Gazzetta Musicale di Milano, 1853/Suppl. al N. 1

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Suppl. al N. 1

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[p. 9 modifica]La mente è una casa che conviene fornire di arredi. Gli studi sono i mobili. Il compositore che non sa l’arte è un operaio che non ha utensili nè materia su cui lavorare. Negli studi tecnici nulla vi ha di inutile, ogni artifizio usato a proposito può costituire una parola polente, ma per usarlo all’uopo conviene saperlo adoperare con perizia e disinvoltura. Apprendi l’arte, e mettila da parte, dice il proverbio. Quel maestro, il quale fa sfoggio di contrappunto ove non è richiesto, dà segno di essere privo di senno. Quello che non lo fa ove è a proposito, dà segno di essere privo di scienza; fra pazzo ed ignorante v’ha poco divario, se non che il pazzo che sa, può avere lucidi intervalli, l’ignorante rimane sempre al buio. Il bello è l’immagine del vero. Il bello si sente, il vero si conosce, si intende. La medesima relazione che passa fra il vero ed il beilo esiste fra il sentimento e l’intelligenza. La mente spiega, coordina i fatti ad un principio, l’immaginazione raccoglie sensazioni ed effetti, e li ripone nel magazzeno della memoria per evocarli all’uopo e combinandoli cavarne nuovi effetti. Ma l’immaginazione, che un dottissimo nostro chiama la matta di casa, conviene sia provveduta dei mezzi tecnici, come l’operaio di utensili, e se qualche volta può essere lasciala trascorrere libera, ha pure spesso bisogno o di freno o di direzione o di eccitamento. È difficile trattar bene un soggetto che prima non si abbia meditalo; impossibile se l’artista non si è prima provveduto collo studio di quanto può essere dal soggetto stesso richiesto. L’approvazione o disapprovazione del senso è di somma importanza in fatto di musica e d’arti in genere; ma conviene procacciarsi coll’esercizio continualo la maggiore squisitezza possibile del senso, per potersi fidare di lui. Le regole non sono leggi arbitrarie, ma leggi fatte dietro l’osservazione di ripetuti fatti producenti tali o tali effetti buoni o cattivi, affinchè i compositori sappiano preventivamente ciò che far possono, od evitar debbono, onde ottenere i primi, scansare i secondi. Può darsi però che nel fervore dell’immaginazione il compositore trovi un fatto nuovo, una combinazione, la quale per alcune circostanze, mentre sembra contraddicente ad una data regola, produca ciò non pertanto un buonissimo effetto. In tali casi conviene riportarsi al giudizio del senso, e, se questo è realmente favorevole, non temere le censure dei critici, i quali non tarderanno a ricredersi, certi che il nuovo fallo verrà col tempo a modificare la regola. Egli è in tal modo che l’arte progredì, e molte regole antiche o si modificarono, o perdettero ogni vigore. Ma conviene che il nuovo trovalo sia dal commi senso assentito. Le produzioni artistiche non debbono piacere ai soli dotti; ma nemmeno ai soli indotti. Quelle sono veramente pregevoli che incontrano l’approvazione degli uni e degli altri; ciò nullameno non polendo riuscire a tulli gradito, vorrei piuttosto ottenere l’approvazione di chi sa ed intende, perocché se anche fra questi molli talora s’ingannano nei loro giudizii; più spesso accade s’ingannino gli altri, e che il pubblico esalti oggi ciò che jeri calpestò, calpesti oggi ciò che jeri idolatrava. Vi sono due modi di studiare le opere dei sommi maestri: l’uno si limita a intendere l’esteriorità delle forme, l’altro consiste nell’indagare come essi abbiano inteso il vero e saputo nobilitarne l’immagine, e il concello. L’uno e l’altro sono utilissimi a chi vuole farsi artista; ma il primo vuole essere esteso a tutte le forme per apprendere a non seguirne alcuna, il secondo esercitalo per formarsi un gusto proprio, e intendere meglio la propria tendenza: entrambi per acquistare un modo proprio, un proprio carattere. Chi riesce a formarsi uno stile si pone a capo del gusto del pubblico e, se ha ingegno educato e polente, riescirà facilmente a farselo amico ed avere seguaci: chi per lo contrario corre sulle orme altrui corre, rischio di trovarsi ultimo, solo, negletto e disprezzato. Ma il riuscire originale non basta se l’originalità non porla con sè il carattere della manifestazione di un sentimento, di un vero, che è il carattere della spontaneità; eppcrò all’artista non bastano i mezzi tecnici, è necessaria la cognizione di questo vero, cognizione che può solo acquistare collo studio dell’uomo e di sè stesso. Sia qualunque il mezzo meccanico con cui un’arte si attiva, e parla, il suo linguaggio non può altrimente interessare se non riproducendo l’uomo all’uomo nelle vicende de’ suoi affetti, de’ suoi dolori, delle sue speranze, de’ suoi timori. Il pittore, lo statuario che non intende la corrispondenza fra l’uomo interno e il suo organismo, che non sente come questo si alteri, si modifichi a seconda delle passioni, dei conflitti che l’animo sostiene o soffre, per quanto abile disegnatore, dipintore o modellatore egli sia, non darà mai vita alle sue figure. Così il musicista che non sa discendere in sè stesso, che non sa trasformare l’esistenza propria in quella di un essere immaginato; non farà che vani accozzamenti di suoni, e se cerca un’originalità altrove che nel proprio sentire cadrà nel contorto, nel freddo, nel lambiccalo. Ad evitare questo pericolo basterà egli lo studio scompagnato dal genio, o questo senza di quello? L’uno e l’altro son necessarii, che entrambi sono sterili da solo, entrambi fertili se accoppiali. Chi non ha genio non si attenti entrare nel sacrario delle arti; esso rimarrebbe sempre profano; ma del pari chi non istudia non isperi giammai di vedere diradarsi la nebbia che ne nasconde il nume sedente sull’ara. Non chiuderemo questo qualunque siasi scritto senza raccomandare agli studiosi un’opera pregevolissima e di grandissima utilità per lo studio tecnico, non è molto pubblicala dal dottissimo maestro Luigi Picchiami, autore ben noto di scritti didascalici in cui chiarezza, semplicità, ordine e giustezza di idee si riuniscono a bella lingua, e appropriata dizione. Quest’opera ha titolo Saggio di studi di composizione musicale sopra alcuni paramenti di Fenaroli, ed è un modello preziosissimo, sull’esempio del quale. chi non si stancherà di esercitarsi, ne avrà sicuro vantaggio; perocché vi apprenderà non solo l’arte di disporre le parli di una composizione in bella armonia, ma quella ancora di ricavare da un’idea altre idee che vi si possano accoppiare in modo da darsi reciprocamente rilievo, e concorrere tutte a rendere il discorso musicale elegante ed efficace, grandioso ed interessante il concetto. Quest’opera meriterebbe un elogio assai più esteso di quello cui per non dilungarci maggiormente

