Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro I/VII

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Cap. VII

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CAPITOLO SETTIMO.


Dell’Imperio antico, e moderno de’ Portughesi

nell’Indie Orientali.


VV
Asco Gama Cavalier Portughese (di cui si vede la statua sopra una delle porte di Goa) fu il primo, che generosamente s’espose a sì faticosa navigazione, e pericoloso scoprimento: e fu sorte Asia Portughese. del Re Manuello di Portogallo, che superasse quelle difficultà, che nel corso di 75. anni indarno avean cercato di vincere i suoi [p. 96 modifica]maggiori. Ebbe il Gama titolo di Generale di quattro vascelli, tre de’ quali erano ottimamente armati, e’l quarto carico di vettovaglie: onde fornitosi di quanto bisognava per una lunga navigazione, uscì dal porto di Lisboa a’ 9. di Luglio 1497. tempo (come poscia la sperienza insegnò) il meno acconcio, che si fusse per gire all’Indie; non incontrandosi, nel proseguimento del viaggio, quei movimenti de’ venti generali, che quivi conducono. Toccò dopo perigliose tempese l’Isola di S. Iacopo Vita d’Alfonso d’Alburquerque. (la maggiore delle dieci di Capo Verde) dove dato fondo, e provvedutosi di ciò, che gli faceva di bisogno; proseguì il viaggio sino al Capo di Buona speranza, che trovò stremamente tempestoso (siccome Bartolomeo Diaz l’aveva appellato) sì per esser in altezza di 34. gradi, e due terzi verso l’Antartico; come a cagione de’ due Oceani, che quivi si rompono l’un coll’altro. Con tuttociò il Re Don Giovanni, sotto al quale lo scoprì il Diaz, non volle che portasse il nome di tempestoso, per non spaventare gli altri naviganti avvenire; ma fece chiamarlo per lo contrario Capo di Buona speranza. Si levò allora contro il [p. 97 modifica]Gama, nella nave stessa, una tempesta di marinaj, assai peggiore di quella del Mare; perocchè eglino atterriti dal pericolo, e temendone maggiori, se andavano avanti; si congiurarono di gittarlo in mare, e ritornasene. Avvedutosi di ciò il Gama, pose in ferri i capi della cospirazione, e sedutosi egli medesimo al governo della nave, fece insieme da Capitano, e da Piloto; finche non ebbe passato il Capo, e campati tutti seco da quel pericolo. Dirizzate quindi le prore fra Tramontana, e Levante, sempre costeggiando l’Africa, venne questo Colombo Orientale all’Isola di Mozembiche; e traversato poscia arditamente un Golfo di due mila, e cinquecento miglia, a 18. Maggio 1498. diede fondo in un Porto 30. miglia lungi da Calicut Città del Malabar, dopo dieci mesi di navigazione da Lisboa.

Per questa strada continuarono i Portughesi per molti anni il cammino all’Indie: innoltrandosi poscia allo scoprimento di paesi più rimoti, sino al grande Imperio della Cina, e del Giappone; e quindi più dentro verso Mezzodì, si fecero strada all’innumerabili Isole di quel grande Arcipelago. A gli scoprimenti [p. 98 modifica]s’aggiunsero le conquiste, con incomparabile accrescimento, non meno d’anime alla Fede, che di gloria, e di Stati alla Corona di Portogallo. Stabilito, colla navigazione, il sicuro modo d’avere i necessarj soccorsi da Europa, cominciarono i Portughesi a soggiogare i Regni di Decan, Cambaja, e Guzzaratte; espugnando la Fortezza di Diù, Cambaya, Suratte, Daman, Trapur, Main, Basin, Tanà, Ciaul, Dabul, ed altre Piazze per 200. miglia di paese marittimo; come anche l’Isole di Goa, Salzette, Bardes, Angediva, ed altre: la picciola Città di S.Tomè; i Regni di Coccin, e Calicut, ed Isola di Seilon.

