Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro I/V

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Cap. V

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CAPITOLO QUINTO.

Viaggio sino a Goa.


F
Eci il Sabato 19. imbarcar le mie robe in una Manciuca di guerra (per l’imminente partenza della Cafila) sopra la quale, con molta cortesia, mi diede imbarco Nuño d’Acuña Capitano di essa.

La Domenica 20. sentita la Messa, ed un buon sermone nella Chiesa de’ Padri Gesuiti; accompagnai la processione della S. Croce, che ritornava nella Chiesa di S. Agostino, donde era uscita il giorno antecedente. Un’ora prima del giorno il Lunedì 21. si pose in cammino la Cafila. Consisteva in 36. Paranghi, due Galeotte (cioè Capitana, ed Almirante) e quattro Manciuche di guerra. Teneano queste Manciuche la vela grande, come i Leuti di Trapani nel Regno di Sicilia, dodici remi, e quattro piccioli pezzi d’artiglieria, con 15. soldati Portughesi: sopra di esse era divisa la compagnia [p. 68 modifica]del suddetto Capitan Nuño. In que’ Mari regna quasi tutto l’anno il vento Tramontana, o Maestro; onde di raro avendosi favorevole per Goa, non facemmo molto cammino. Passammo dopo 18. m. l’Isola, e Fortezza di Bombain (posta alla punta dell’Isola di Salzette) che sarà 9. m. lunga, e poco meno larga.

Innoltratici altre 9. m. vidi una picciola Isola, o per meglio dire scoglio, grande quanto Nisida di Napoli, e sopra di essa una Fortezza con abitazioni del Savagì; che per essere in guerra col G. Mogol, continuamente è alle mani col Sydì, e Presidio della Fortezza di Terra ferma. E questo Sydi in Nero, vassallo del G. Mogol, il quale gli ha conceduto il governo del paese tra Bombain, e Ciaul, per difenderlo dalle invasioni del Savagì; onde vi mantiene egli a sue spese 2000. tra fanti, e cavalli. Chiamano queste due Fortezze deli’Isola, e di Terra ferma Undrin, e Candarin.

Il Martedì 22. fatte 9. altre miglia, demmo fondo a fronte della Città, e Fortezza di Ciaul. Ella è situata in piano, lontana sei miglia dal Mare, alla riva di un fiume, che per mezzo della corrente, divien capace d’ogni sorte di vascelli, [p. 69 modifica]sino al porto. E’ cinta di ottime mura, e buone fortificazioni, come anche fornita di migliore artiglieria. Guarda l’ingresso del Porto un Forte detto il Morro Maillet descript. de l’Univers. to. 2. pag. 55., fabbricato sul monte da’ Portughesi nel 1520. sotto il lor Generale Sequeira, con permissione del Tiranno Nizzamaluc; che loro la concedette, a condizione gli facessero trasportare a giusto prezzo 300. cavalli da Persia, o Arabia P. Io: Petr. Maffæi Histor. Ind. lib. 8. pag. 184. lit. D. (a cagion della penuria, che n’era in India) per servir bene nella guerra, che aveva con Idalcan. Saputasi in Diù da Jazio Governndore la novità, che facevano i Portughesi, mandò 50. navigli ad impedire la fabbrica del Forte, che ormai la diligenza del Sequeira avea ridotto in istato di difesa. Combatterono molte volte le Armate, ma sempre con perdita de’ Turchi; onde alla fine se ne ritornarono ben maltrattati. S’impadronirono poscia i Portughesi agevolmente anche della Città. Il territorio non si stende più di sei miglia in lunghezza; confina a Mezzodì col Savagì, ed a Settentrione con un’altro Forte del Sydì.

Tardi ripigliammo il cammino il Mercordì 23. per attendere da Ciaul alcuni Paranghi; e perche il vento cessò affatto, [p. 70 modifica]poco potemmo innoltrarci.

Il Giovedì 24. continuò la calma, e ne bisognò stare ben vicino la costa del Savagì, fiero nemico de’ Portughesi. E’ questo Savagì (da sudditi detto Ragia che vuol dire Regolo), così potente, che nel medesimo tempo tiene Guerra col Gran Mogol, e co’Portughesi. Pone in campagna 50. m. cavalli, ed altrettanti, e più pedoni, assai migliori soldati, che quelli del Mogol: imperocchè essi se la passano una giornata intera con un pezzo di pane; e i Mogoli vogliono star con delizia nella marcia, conducendo le loro donne, quantità di viveri, e tende; sicchè sembra il loro esercito una Città portatile. Il Ragià è Idolatra di Religione, siccome la maggior parte de’ suoi vassalli. Tutta la Costa da Ciaul sino a Goa per 250. m. è di sua giurisdizione; e di là sino a Vigiapur, possiede molte Fortezze, (la maggior parte fra monti innaccessibili) Città, e Tenrre difese dal sito, e dall’arte.