 ci limitiamo; ma il chiarissimo nome

dell’autore già ben noto e benemerito supplisce abbastanza a quello che tralasciamo di dire; e chi ha a cuore di istruirsi ed acquistare il franco maneggio della diffidi arte vedrà facilmente da sè la verità del poco che ne dicemmo. IL Boucheron. IL PRIMO GENNAJO. Un nuovo anno somiglia a que’ tiranni dell’antichità il cui ritorno, dopo breve assenza, era oggetto di sorde maledizioni, nel tempo stesso che s’accoglievano col sorriso sulle labbra e con le mani piene di offerte; offerte che del resto valevano qualche cosa di più dei nostri vani applausi, i quali ricordano il teatro anche laddove non dovrebbe essere ricordalo. Un anno di più! ripete ciascuno con un lungo sospiro, e ciascuno nasconde sotto codesta esclamazione e sotto codesto sospiro un timore o una speranza. Per la donna, tutte le primavere vanno a trasformarsi in inverno, e qui v’ha d’ordinario rimpianto di tempi che non son più; pel vecchio che cammina verso la tonfila, v’ha mestizia e dolore; per la giovane che vede dinanzi a sè la vita bella e ridente, gioje e feste. Se non che, le idee filosofiche sono felicemente soffocale dai doveri o dalle convenienze che impone il primo giorno dell’anno; giorno che molte in movimento tutta la scala sociale, recando intorno, in ragione del novanta per cento, melile parole, sterili voli, bugiardi augurii, riepilogali solitamente in un pezzetto di carta lucida e stampala, sulla quale v’ha un nome, una corona, uno stemma... e qualche volta una mentila alla verità ed al pudore. Volete entrare con me, lettori indulgenti, in una casa abitala da varie classi di persone? Da quanto là dentro succede, potrete a un di presso giudicare di tulle le altre case della città. Incominciate a trovare raccolte dalla portinaja le persone di servizio di sci o selle inquilini, le quali passano in revista i doni ricevuti per le feste o pel capo d’anno; e chi deplora l’avarizia dell’uno, chi esalta la generosità dell’altro... La fantesca di un maestro di musica sperava aneli’ essa un regalo... ma l’opera nuova del suo padrone è stala zittita e non si rialzerà mai più, a malgrado delle lodi imparziali di qualche disinteressato giornale!... Il primo piano è abitalo da un ricco banchiere, che ha una numerosa famiglia, e di cui è abitudine dare un pranzo c un concerto vocale e istrumentale il primo giorno dell’anno. Al pranzo, ognuno assiste solitamente con molto interesse e con giusta ammirazione; al concerto per lo contrario con manifeste dimostrazioni d’indifferenza o di noja. Molli elogi al cuoco, non una parola di lode al giovane maestro che ha composto, per la solenne circostanza, due nuovi pezzi pieni di estro e di gusto. Al secondo piano abita uno zitellone ricco, egoista, che pretende ancora alle fortune galanti di un Lovelace, che suona il flauto tulli i giorni di pioggia, e che maledice una sequela di nipoti che, in simile circostanza, non manca mai di recarsi a fargli le sue cordiali felicitazioni. Costui ha una fretta da non dire: deve provarsi degli abili nuovi, mandar regali alle signore che gli sono cortesi di buona accoglienza, far visite, consegnare biglietti e dividere la sua veglia notturna fra due o tre sale di belle dame alle quali ha la fatuità di credere di non essere indifferente. Al terzo piano trovasi un impiegalo che, nei brevi suoi ozii, suona il violino, lacerator di ben costruiti orecchi, come scrisse il poeta. Egli è uscito di casa per le visite d’obbligo a’ suoi superiori, ben inteso che farà precedere quelle dove teme o dove spera alle altre che non gli posson frullare nè in bene nè in male, nè in biasimo nè in lode. Al medesimo piano v’ha uno cantante: bi [p. 10 modifica]gliettini muscati, mazzi di fiori, scatole di confetture e strenne splendidamente legate arrivano alla sua anticamera e passano nella sua stanza di ricevimento, con un’accoglienza fredda ed indifferente. Non è questo vano apparato di corbellerie che possa eccitare il suo entusiasmo e renderle accetto il primo giorno dell’anno. Ella ha idee di solidità d’altro genere, sole che possano compensarla della disapprovazione del pubblico in teatro. Al quarto piano troviamo un appartamento modestissimo nel quale il dolore è entralo insieme coll’anno nuovo. È abitalo da povere cucitrici; sono tre sorelle, un dì comode, ben educale e che ora vivono dei loro aghi. Queste poverette amavano con tenera sollecitudine il vecchio lor padre, morto la stessa mattina; e, ciò malgrado, stanno lavorando a trapuntare un abito di seta, destinato ad una signora che deve farne pompa, la sera del primo gennajo, ad una festa da ballo. Hanno avuto una generosa anticipazione pel loro lavoro, e non posson mancare alle solenni loro promesse di compirlo. - Ma come, un dì agiate ed or povere? - È la storia di mezzo genere umano! Giovane e sano, il lor padre era uno de’ più ricercali e de’ meglio pagali maestri di musica della città; vecchio, infermo e carico di famiglia, gli caddero addosso il lucro cessante, il danno emergente, e da ultimo la povertà ed il dolore. Al piano più alto v’ha un giovane di mercante che si duole di dover andare allo studio, benché sia chiusa la bottega, invece di divertirsi come tanti altri; un praticante d’avvocato che si rallegra delle formalità del primo giorno dell’anno, grazie alle quali i suoi creditori l’hanno lasciato dormire; una modista che gli dà passando il buondì, con la sua scatola di cartone sul braccio; un vecchio organista alla fine, sì affaccendato a scrivere per la sua parrocchiale, che non sospetterebbe nemmeno la morte dell’anno 1832, se non venisse ad annunziargliela espressamente il sagrista. Ognuno soddisfa al programma della propria giornata; ognuno corre per la città distribuendo parolette cortesi, carte di visita o regninoci: e, simile agli altri giorni dell’anno, questo scorre alba sua volta, senza mantenere quanto aveva promesso. Il concerto del banchiere è stato applaudito, ma gustato meno del pranzo e accompagnalo da minore allegria. Il dovizioso zitellone è stato grandemente punto e sconcertalo dall’imprudenza di aver condotto con sè un nipote giovane, bello e galante, al quale le signore in disponibilità hanno usalo molte cortesie e dello un mondo di cose seducenti e graziose. L’impiegalo ha trovato dall’immediato suo superiore un ricorso de’ suoi vicini di casa tendente a impedirgli di turbar quind’innanzi la pubblica tranquillità con le scordature strazianti del suo violino, ed ha ricevuto per sovramercato la consolante notizia che, in una sperala promozione, gli era stalo anteposto un aspirante, con dieci anni di servizio meno di lui. La cantante, che si lusingava di doni più solidi in casa, e di miglior fortuna in teatro, fu protestata dalla Direzione, e se vorrà appellarsene al Tribunale correrà rischio di giuntarvi anche le spese. L’abito a trapunti fu consegnalo a tempo e pagalo. Ma quale straziante contrasto fra un’orchestra da ballo e le lagrime ed i singhiozzi di tre povere orfane! Il praticante d’avvocalo e il giovane da negozio sono stali obbligali di cedere ad un umanitario del 20 per cento la loro rispettiva mesata per generosità indispensabili, quasi diremmo di coscienza; e persiti la crestaja ha regalalo la moglie dei portinajo la quale incominciava già a guardarla di traverso. Anche il vecchio organista ha subito le proprie tabulazioni, perocché lo strepilo egli andirivieni di tanta gente affaccendala gli hanno impedito di finire una fuga dalla quale sperava applausi e fortuna. Gli resta da musicare, per la fine di gennajo, una cattiva canzone alla Felicità, lavoro del quale fu incaricalo da un Visionario, suo amico e mio; ma sarà questo un soggetto atto ad eccitare il non difficile estro del maestro? Ne dubitiamo. Il problema dell’umana felicità non fu ancora ben sciolto né ben musicalo da alcuno. I. R. TEATRO ALLA SCALA La sera del 26 dicembre scorso fu inaugurata la stagione di carnevale al nostro maggior teatro, nuovamente addobbato e ripulito, col Luigi V, musica del maestro Alberto Mazzucato, eseguito dalle signore Marietta Gazzaniga-Malaspina (Bianca), Gaetanina Brambilla (Elisa), e dai signori Negrini (Luigi V), Corsi (Ugo), Alessandrini, ecc. È sufficientemente nota l’eccellenza di questa lirica produzione di Felice Romani, già tanto encomiata sotto il titolo di Ugo conte di Parigi, clic il celebre Donizetti con lusinghiero successo poneva in musica per la quaresima del 1852, ed alla quale poscia con inavvertito consiglio si cambiò il protagonista, si tolsero alcune strofe e se ne aggiunsero alcune altre. Non ne daremo perciò nemmeno un conciso ragguaglio. Che ora poi crediamo di approvare o no l’arduo confronto a cui si esponeva il maestro Mazzucato quando nel febbrajo del 1845 musicava di nuovo pel teatro Re la suddetta tragedia, è il meno che possa interessare la maggior parte dei nostri lettori. Potrebbe forse tornar loro non discaro che ci impegnassimo in un esame di tutti i pezzi che compongono questo spartito; ma poiché ricordiamo specialmente l’ultimo cenno di lode, pubblicato in questa medesima Gazzetta, in data di Parma, 26 marzo dello spirato anno, nel quale ravvisiamo opinioni che differiscono in qualche punto dalle nostre, a mo’ d’esempio per ciò che concerne la scorrevolezza della melodia, le spesso inattese e svariate modulazioni, la istrumentazione non fragorosa, e qualche pecca in cui il Mazzucato sarebbe caduto non ostante l’avesse da perspicace critico giudiziosamente ad altri rimproverata, ci imiteremo a nudamente accennare che l’esito fu su queste scene sì poco felice, che il maestro non ebbe, come altrove, l’onore di essere chiamato sulla scena, c gli artisti riscossero ben podii applausi. Ed a dir vero anche l’esecuzione poteva essere meno vacillante. Il Negrini non era forse bene in voce. La Gazzaniga, se interpretò da esperta artista la difficile sua parte dal lato declamazione, da quello del canto lasciò insoddisfatto