Quindi verso la Cina s’impadronirono dell’importante piazza di Malaca dell’Isole Molucche, dell’Isole di Timor, e Solor; fabbricando la Colonia di Macao, per concession dell’Imperador della Cina. Si stese di più il loro Dominio nella Costa d’Africa sulle piazze d’Angola, e Mozembiche. Questa ultima è un’Isola di tre miglia di circuito, un miglio lunga, e larga un tiro di pietra, dove solamente i Padri Gesuiti tengono un Palmar. E’ posta la Fortezza alla foce del Canale, che corre fra la suddetta Isoletta, e [p. 99 modifica]Terraferma. Il Castello tiene quattro buoni Baloardi, con 74. pezzi d’ottima artiglieria. Il suo Governadore è onorato col titolo di Generale del fiume Senna (dove pone un Luogotenente) carico, che reca di profitto molte centinaja di migliaja di scudi. L’abitazioni poste appiè della Fortezza, sono poche (tenendo gli abitanti i loro averi nella vicina Terra ferma) ma con tutta la scarsezza del suolo, vi hanno Convento i Padri della Compagnia, i Domenicani, e di S. Gio: di Dio; oltre la Chiesa Madre, e quella della Misericordia.

Le mercatanzie, che sono portate in questo Posto da’ vascelli del commercio, si comprano a determinato prezzo dalla Fattoria Reale; la quale le manda poscia in Chilimani (ch’è la bocca del fiume Senna) donde vanno per 300. miglia di costa sopra galeotte, e piccioli petacchi, a causa del poco fondo, e secche, che vi sono sparse. Da Chilimani son mandate le merci in su contro la correte del fiume, dentro Almandie, o picciole barche, che consumar vi sogliono dieci giorni; quando nello scendere non ve ne pongono che cinque. Per altro è difficile ad entrarvi, persone poco pratiche del [p. 100 modifica]fondo, e de’ varj rivolgimenti del fiume. In questo porto da rimoti Regni, e Provincie lontane tre, e quattro mesi di cammino, vengono Cafri, o Neri a comprare, o ricevere a credito le mercatanzie per tant’oro; che non mancano fedelmente di portare l’anno seguentr, se la morte non abbrevia i loro giorni. Negozio, che rende più del cento per cento; sicchè può dirsi, che i Portughesi hanno un’altra India in Africa.

Senna è una picciola Terra, a destra del fiume, abitata da 50. famiglie Portughesi, i quali la rendono ben popolata col gran novero di Cafri o Neri, che tengono. Costoro faticano alla coltura della terra, e a cavar mine; e così danno pane al padrone, in luogo di riceverne. I Padri Domenicani, ed altri, che quivi fanno le Missioni, riportano nel ritorno quantità d’oro in pane, ed in lastre, cotanto il paese ne abbonda; particolarmente un mese di cammino dentro terra, dove dicono, che gli animali s’inchiodano con chiodi d’oro, come altrove è detto.

Nella medesima costa, 15. dì di cammino lungi da Mozembiche, tengono i Portughesi la Fortezza di Sofala, che [p. 101 modifica]fu il primo luogo, che scoprirono in quella parte d’Africa; come anche la picciola Isola, e Fortezza di Mambas.

Nell’Arabia felice ebbero già i Portughesi l’importante piazza di Mascati, con le sue vicinanze; il Regno d’Ormus, l’Isola della Recca, di Kescimi, ed altre nell’istesso Seno Persiano; dove fecero anche tributarie l’Isola di Baheren, e la considerabile Città di Bassora, che eziandio oggidì paga al Re di Portogallo 5500. scudi, ed un cavallo di tributo l’anno; oltre due zecchini al dì per lo mantenimento del Fattore Portughese: però sempre che essi non sono forti con l’Armata nel Seno Persiano, ricusano i Maomettani di pagare. Si renderono anche padroni nel Regno di Canarà, delle Fortezze d’Onor, Barselor, e Cambolin: nel paese de’ Nairi, de’ Castelli di Cananor, Karan-panor, Palepor, Coilon; e della Fortezza di Manar sopra l’Isola dello stesso nome.

Nell’Isola di Seilon, delle sette Provincie, ch’ella tiene, (o Carolas in lingua Indiana) tre ne aggiunsero al loro Dominio; col ricco Paese della Cannella, e le Fortezze di Kalaturè, Colombo, Cilau, [p. 102 modifica]Gianafapatan, Trichil, Malè, e Batticale; e ciò anche per testamento del Re d’Acora, che n’era Signore. Gli Olandesi, aiutati da’ Re confinanti, occuparono poscia se non tutte, almeno buona parto delle suddette tre Provincie.