Il Dominio di questo Regolo è molto moderno, essendo cominciato da Savagì suo Padre, al quale succedette Sambagì suo figlio primogenito; che poi restò ucciso in battaglia dal Generale [p. 71 modifica]del G. Mogol; e quindi prese a Signoreggiare Ramrao oggi Regnante. Ingrandì la sua fortuna il Savagì, servendo prima da Capitano il Re di Golconda; e poi avendo accumulato gran danajo, e con molta gente, a guisa di fuoruscito, scorsa la campagna, occupò alcuni luoghi del Re di Vigiapur: e in essi fortificandoli fra monti, arrollò in fine molti soldati; e facendo guerra al Mogol, Portughesi, ed altri Regoli suoi vicini, usurpò tutto quello, che oggidì possiede.

Dicono, ch’egli fusse nato in Tanà vassallo del Re di Portogallo, e che vi tenesse bottega. Pretende però Ramrao esser discendente da’ Ragià putos; e proccura ogni dì dilatar più la sua giurisdizione, per la costa d’Underi Canderi sino al seno di Galas, oltre quello, che possiede dentro terra.

Or’i sudditi di costui sono ladri di Terra, e di Mare (essendo questa la paga, che dà loro il Ragià) e rendono pericolosa la navigazione della Costa, sicchè non può farsi senza buona scorta; imperocchè dovendosi passare vicino le loro Fortezze, escono con galavette, ed altre barche sottili bene armate; e rubano ed amici, e nemici, per la licenza, che [p. 72 modifica]hanno dal loro Re, com’è detto.

Nè anche è sicura la navigazione per riguardo de’ Malabari. Essi sono grandissimi corsali di varie nazioni, cioè Mori, Gentili, Giudei, e Cristiani, e con quantità di barche, e gran numero di soldati, investiscono chiunque passa. Stendesi ben il loro vasto paese dal monte Delì (che confina col Regno di Canard, governato sempre da una Regina, e non mai da’ maschi) sino a Madrastapatan Città, e Fortezza di considerazione. Vivono sotto varj Monarchi, fra quali il più potente è l’Imperadore di Samurì, Re di Tanor, Porca, ed altri.

Prendono essi i miseri passaggieri, e per sospetto, che s’abbiano inghiottito l’oro, senza preparamento di sciroppi, o legno alcuno d’infermità, fanno loro bevere una medicina, che fa smaltire quanto tengono in corpo; e quindi diligentemente cercano fra’ puzzolenti escrementi, per ritrovare i zecchini. Temeva io forte (che non avea mai presa purga) della ricetta malabarica, e perciò mi parve meglio aspettar qualche tempo la Cafila.

Sul tramontar del Sole, si fece più forte il Maestrale, e ci condusse a veduta di Dabul. Questa Città è fabbricata sei [p. 73 modifica]miglia lungi dal Mare, della medesima maniera che Ciaul, dalla quale è discosta Maillet. descript. de l’univers. to. 2. pag. 55. otto miglia: l’una, d’altra nel Regno di Decan. Se ne renderono padroni i Portughesi sotto il lor Generale Almeida togliendola all’Idalcan P. Maff, Hist. Ind. lib. 4. p. 90. lit. A., che regnava in Goa nel 1508., ponendo a sangue, e fuoco la Città, e’l presidio Turchesco. Ora n’è Signore il Savagì.

Il Venerdì 25. continuando l’istesso vento, ci facemmo all’incontro la Fortezza di Visiapur, dentro il di cui fiume il V. Re bruciò i mentovati tre vascelli Arabi. Panammo poscia per Lambunà, e per lo Forte di Maliandì dello stesso Savagì; e dopo mezza notte los Isleos quemados, che sono tre scogli lontani 36. miglia da Goa.

Rinforzandosi tutta la notte il vento, all’alba del Sabato 26. venimmo a dar fondo in porto, dopo 280. m. da Ciaul. Posta la mia roba in una barca detta Ballone, a fine di condurla per canale in Goa; incontrai due Balloni della dogana, che venivano a riconoscere il mio: ma come che era stato avvisato, di scrivere sopra una delle mie balle il nomo del Padre D. Salvatore Galli Mìlanese Teatino, e Superiore del Convento di [p. 74 modifica]Goa, se n’andaron via. Giunto in Città, feci portar la roba al Convento, dove fui con molta cortesia ricevuto dal Padre suddetto.