 qualche desiderio. Ella deve ben guardarsi
 dall’esagerare l’accento concitato, specialmente

nell’emissione dei suoni acuti, locchè già altre volte le abbiamo osservato senza profitto. E ci duole doverci pur troppo persuadere che gli artisti una volta calcata la scena e ricevute ovazioni, il più delle volte prodigate da uno spiato di partito, sprezzano quegli avvertimenti che onderebbero a farli salire a miglior fama. Il bravo Corsi e la Brambilla, dalla bellissima ed intonata voce di contralto, cantarono in guisa da ottenere meritati applausi, i quali facciamo voti perchè vengano tributati con maggior coscienza e parsimonia, e riserbandoli solamente ad incoraggiamento ed a distinzione del vero merito, sia tolto così il pericolo che il nostro teatro perda di quella riputazione che si è giustamente acquistata. TEATRO CARCANO Non v’ha dubbio che il Saul del maestro Buzzi, che nel breve volgere di pochi mesi ottiene

 il secondo trionfo a Milano, è opera ridondante
 di maschie musicali bellezze e di sicurissimo

effetto. Del che, se eravamo persuasi nella lassata stagione di primavera, tanto più dobbiamo indarne convinti, dopo la riproduzione di questo spartito al Carcano, la sera di Santo Stefano. L’impresa di quel lontano teatro non poteva fare miglior scelta e pel proprio interesse e pel piacere del Pubblico che lo frequenta. In fatti, la prima sera dello spettacolo, la sala era zeppa di spettatori, e l’opera del maestro Buzzi fu accolta con generale entusiasmo. Gli applausi furono ripetuti e prolungati, moltissime le chiamate, senza obbliare il maestro che si volle, con tutti gli artisti, al proscenio. Questa storia veridica di fatto parrebbe dover ammettere anche un ’esecuzione perfetta dello spartito, da parte degli artisti componenti la compagnia di canto. Ma qui, dovendo noi fare alcune eccezioni, andranno esse pure, come è ben naturale, a tutto merito della composizione musicale, la quale, anche indipendentemente di una esecuzione in tutto lodevole, potè eccitare l’entusiasmo dell’uditorio. La prima donna, signora Olivi-Vetturi, che sostiene la parte di Micol, è una simpatica conoscenza dei frequentatori dei teatri di Milano. Ella possiede molti secreti dell’arte sua, ma non ancora quello di animarsi tanto che basti da allontanare

 in alcuni momenti l’idea di una statua;

