale circostanza, per evitare possìbili sconcerti che avrebbero potuto nascere dal battere ì tamburi dì giorno, permesso in tempo del carnevale, e volendo per quanto dipendeva dal Magistrato stesso prevenire tali sconcerti, deliberò di incaricare il Gonfaloniere di scrivere opportunamente al Presidente del Buon Governo «perchè si compiaccia qualora lo riconosca utile e proficuo alla Polizia, dare gli ordini necessari per la cessazione di questo uso, specialmente nel tempo che saranno alloggiate in questa città le truppe estere.» [p. 198 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/210 [p. 199 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/211 [p. 200 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/212 [p. 201 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/213 [p. 202 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/214