Signoreggiarono oltrcacciò i Portughesi la Città, e Fortezza di Negapatan nel Regno di Madurè; Tambulin nel Regno di Bengala, e Macassar nel Regno di questo nome. Di maniera tale, che rendutisi formidabili a tutti i Principi Asiatici, fatto s’aveano per Terra tributario tutto il paese all’intorno; e per Mare con poderose Armate, divenuti arbitri di quei grande Oceano, non faceano passar legno, di qualsivoglia nazione si fusse, che non avesse prima avuta loro permissione, e passaporto (che chiamano Cartazzo): confiscando i vascelli, e mercanzie, e imprigionando tutti i naviganti, quando avessero avuto ardimento di porsi in Mare senza questa sicurezza. Tanta autorità si conservano anche oggidì i Portughesi (quantunque deboli di forze) sopra tutte le navi di Mori, e Gentili; perche con gli Europei non vi troverebbono il lor conto. Cotanti acquisti, fatti a colto d’infinite vite, e collo spargimento [p. 103 modifica]di tanto sangue, appena durarono un secolo, e mezzo: imperocchè introdottasi ai commercio Orientale una potente compagnia di Settentrionali; in vece di far le sue conquiste sopra tanti Regni, ed Isole di Principi Maomettani, Idolatri; altro non fece, che spogliare i Portughesi di quello, che con tanto valore aveano acquistato: pagando d’ingratitudine una Nazione, che l’avea con tanti pericoli, e travagli assicurato, ed insegnato il modo di far sì lunga navigazione.

L’altra cagione, perche nell’India cadesse la potenza de’ Portughesi, si fu l’acquisto, ch’essi fecero del Braille; imperocchè trovando quivi maggior guadagno, perderono l’amore all’Indie, e tralasciarono d’allora in poi di mandarvi forze, bastevoli a conservare quello, che vi tenevano, non che a far nuovi acquisti. Tanto è ciò vero, che più d’una fiata è stato di parere il Re di Portogallo d’abbandonarle affatto: e l’arebbe recato ad effetto, se i Missionarj non gli avessero fatto conoscere, che tutti i Cristiani di que’ Paesi sarebbono tornati all’antica Idolatria, e Maomettismo.

Veramente a ben cosiderare quello, che oggi resta a’ Portughesi nell’Indie è ben [p. 104 modifica]poco, ed in vece di guadagno, appena dà tanto, quanto basta a conservarlo. In Goa tengono la picciola Isola così detta, con quelle di Salzette, Bardes, d’Angediva, ed altre: nella Costa Settentrionale la Fortezza di Daman, Bassin, e Ciaul: nel Regno di Guzaratte la Piazza di Diù: in Cina l’Isole di Timor (abbondante in Sandalo) e Selor; colla Colonia di Macao dipendente da’ Cinesi; in Asrica, Angola, Senna, Sofala, Mozembiche, e Mambas, che sono di numero molte, ma di sostanza ben poche. Gl’invidiosi della gloria Portughese attribuiscono tante perdite al poco zelo verso la Religione, e dal non aver lungo tempo perseverato nella propagazione di essa: imperocchè essi dicono, ch’entrati i Portughesi nell’Indie, col Crocifisso in una mano, e colla spada nell’altra; trovando molto oro, posero da parte il Crocifisso per empire la borsa; la quale, per lo peso, non potendo poi sostenere con una mano, lanciarono anche la spada. In tale stato trovati dalle nazioni, che andarono sopraggiungendo, egli si fu facile di esser vinti. Questo si è un bel ritrovato di malediche lingue; però la principal causa fu d’aver fatti cotali acquisti [p. 105 modifica]divisi, e lontani l’un dall’altro; e in secondo luogo la domestica guerra di Portogallo, la quale non permise di soccorrer l’Indie.