chè tale, per esempio, ci parve nell’importante momento in cui Saul, in preda al suo regale furore, vuole sguainare la spada per uccidere David, che è il marito di Micol, ossia della signora Olivi-Vetturi. Del resto ella canta bene, con molta agilità, e fu una delle due colonne dello spettacolo. 11 Pubblico le fu largo di applausi e di chiamate. Accanto a lei porremo il protagonista Saul, sostenuto da quello stesso signor Vialetti (I) che, la passata stagione, piaceva molto nel Roberto di Meyerbeer. È artista pieno d’intelligenza e di vita, che pronunzia assai bene e che sa far uso gradevole di una voce per sua natura forse non molto omogenea. Anch’esso ebbe chiamate, come la prima donna, solo e co’ suoi compagni e col maestro. Il tenore Saccomanno, David, è uno di coloro che hanno la passione di spinger la voce c di gridare a tutto polmone; fatica inutile, specialmente nell’armonica sala del Carcano. Da ciò qualche sgradevole uscita, che il pubblico si è affrettato a disapprovare. Nei pezzi d’insieme, ha saputo o ha dovuto moderarsi e si unì lodevolmente a’ suoi compagni. Se questo giovane vorrà studiare, potrà riescire a buon fine. Il personaggio di Gionata fu sostenuto anche questa volta dalla signora Peccia, la quale ci parve troppo donna per istar bene ed illudere sotto le vesti maschili, e troppo ancora immatura nell’arte per meritarsi, sola, quei plausi che non le furono però negati in solidum. 11 signor Cervini sostenne bene, adesso come nella scorsa primavera, la parte del sacerdote Achimelech, in ispecie nel bellissimo finale dell’atto terzo, che fu accolto con un vero tuono di applausi. Notile — Milano. Emani, opera colla quale si è inaugurata la stagione di carnevale al Teatro Re, piacque, malgrado il supplemento al primo tenore, ammalato, e malgrado un’esecuzione piuttosto debole in tutte le parti. — I. R. Teatro alla Scala. - Roberto Devereux, succeduto al Luigi V, ebbe, la sera dello scorso martedì, accoglienza alquanto fredda. Il bravo tenore Laudi non era molto in voce; al baritono Bencich s’adatta poco la parte del Duca, perchè d’una tessitura un po’ bassa per le sue corde; egli si fa però sempre conoscere per quel distinto attista che il Pubblico milanese aveva tanto applaudito nell’Emani al Carcano. La signora Lotti non fu troppo fortunata in quest’opera, c la signora Hubner piacerà di più in una parte di minor importanza. Ciò nondimeno, tutti riscossero qua e là qualche applauso. - Si sta provando il Rigoletlo di Verdi. — L’affisso del Teatro Carcano annuncia, che, per imprevedute circostanze, in luogo di una delle promesse due opere nuove, si rappresenterà la Semiramide. (1) Il maestro di lingua, declamazione e mimica del sig. Vialetti è il ben noto e bravo sig. P. Malvezzi, il quale fu anche maestro, nelle suddette materie, dei signori Derivis c Didot c della signora Gianni-Vivez. [p. 11 modifica]— Bologna. Rigoletto ha piaciuto, e furono replicati due pezzi, cioè la ballata del tenore ed il quartetto; si voleva pure il bis della romanza della donna, la quale non potè aderire a questo desiderio perchè non istava benissimo. La Boccabadati è artista di molto merito, e ritengo sia delle buone cantanti del giorno; la parte di Gilda sembra creata espressamente per lei. Giulini, tenore, cantò bene e di grazia, e soddisfece a tutti; lodevolmente le altre parti; ma il baritono, non ha fatto qui molto incontro. (da lettera) — Brescia, 28 dicembre 1852. Nella sera di santo Stefano si apriva, come è d’uso, il Teatro Grande cogli Orazj e Curiazj di Mercadante. Immensa era la folla, grande, anzi alquanto soverchia l’aspettazione. Il pubblico, accostumato alla popolare musica del Verdi, rimase ammutolito nell’udire le complicate armonie di quell’opera che richieggono tempo ed attenzione per comprenderle; non mancarono però alcuni applausi, i quali siamo certi si raddoppieranno ognor più quando gli spettatori sarannosi addomesticati a quella musica, e gli attori, lasciata la prima peritanza, avranno presa maggior fidanza nel pubblico ed alacrità nel canto. La prima parola di lode è dovuta alla signora Luxor-Pretti, la quale acquistavasi i primi applausi, e cantava egregiamente l’aria finale, Senio l’estremo anelito. Anche il baritono Bonora ed il tenore Palmieri cantarono con lode alcuni molivi e massime il duetto, Ardente amor di gloria. Piacque assai la magnifica scena del giuramento, nella quale fece bella mostra di sua voce il basso De-Morelli. Non possiamo passare inosservato il decoro dei vestiari, l’ordine nelle molte comparse che quell’opera esige, la precisione colla quale i cori eseguirono la loro parte; il niun risparmio insomma con cui l’impresa pose in iscena lo spettacolo. (da lettera) — Como, 27 dicembre. Carlo Magno, poesia di Annibaie Cressoni, musica del maestro Eugenio Torriani. L’esito del Carlo Magno su queste scene fu dei più brillanti. Grande era la folla accorsa, grandissimi e clamorosi gli applausi. Al principio dello spettacolo si potea per avventura trovar freddo l’andamento, colpa il timore che s’impadronisce degli artisti anche i più provetti al primo porgersi al proscenio; ma una volta spiegate le vele fu un batter di palme, un evviva continuato. Il maestro venne replicate volte* domandato, e con lui i cantanti ed il poeta. Il secondo alto ebbe i primi onori, e lo dovea, che è tutto infatti di magico effetto. La romanza di Ugo (Bolcioni) detta con gran potenza d’anima e di voce; il suo duetto con Leonora, (Anseimi) cantalo con isquisita finitezza, il duetto di Carlo (Ferrano) con Ulnara (Peccis) benissimo eseguito; e la cavatina di Leonora, ove la Anseimi si fe’ conoscere per la valente artista che è, sono tai pezzi, che per melodia, per robustezza e soavità di musica vanno assolutamente commendali. Al principiare del terzo atto il Bolcioni nella sua cavatina destò l’ammirazione di tutti. Nel terzetto finale poi l’Anselmi, la Peccis ed il Ferrano compirono una sera di comune soddisfazione, procurando al maestro l’ovazione generale. Anche il basso Gandini, tuttoché indisposto, disimpegno bene la breve sua parte. Bene i cori, istruiti dal valente loro direttore Carlo Corsi, bene l’orchestra, buona la