Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro III/XI

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Cap. XI

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CAPITOLO UNDECIMO.

Notizie de’ Regni di Tunchin, e Cocincinna.


N
On credo, che abbia discaro chi legge, che dopo una tediosa narrazione d’un viaggio di Mare, lo tenga un poco occupato, con alcune notizie de’ Regni di Tunchin, e Cocincinna, a fronte de’ quali eravamo giunti; tanto più, che mi furono date da buone mani, cioè a dire dal P. Manuel Ferrera, che vi dimorò 20. anni; e da due Tunchinesi, che menò seco, vestiti dell’abito della Compagnia di Giesù; come anche dal P. Giuseppe Candoni dell’istessa Compagnia, che dimorò 12. anni in Cocincinna.

Il Regno di Tunchin è tributario della Cina; però il tributo, che per l’addietro era di qualche considerazione, dal 1667. in quà, è ridotto a un picciol riconoscimento di pochi cavalli l’anno.

Era unito il Regno di Cocincinna a quello di Tunchin, e si smembrò nella maniera, che siegue. II Bua’, o Imperadore di Tunchin, (Anamu chiamato in lingua del Paese) ha in costume, non solo di non comunicare co’ suoi sudditi (i [p. 361 modifica]quali, sotto pena della vita, non ponno mirarlo in viso) ma nè anche collo stesso primo Ministro, che governa in sua vece; perocchè questi, per mezzo degli Eunuchi, lo fa consapevole di ciò, che accade alla giornata, e riceve gli ordini per gli stessi organi; sotto colore, che non conviene a un grande Imperadore, come lui, ingerirsi nel governo, ma solamente sollazzarsì nell’Aram, colle sue Concubine, e lasciare ad altri le cure nojose dell’Imperio. Or da sì fatta costumanza, vedendosi un Governadore, 300. anni fa, aperta la strada d’impadronirsi dell’Imperio; essendogli facile di trarre dalla sua parte la soldatesca, e’ Grandi, che da lui ogni bene riconoscevano; seppe in guisa tale adoperarsi, che rimaso al Bua’ il nudo nome, e l’ombra di Re, tutto il rimanente gli venne fatto d’usurpare. D’allora in poi ebbe Tunchin due sorti di Re: i legittimi appellati Buà; e gli usurpatori detti Chiva’, o Governadori; i quali danno il necessario sostentamento a’ Buà, ed alle volte loro lo niegano: siccome accadde gli anni passati, che il Buà s’avvilì, a render visita al Soprantendente d’Olanda, che risedeva in Tunchin. [p. 362 modifica]

Gli Ambasciadori stranieri non rendono le lor lettere di credenza, che al Bua Re legittimo; siccome fece quello d’Olanda non è molto tempo. Quando nasce alcun figliuolo al Bua’, per tutto l’Imperio si fanno gran feste da’ sudditi, ciò che non si pratica nella nascita degli altri.

Or essendo venuto a morte un di questi Chiva’ (è ormai più d’un secolo) lasciò un suo figliuolo minore crede del Regno, sotto il governo del Genero; ma questi aspirando alla Corona, cominciò a fare tali macchinazioni contro la vita del Re suo cognato; che la moglie medesima, per sottrar suo fratello dalle di lui mani, fece da un suo confidente portarlo in Cocincinna, accompagnato da parte della Nobiltà. Coll’ajuto di questa, prese egli il possesso di Cocincinna, (facendo morire il Governadore in un banchetto) e poi ridusse sotto il suo comando buona parte del Regno di Ciampà, e’l rimanente fece tributario; però oggidì scosso il giogo, niega quel Regolo pagare il tributo.

Usurpato essendo adunque dal Tutore il Regno di Tunchin, si cominciò una sì fiera guerra fra’ due Cognati, [p. 363 modifica]che ancor dura tra’ lor figliuoli; e con tal rigore, che non si permette passo alle persone, nè alle lettere d’un Regno all’altro: e quantunque siano disuguali lo forze, (non ponendo il Re di Cocincinna più di 50. m. soldati in piedi, e quello di Tunchin sopra 100. m.) nondimeno come che que’ di Cocincinna sono migliori soldati, e difesi da lungo ordine di montagne, che dividono i due Regni, giuocano del pari co’ Tunchinesi. Riconoscono amendue quest’ombra d’Imperadore, detto Bua’, come legittimo Signore; sotto nome di lui ricevendo le Ambascerie, e dando le Patenti colla soscrizione: Regnante Bua’, etc.

Il Chiva’, o Governadore dell’armi di Tunchin, seguendo il costume de’ suoi maggiori, governa anch’egli il suo Regno (come il Bua’) per mezzo del primo Ministro (che senza parlargli riceve gli ordini per mezzo degli Eunuchi) rarissime volte dando audienza, o facendosi vedere in pubblico dal Popolo. Questa ritiratezza però ne’ tempi d’oggi, non tanto è cagionata dalla gravità, quanto dal timore delle rivoluzioni continue del suo Regno. Per questa stessa causa, non permette a’ sudditi di far le case alte, per non [p. 364 modifica]essere dalle medesime offeso; ma tutte denno essere basse, fuor che’l suo Palagio; e ogn’uno dee, sotto pena della vita, appartarsi dalla strada, per dove passa il Re, andando sopra l’Elefante, o in Palanchino a diporto.