Governa tutto lo Stato, che rimane quivi al Re di Portogallo (cioè in Africa, dal Capo di Buona speranza in qua, nella Città di Macao, e sue Isole vicine) un V. Re, col titolo di Capitan Generale, il quale risiede in Goa, come in una Metropoli dell’Indie. Assistono al Governo sei, ed alle volte otto Desembargadores, che sopra una veste talare, portano una toga dell’istessa lunghezza, con maniche larghe sino a mezzo braccio. Vanno essi con goniglia (inseparabile dalla nazione) e perucche grandissime alla Francese. Il principale, e supremo Tribunale, nel quale intervengono questi Togati, è quello detto di Relaçion, ch’è come un Collaterale, che rende giustizia nel civile, e criminale; anche sopra i medesimi Ministri, e nelle cause, che per appellazione vengono da tutte le parti del Dominio. Vi assiste il V. Re come Capo, seduto sotto un baldacchino; i Ministri sedono in banchi, ma senza inegualità di suolo.

Il Tribunale de la fazenda Real, o del [p. 106 modifica]patrimonio Reale, è come la Regia Camera di Napoli, nel quale come deputato dal V. Re assiste alcuno de’ Togati.

V’è come la nostra Scrivania di Razione, detta Matricula General; il Procurador de los Contos, e la Giunta della compagnia nuovamente eretta de’ mercanti. Costoro con di verse somme sono entrati in società del degozio, che si fa in Mazembiche, Mambas, Macao, ed altre parti del Dominio Portughese; con privilegio d’essere soli a far cotal traffico, perche essi pagano al Re il soldo de’ Governadori delle Piazze. Sono entrati in questa compagnia il V. Re, e l’Arcivescovo con molte migliaia di Pardaos, per animare altri a far lo stesso; però sarà difficile, che duri molto, per lo poco capitale, che tiene. Il guadagno si dee dividere ogni tre anni.

Il Tribunale dell’Inquisizione è molto temuto, e venerato dal Cristianesimo di Goa, e sue vicinanze; come anche l’Arcivescovo, o Primas.

Il V. Re uscendo per Mare si pone in un Ballone (ove remano 22. Canarini) preceduto da Trombette; e siede in una sedia di velluto, con più domestici all’intorno. Sceso a terra si pone in una sedia [p. 107 modifica]da mano, portata da quattro. Gli danno scorta dieci soldati a cavallo, e viene accompagnato da più Palanchini di Ministri, e di Nobiltà.

Or quantunque sia picciolo il Dominio Portughese; il Re vi fa più Generali di Mare, che oltre l’onore hanno pochissimo utile. Uno è detto dello stretto d’Ormus, e comanda quattro vascelli: un’altro del Nort, che è anche come Governadore dell’armi nelle Piazze; ed ha la sua residenza in Bassin: un’altro di Salzette, che comanda l’armi in quell’Itola: uno della Cina, che comanda nella sola Terra di Macao: uno nell’Isole di Timor, e Selor; ed in fine un’altro de lo Rios di Goa, che tiene la soprantendenza de’ canali, affinchè non passi, nè entri persona del paese del G. Mogol. E ciò perche si è malagevole guardare il passo di tante picciole isole; essendovi, oltre quelle di Goa, Bardes, e Salzette, l’Isoletta di Ciaron, con due Casali sopra, Noviziato de’ PP. Gesuiti, e Parrocchia di Preti; Divar, o Norvà con tre Casali, dove i Preti altresì hanno cura dell’anime; di Capon, appartenente alle Monache di S. Monica; l’Isole di Combargiva, e di Giuvari de’ PP. Gesuiti; di S. Stefano, dov’è un Forte, con Casale, e [p. 108 modifica]Parrocchia di Preti; l’Isoletta di D. Manuel Lovo di Silivera, con poche case sopra; quella di Manuel Motta (ch’è il bordello di Goa, abitandovi meretrici Gentili ballarine); ed in fine l’Isoletta di Dongarin de’ PP. di S. Agostino. Tutte queste sono fertili la maggior parte di palme, sotto le quali i Canarini, e Gentili fanno tugurj per abitarvi; sicchè ogni Palmar sembra un picciol Villaggio. Dicono, che la palma con l’alito umano rende assai più frutto.

Tanto il V. Re, quanto i Ministri secolari, ed Ecclesiastici hanno dal Re bastanti assegnamenti per lo loro decente mantenimento. Il V. Re ha di soldo 30. m. Pardaos (che sono terzi di pezze da otto) L’Arcivescovo 12. m. i Ministri del S. Officio, i Canonici, Conventi, e Parrocchie tanto, quanto basta; restando però a beneficio del Re tutte le decime.