decorazione. (Cosmor. ) — Firenze. Ecco ciò che scrive il giornale L’Arte intorno ai concerti dati da Bazzini in quella capitale: " Egli canta sul suo violino con la voce vibrante di Rubini; sotto il suo archetto intelligente la melodia si anima e parla al cuore la lingua della poesia la più dolce, la più passionata, la più vera. Egli ha la potenza di esprimere sentimenti che partono dall’anima dell’esecutore e vanno al cuore di chi lo ascolta, la potenza di trovare accenti per tutte le passioni, la potenza alla quale noi riconosciamo un artista. Bellini e Donizetti vivono nelle di lui fantasie; quella sopra l’aria finale della Lucia commove fino alle lacrime. Ma il pezzo che ogni sera eccita la sorpresa ed il trasporto del pubblico è la Ridda dei Folletti, fantasia di una squisita originalità, di una grazia deliziosa, che riassume tulle le seduzioni e tutte le difficoltà dello strumento. Le difficoltà le più ardue, i tratti i più complicati vi sono accumulati e moltiplicati come per gusto, ma l’esecuzione è così comoda, così franca, così netta, che quasi sembra che, prendendo violino ed archetto, tulli dobbiamo riuscire a fare altrettanto. Le difficoltà spariscono in faccia alla facilità con cui son superate. Ma finito l’incantesimo che emana da questa esecuzione, si ricade nel mondo reale e si comprende il prodigio a cui abbiamo assistito. Bazzini darà stassera (22 dicembre) il suo concerto d’addio, e farà ritorno a Parigi che lo attende e prepara nuove ovazioni al poète du violon, come il pubblico parigino lo chiama, " — Genova. (Rigoletto) Giammai altre volte il nostro pubblico fu spinto da tanta curiosità ad accorrere in folla allo spettacolo nella sera di Santo Stefano. Oltre i già da noi annunziati miglioramenti nell’orchestra e l’introduzione del gaz, che opportunamente rischiara di più vivida luce le spaziose vòlte del nostro lirico tempio, vi era la bella e nuova musica del Verdi, che sempre interessa grandemente, e la novità degli artisti, nessuno dei quali aveva mai altra volta calcato le nostre scene. È inutile pertanto il ripetere che il concorso fu immenso e grandissima l’attenzione con cui si ascoltò questo giustamente tanto pregiato nuovo lavoro del celebre Verdi. Che poi se ne sieno gustate tutte le bellezze, ella è cosa non facile a dirsi, mancando qui generalmente quella buona educazione musicale che può far discernere facilmente l’ottimo dal men buono, il giusto dal falso. I1 nostro pubblico ha per sistema la diffidenza, e quello che a tutta prima non comprende, spesso anche disapprova. Non è a stupirsi pertanto se il bel duetto fra Sparafucile e Rigoletto nell’atto primo, ed altri bellissimi brani anche strumentali, malgrado un’eccellente ed impuntabile esecuzione, passarono inosservati; ma il quartetto e l’aria del baritono ed il bel coro Zitti, zitti, e qualche brano nei duetti furono anche accolti con spontaneo e sincero plauso. Abbiamo già accennato dell’ottima esecuzione, ma dobbiamo ancora aggiungere a tutta lode dei valenti nostri professori e coristi e dell’egregio maestro Mariani, loro duce, che forse mai un nuovo spartito ottenne sulle nostre scene tanta-finitezza di colorito, tanta vivacità e coscienza d’esecuzione. Più volte i cori e l’orchestra furono anche parzialmente rimeritati di plauso. - Volendo ora far cenno delle prime parli, convien dire che i primi onori toccarono al bravo baritono sig. Francesco Cresci, i cui modi di canto e il bellissimo sceneggiare gli procacciarono il pubblico favore in tutta la sua parte. Così pure si ammirò la bellissima e robusta voce del tenore Mongini, il quale, sebbene indisposto e pauroso oltremodo, fu più volte incoraggiato ed encomiato. La signora Scotta fu giudicata esperta cantante e neppure ad essa mancò il pubblico favore, il quale crescerà a mille doppi quando, meglio rinfrancala, saprà anche meglio alleggiarsi a maggior espressione e più forte sentire. Al bravo contralto-signora BiscottiniFiorio si desidera una parte di maggior importanza onde possa far valere i molti suoi meriti. Le altre seconde parti, delle quali non v’è penuria in questo spartito, si disimpegnarono pur bene, ed a tutte va posto innanzi il bravo Sparafucile. La messa in iscena è splendida e fa veramente onore alla nostra impresa che nulla risparmiò nell’allestire questo spartito, intorno al quale ci dispensiamo dal tener più a lungo parola essendo ornai dai più annoverato fra i migliori del celebre suo autore. (da lettera) C. A. G. — Modena. Del Corsaro di Verdi furono applauditi parecchi pezzi. — Novara. Il Reggente di Mercadante ebbe lieta accoglienza. — Padova. Benissimo il Macbeth, interpretalo da Rossi-Corsi, dalla Soss e da Miserocchi. — Parigi, Giovedì, 23 dicembre, si celebrò nella chiesa di Sant’Andrea il matrimonio del distinto pianista Adolfo Fumagalli con madamigella Anna Bonoldi. Al pranzo di nozze partecipavano Sivori, Seligmann e Carli. La sera vi fu invito di amici e musica. Sivori eseguì con la sua conosciuta abilità un’elegia, poscia un duello con Seligmann, il quale alla sua volta fece udire l’Ave Maria di Schubert, e con tale dolcezza che meglio non avrebbe potuto farla gustare la voce umana. Vi aggiunse un’altra deliziosa composizione, della quale si desiderò anche la replica. Chaudeseignes variò il brillante trattenimento con parecchie chansonnettes comiques, dette con quella verità che gli è propria. Lo sposo si fece applaudire coll’Elisir di Thalberg e con la Casta diva, a mano sola, sul suo buon pianoforte di Erard. - Del resto, nessun’altea notizia. - Sivori darà un concerto, il 12 gennajo, nella sala Herz, cui probabilmente prenderà parte il Fumagalli, il quale darà il suo primo concerto in principio di febbrajo. - Fumagalli fu presentato a M. r Nieuwkerke, direttore del Museo del Louvre, nelle cui sale eseguì la sua nota fantasia sul Profeta e la Danse des Sylphes, con generale soddisfazione. La società del signor Nieuwkerke è frequentata da molti uomini distinti, come a cagion d’esempio, Auber, Zimmermann, Marmontel, Ponchard, Bazin, Panseron, e da quel terribile antagonista della musica italiana che si chiama Berlioz, a’cui tremendi responsi l’Italia e il mondo hanno il buon senso di non badare

