Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. II/Libro II/VIII

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Cap. VIII

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CAPITOLO OTTAVO.

Brieve ragguaglio della Città di Sciras.


G
Iunti finalmente in Sciras, fummo albergati nell’ospizio de’ PP. Teresiani, ricevendoci il P. Amodeo Piemontese Superiore del luogo, con molta cortesia di parole.

E’ situata Sciras a 28. g. e 44. m. di latitudine, ed 86. di longitudine, in un’amenissimo piano, da vaghe montagne circondato. Chi viene d’Ispahan, prima d’entrarvi, truova in prima una strada di 12. miglia lastricata di selici che scende regolatamente verso l’angusto sentiero (tagliato nella rocca), che dà l’ingresso nella Città. Adorna questa strada un’alto portico, che può serrarsi in occasion [p. 238 modifica]di nemici, e guardarsi con poca gente: e per ben lungo spazio le mura de’ giardini, che le stanno allato, tutto d’un lavoro, avvegnache di diversi padroni. Fra queste è una gran peschiera fabbricata di pietre vive, in cui in altri tempi si andava con barche a diporto Io: Bapt. Nicolos. Herc. par. 3. cap. 318. v. Sciras.

Vogliono alcuni, che Sciras prendesse il nome dalla parola Persiana Scirè, che significa mosto, per la gran copia di vino, che si fa nelle sue vicinanze. Di più che tutto il piano, ov’ella è fondata, fusse stato per l’addietro un gran lago Lexicon Geogr. Philip. Ferrar. verbo Schirasium.: e che dopo distrutta Persepoli, gli abitanti di questa, empiendolo, vi avessero stabilite le lor sesi, fondando la nuova Città. S’inducono a ciò credere, dall’essersi trovati in alcune parti di lei grandi annelli di ferro, simili a quelli, con cui si ligano al lido le barche. Lo creda chi vuole.

Due sono le cose di maggior pregio di Sciras: il vino, e le donne; di cui è tanta la bellezza, che serve in cambio di dote. Quindi a ragione l’astutissimo Maometto (come alcuni dicono) non volle per alcun conto entrare in una Città, ch’egli conoscendo il suo debole, vedeva esser bastevole a ritardare il corso delle sue vittorie, peggio che Capua non fece ad Annibale. [p. 239 modifica]

I giardini di Sciras non saprei dire, se siano di maggior gusto al palato per la varietà, e bontà delle frutta; o all’occhio per gli lunghi ordini de’ lor cipressi. Quindi adiviene, che occupate dal lor verde le fangose case, più tosto selva, che Città da lontano rassembra; e si dilata per 15. miglia di circuito: troppo grande spazio per venti mila abitanti.

Vi sono ottimi Bazar, coperti di lunghe volte; e migliori piazze, Karvanserà, e Moschee. Vi si lavorano vetri, mezzani cristalli (per Caliane, ed altri usi) pelli, e tele dipinte. Moltissimo danajo entra in Città, per le frutta secche, vino, acqua di rose, melagrane senza nocciolo, e frutta condite in aceto, di cui provvede non solo tutta la Persia, ma l’Indostan altresì, per mezzo dell’imbarco di Bander-Abassì, e Bander-Congo.

Nella Zecca di questa Città si battono monete di rame, e rare volte d’argento.

Il Governo della Provincia, di cui è Metropoli Sciras, è de’ migliori della Persia, stendendosi la sua giurisdizione verso Ispahan, sino al Casale d’Aspas, per cinque giornate di cammino di Caravana.

Il Martedì 14. andai a vedere due giar[p. 240 modifica]giardini del Re, pervenutigli per via di confiscazione. Il primo è sotto il monte detto Dilguscì, dal quale scaturisce un fiume, che passa per mezzo del giardino. Trovai, che tutte le piante, e’l palagio altresì era andato in rovina; e che l’acque servivano al popolo di Sciras, per imbiancare i panni. Sopra questo medesimo monte è una fabbrica antichissima, che dimostra essere stata in altri tempi un Forte, per uso del quale vedesi cavato nella rocca un pozzo profondissimo.

L’altro giardino è a sinistra della strada, venendo d’Ispahan. E’ questo per la disposizione, uno de’ migliori di Sciras; perocchè non solo è adorno nel circuito di doppie fila di cipressi, ma per tutti i quadri, e strade (che lo tagliano a guisa di scacchiere) d’un’ordinata selva di rose, e d’alberi fruttiseri. Le mura però, che lo circondavano, erano in molte parti cadute.

Gli altri giardini Reali sono in pessimo stato per colpa di chi ne ha cura; siccome suole adivenire in tutte le parti del Mondo, dove non si teme dell’occhio del Principe, e gli amministratori non sono sforzati a render conto del loro operare.