(da lettera) — La Gazzetta musicale di Vienna contiene nel suo numero del 23 scorso una corrispondenza in data di Parigi, dalla quale riportiamo il seguente brano: "Luisa Miller è superiore al Nabucco, alla Gerusalemme e perfino all’Emani. Con Verdi la scuola italiana cambia evidentemente la sua tendenza: dalla giovane voluttuosa età, in cui essa dissipava le sue forze, senza misura e senza calcolo, entra ornai nell’età virile... Verdi è drammatico: egli disegna il carattere, dipinge le situazioni, traduce la poesia». — Parma. Il Rigoletto ebbe un esito fortunatissimo. Il bravo Fiori fu un protagonista superiore ad ogni elogio; la Bendazzisi è distinta eminentemente per canto e per voce, la quale è una delle migliori che oggi si possano udire. Il tenore Massimiliani ha pur voce bella, robusta ed estesa, e fu anch’egli applauditissimo. Le altre parti, l’orchestra, i cori, la messa in iscena, che fu trovata sontuosa, contribuirono al felice risultato di questa bell’opera. — Le notizie della seconda recita sono ancor più brillanti. Fu giuocoforza ripetere il famoso quartetto, la cui replica fu eseguita con tale accordo e potenza di voce da tutti, che il pubblico manifestava il desiderio di udirlo per la terza volta! — Piacenza. L’esecuzione del Corsaro di Verdi lasciò mollo a desiderare. Il tenore Comolli si è però distinto. — Torino. Si legge nelle Scintille: " Il già rinomato pianista napolitano, di anni 12, Tito Malici, dava la sera del 21 dicembre, nella sala dell’Hôtel-Feder. un concerto-saggio che vogliamo sperare non sarà di addio, ma di primo saluto a più intima conoscenza. E lo diciamo concerto-saggio questo primo del Mattei in considerazione dell’angusta sala in cui fu dato, non meno però di scelto ed affollato uditorio stivata; chè in quanto al prodigioso giovinetto, egli ha raggiunto l’impossibile e non sembra proprio vero che con quelle sue corte e dilicate mani riesca ad eseguire fino alla perfezione ogni più difficoltoso pezzo del Thalberg, musica di prima forza: e mentre agili e sicure fa volare le piccole dita sulla tastiera, vibrato e distinto ti stacca il tema sotto la variazione, e poi l’uno e l’altra eseguisce alla precisione, con la sola debole mano del basso, e fosse pure una mano come tutte le altre la sua, che a mala pena abbraccia Follava. Nè questo è lutto, che il portentoso concertista non si sgomenta per novità di motivo e difficoltà di tema, e trova subito a variarlo e con tanta maestria che non è più un improvviso che diresti di ascoltare, ma la perfetta esecuzione, di studiato componimento. Nè questo è pur tutto, chè se il Mattei si allontana dal leggio del piano, ed altri corre a prenderne il posto, facendo risuonare un accordo qualunque, fosse pure una sconcordanza, quel diavoletto, tutt’orecchio ed intonazione, non dando tempo ad alzar la mano dalla tastiera, nomina uno per uno, e senza dare in fallo, i tre, quattro o cinque tuoni o semituoni toccati fra i 12 della scala. Chi non ci aggiusta fede, sia sollecito ad accorrere al primo concerto che sarà annunziato dal Mattei, e siamo certi ci crederà, " — " 27 Dicembre. Aprivasi l’altra sera il Teatro Regio col Roberto il Diavolo. Toccheremo della sola esecuzione, e siamo ben lieti di poterlo far brevemente, poco avendo ad aggiungere alla conosciuta valentìa degli artisti. Difalti, quando la parte di Roberto nell’opera è affidata al tenore Fraschini, chi è che può aspettare il nostro giudizio per poter giudicare egli stesso che perfetto abbia dovuto esserne il disimpegno? La carriera di questo artista è sull’alto della sua salita, cd ormai egli si è collocalo al di sopra d’ogni critica. Non egualmente era di nostra conoscenza la signora Albertini; ma dessa è tale attrice che nel per» sonaggio d’isabella ci si è data perfettamente a conoscere, presentandoci vantaggioso personale, molta scena, bella voce e buon metodo. Ella eseguisce con gran precisione cd immensa grazia i più difficili passaggi a mezza voce, e ciò basta per poterla collocare fra le primarie artiste. Anche il basso Didot si è portato bene nella parte di Beltramo, ed in esso ci piace avvertire il pregio d’una chiarissima pronunzia. Infine, è da lodare in tolte le seconde parti dello spartito una più che discreta unione.» — Trieste. Teatro Grande. Della Fiorina di Pedrotti piacque più la musica che l’esecuzione; il più applaudito fu il buffo Borella. — Venezia- Alla Fenice fu rappresentato il Buondelmonte di Pacini, " L’opera, che non abbonda di melodie, dice quella Gazzella Ufficiale, non iscaldò gran fatto gli animi; pure vi si ammirò molto bel canto drammatico, e uno squisito lavoro d’armonie imitative, che rendono con assai ingegno e filosofia le situazioni e i pensieri del toccante libretto del Cammarano. Ciò che v’ha nell’opera di più ragguardevole è il finale del second’atto, componimento magnifico e per grandiosità di stile e per profondo lavoro di parli; pel motivo, quanto dir si possa esprimente.: come pure il rondò finale della donna, non solo per la soave cantilena, ma, e più ancora, pel felice e vario e vago accompagnamento. " - Ne furono esecutori la Salvini-Donatelli, che piacque mollo, la Gianni-Vivez, che fece poco effetto, Varesi e Oraziani, che riscossero molti applausi. — La Fiorina del maestro Pedrotti ebbe ottimo successo al S. Benedetto. - Zucchini fu sommo, e si volle la replica del terzetto. La Foroni non ismentì la fama che la precedeva, dopo l’incontro che ottenne a Milano nella stessa parte. - Si sta provando II Parrucchiere della Reggenza del suddetto Pedrolli. — Vercelli. Nella Maria Giovanna di Giulio Lillà si è distinto sopra tulli il buffo Cambiaggio. Molti furono i pezzi applauditi. [p. 12 modifica]PROSPETTO DELLE OPERE NUOVE RAPPRESENTATE NELLE STAGIONI TEATRALI 1852. N. citta’ PRIMA RAPPRESENTAZIONE TEATRO MAESTRO TITOLO DELLO SPARTITO GENERE POETA ESECUTRICI ESECUTORI 1 NAPOLI 27 dicembre 1851 S. Carlo Pacini Giovanni Malvina di Scozia Serio Cammarano Cortesi, BorghiMamo. 2 " 5 febbrajo " Battista Vincenzo Mudarra " Bolognese Bendazzi Roppa, De-Bassini, Salvetti 3 n 16 ottobre " Staffa Alceste " Sesto Giannini De-Giuli-Borsi. Mirale, Ferri, Arati. 4 " 27 novem. De-Giosa Nicola Guido Colmar " Bolognese Delta 5 " 14 luglio Fondo Puzone Giuseppe Dottor Sabato Buffo Spadella Penco Pancani, Cresci, Luzio, Salvetti. 6 12 agosto Petrella Enrico Elena di Tolosa Semiserio Bolognese Detta 7 fine didicem. 1851 Nuovo Zenobi-Cafferecci Una scrittura sul palco scenico Farsa Zenobi-Caffeecci D’Amora. 8 " 29 idem " Lillo La gioventù di Shaskpeare Semiserio Giannini Gianfredi, Eboli. Cammarano, Mastriani. 9

n

febbrajo " Pulcinella c la fortuna Buffo 40 " aprile " Barbali La bottega di caffè Farsa Marco d’Arienzo Cherubini. Cammarano, Fioravanti G. e V., Savoja. 41 " 18 aprile " Micelli Giorgio Zoè o l’amante in prestito Semiserio Dal-Preite Gianfredi, De-Vero. Bianchi, Cammarano, Savoja, Fioravanti. 42 " aprile • Giannetti Gilletta " Perino 43 " 25 giugno " Ricci Luigi La festa di Piedigrotta Buffo D’Arienzo Cherubini, Gualdi, D’Amora. Cammarano, Fioravanti L. e 44 n 25 agosto " Grassi Tre Matrimonj " 15 " novembre " Giannetti Raffaele La Figlia del Pilota Semiserio D’Arienzo Martinelli. Mastriani, Cammarano. 46 " " n Tartaglioni Muratore e Conte Farsa Bardare 47 PALERMO gennajo Carolino Geraci Bernardo Zulima Serio Peruzzi. Corsi, Negrini, Selva. 48 " marzo " Platania Pietro Matilde Bentivoglio " Bonfiglio Salvini. Negrini, Corsi, Selva. 49 TRAPANI gennajo Fodale 11 poeta di teatro 20 ROMA 7 agosto Argentina Raimondi Pietro Putifar

Tre

Mollo. (Cappelloni, Cecchi, e Laura. 21 n " " " Giuseppe Oratorii Sapio Armellini. Mariotti, Balderi. 22 " " " " Giacobbe in uno (Monti. Collini, De-Paolis. 23 " 21 febb. Tcrziani Alfredo Serio Cencetti 24 FIRENZE novembre Pergola Mabellini Il Convito di Baldassare Oratorio De-Toscani Bendazzi. Pardini, Gnone, Festa. 25 " " Leopoldo Romani Carlo Il mantello Buffo Micciarelli Zilioli, Lenci. Pasi, Fagotti. 26 " 29 ottobre " Cortesi La Schiava Serio Lanari Maltei, Lenci. Pasi, Fagotti. 27 LIVORNO 22 maggio V Garzia David Funerali e danze Buffo Termanini e Pozzesi Martelli. D’Apice, Pozzesi, Sacconi. 28 LUCCA 21 genn. Pantera Mazzolani Antonio Niccolò de’Lapi, o il tradimento Serio Prosperi Zilioli. Guglini, Sacconi. 29 PISTOIA 17 febb. • •••••• Tilli Enrico Un matrimono per raggiro Buffo 30 PARMA ottobre Reale Rossi Giovanni Elena di Taranto Serio Cavagnari Mantegazza-Pozzi. Tamaro, Saccone, Gallo31 TORINO 25 dicembre 1851 Regio Sanelli Gualtiero Camoens " Codebò De-Giuli-Borsi. Tomba. Boucardé, Ferri. 32 " 6 agosto Gerbino Luvini Il cuoco di Parigi Buffo Marziali. Cambiaggio, Righini, Colla. 55 GENOVA 12 fabb. Carlo Felice Chiaromonte Frane. Giovanna di Castiglia Serio Micci Albertini, Brambilla. Landi, Bencich, Panzini. 54 PINEROLO 21 agosto " Boccaccio Luigi Alessandro Stradella Semiserio Dell’Argine Villa. Marini, Righi, Calestani. 35 MILANO 21 febb. Scala Rossi Lauro Le Sabine Serio Peruzzini Gruitz, Albertari. Malvezzi, Didot, Fiori. 56 " 15 marzo " Torrioni Eugenio Carlo Magno " Cressoni Lotti, Demoro. Didot, Musiani, Gorin. 37 " 25 novem. Canobbiana Winter Giuseppe Matilde di Scozia o la Solitaria delle Asturie Romani Lorenzetti. Charion, Guicciardi. 58 " 50 marzo Carcano Mazza Giuseppe La Sacerdotessa d’Iside " Torelli Leva. Scola, Righini. 59 " 24 agosto «Carrer Paolo Dante Beatrice " " Anseimi. Porteaut, Guglielmini, Cervini. 40 n 4 marzo S. Radegonda Noberasco Vincenzo Ginevra di Scozia " Bonelli Ruggero-Antonioli. Galvani, Villi. 41 " 8 maggio " Cagnoni Antonio Giralda Semiserio Giacchetti Anglés-Fortuni, Carra. Errani, Rossi-Corsi, Rocco. 42 VENEZIA 2 marzo Fenice Sanelli Gualtiero La Tradita Serio Codebò Evers, Merlo. Coietti, Graziani. 45 " 18 marzo " Chiaromonte Frane. Le nozze di Messina " Bidera E vers. Coletti, Graziani, Rodas. 44 " 14 genn. Apollo Petrocini La Duchessa della Valliere " Marini Rebussini. Ferrari-Stella, Coliva. 45 " novembre S. Benedetto Fermaglio Brenno all’Assedio di Chiusi " Tancioni. Gamboggi, Massiani. 46 TRIESTE 9 marzo Grande Cortesi Francesco Il Trovatore " Penco. Assoni, Mazzi. 47 " agosto Mauroner Gordigiani Luigi Lo Scrivano pubblico " Ruggero Adele. 48 " 16 ottobre " Grafigna Achille Maria di Brabante " Guidi Alberiini. Fraschini, Bencich. 49 VERONA 5 maggio Nuovo Pedrotti Carlo Il Parrucchiere della Reggenza Buffo Rossi Rebussini. Zucchini, Neri. 50BRESCIA 16 giugno Consolini Giovanni La finta pazza Semiserio 51 MANTOVA 8 maggio Grafigna Achille 1 due rivali Farsa Giacchetti Ruggero-Antonioli Laura. Zambellini, Schiavi, Grossi. 52 " 29 detto Campioni Lucio Taldo Serio Ruggero Laura ed Adele. Tamiro, Zambellini. 55 PADOVA 17 luglio Galli Achille Il duca di Foix " Piave Gazzaniga-Malaspina Mirate, Bencich. 54 VICENZA agosto Eretenio Apolloni Giuseppe Adelchi " Nicolini Scotta. Pizzicali, De-Vecchi, Ghini. 55 TREVIGLIO ottobre Ferrari I tre gobbi Farsa ballerini. Massera. 56 VIENNA 9 giugno Porta Carinzia Ricci Federico Il marito e l’amante Buffo Rossi Medori, De-Meric. Fraschini, De-Bassini, Scalese. 57? ZAGABRIA marzo Gerii Giuseppe L’eroe dell’Asturie Serio Gerii Teod., Franz. Pozzolini, Gerii. 58 PIETROBURGO 16 febb. Imperiale Alary Giulio Sardanapalo " Pacini Emiliano Grisi Giulia. Mario, Ronconi. 59 LONDRA 14 agosto Covent-Garden Jullien Pietro il grande " Traduzione di Maggioni Zerr. Tamberlich, Formes, Tagliafico. 60 AMBURGO ottobre Barbieri Nisida L’arte italiana potrebbe reputarsi in fiore se buona parte dei sopra enumerati spartiti si riconoscesse lavoro di abile e coscienzioso maestro. Ben avventurati noi saremmo se in un solo de’ compositori che in quest’anno per la prima volta il publico giudizio affrontarono si rinvenisse il germe di un genio!... Pur troppo è dato temere che la qualità della musica non corrisponda all’abbondanza, e che quasi tutti i maestri abbiano continuato a battere una falsa via in uggia al bello melodico ed alla schietta verità d’espressione. Forse non è lontano il momento di una riforma tale da far dovunque e da tutti nuovamente proclamare la supremazia italiana in quanto ha di più eletto e di più commovente il dramma musicale; Verdi potrebbe esserne il promotore, se, come già accennò nelle ultime sue opere, vorrà persistere in seguito a spiegare una maniera vieppiù schiva da esagerazioni vocali e da preponderante forza istromentale. Il calore con cui teste unanimamente fra noi si applaudiva ai grandi concetti del Mose è non dubbia prova di miglioramento nel gusto del nostro pubblico, e porge lusinga che, ravvedutosi questo, la generalità de’maestri debba poi appigliarsi ad un sistema più omogeneo alla voce umana cd al canto che nell’anima si sente. Il 1852 rimarrà però a lungo ricordato ne’ fasti della musica per aver prodotto i ire oratori in uno del sapientissimo Raimondi, componimento esaltalo quale meraviglia per magistero di combinazioni scientifiche. I. Cambiasi. Milano. - Giovanni Ricordi, Editore-Proprietario responsabile.