Resta quindi al prudente lettore il considerare, qual credito meriti il Tavernier, allor che narra; essere stato molto familiare suo fratello al Re di Tunchin, e che giornalmente egli dà pubblica audienza a’ suoi sudditi Tom. 3. lib. 4. chap. 1. e c. 11. pag. 208.. Ponno anche di ciò rendere testimonianza gli Olandesi, i quali ricevendo nella Fattoria continui aggravi da’ Ministri, ed Eunuchi, che si prendevano più del dovere, per le Dogane; non poterono giammai parlare al Re, e portargli le loro lamentanze: onde alla fine furono obbligati servirsi d’una Sarabatana, per mezzo della quale un’Olandese, conferitosi dalla parte delle stanze Reali, gli disse il tutto in lingua Tunchinese. Ne avvenne l’effetto desiderato, perche il Re vi rimediò, con gli ordini opportuni; comandando cioè, che per tutte le mercanzie, che introducono gli Olandesi nel Regno, non dassero altro, che un donativo di panno d’Europa, salnitro, e poche [p. 365 modifica]altre cose; e che non si riveggano, nè aprano le loro balle dalla Dogana. Quindi mi disse il P. Ferrera, ch’essendovi gran rigore intorno all’introdurre Corone, figure di Santi, ed altre divozioni d’Europa; le faceva egli venire sotto nome del Soprantendente, e Fattoria Olandese. Il Re però di Cocincinna non è cosi ritirato, ma pratica, e si fa vedere da popoli, e molto più da’ forestieri.

Il Re di Tunchin, e’ suoi sudditi, in tutte le loro azioni, oprano diversamente da’ Principi Europei; imperocchè se costoro, andando per acqua, si pongono alla poppa della nave, il Re di Tunchin si pone a sedere alla prora, allor che va in ballone per lo Canale; dicendo, che nello scendere il Re dee essere il primo a prender terra. Tiene egli 50. di tai balloni vagamente indorati, con 60. rematori per ciascheduno, giovani di pari età; i quali con colpi uguali, e nello stesso tempo alzano, e calano i remi, guidati dalla mano d’uno, come se fusse Maestro di Cappella. Dorme il medesimo Re col capo verso la porta della stanza, quando gli Europei colà tengono i piedi.

Scrivono poi i Tunchinesi da sopra in giù, e da destra a sinistra, al contrario [p. 366 modifica]di noi altri: scrivono il lor nome nel principio della lettera, come già appo i Romani, dicendo: Io tale, etc. annuncio salute, etc.

Se fra’ Cristiani i ladri s’impiccano, in Tunchin si decollano, benche plebei; e all’incontro sono strangolati i nobili con un laccio, tirato da dodici persone, sei per parte: dopo di ciò bruciano al giustiziato i piedi, per vedere se è vivo, o morto.

Se in Europa s’imprime con lettere poste insieme; in Tunchin, Cocincinna, e Cina, si pone il manuscritto sopra una tavola ben piana, e poi con un coltellino si tagliano i caratteri, come stanno scritti; e così si fa di tutta la composizione, stampandosi poscia tempre che si vuole, senz’altra fatiga. Nella morte de’ congionti usano i Tunchinesi, e’ convicini Regni il color bianco, siccome noi il nero; che essi usano per gravità, come il più stimato.

Ammogliandosi i Re di Tunchin, e di Cocincinna, fanno venire da tutte le parti del Regno le vergini più nobili, e belle; delle quali fatta la scelta ne mandano l’altre. Il primo suol tenere ordinariamente 500. concubine. [p. 367 modifica]L’abito, che s’usa in quei Regni, è una veste lunga. In testa si porta una beretta nera, alta, e rotonda; però quella de’ soldati, e contadini, cade alquanto dietro le spalle. I capelli si crescono lunghi, come fra di noi Europei, e medesimamente la barba. Le donne portano la stessa veste sino a’ piedi, i capelli sciolti, e’l volto scoperto. Sono elleno belle, quatunque di color fosco, e molto inchinate a’ stranieri.

Di Religione sono Idolatri; però facili a convertirsi, e convertiti, fermi nella Fede, tanto i Tunchinesi, quanto i Cocincinnesi. Ed affermava il Padre Ferrera, che nella persecuzione, ch’ebbe dal Re più anni (onde gli convenne andare ramingo, in abito mentito) camminavano i poveri contadini talvolta un mese, colle mogli, e figli da una Provincia all’altra, per confessarsi, e sentir Messa. Non sono però così scrupulosi quelli Idolatri, come quelli dell’Indostan; ma mangiano ogni carne, anche di Cani, e Gatti.

Il Regno di Tunchin è piano, come la Lombardia, e molto fertile. Le sue Provincie sono 8. cioè a dire, Sudong, Provincia di Levante, in lingua del [p. 368 modifica]paese; Sùnam, o di Mezzo dì; Sùbak, o di Tramontana; Sùtay, o d’Occidente; Nghean; Bocin (della quale la metà appartiene al Re di Cocincinna, dividendo i confini il fiume Songen). La settima Sù-anquan; e l’ottava Taynguien.

La Città metropoli, dove fà residenza il Re, detta Kèchio, è quattro giorni discosta dal Mare, donde vi si può andare per lo Canale in Ballone. Ella è tutta composta di case basse, fatte di Bambu; del quale abbondano le sue campagne. Mi riferiva il P. Ferrera, che questo Bambù ogni 50. anni produce un seme, del quale i villani fanno pane. La Città è ben grande, popolata; essendovi strade tre m. lunghe, con buoni mercati. Il Regno è abitato da un’infinità di popolo, ed indi nasce, che vi sono così frequenti le rivoluzioni, che non passa anno, che non si faccia morire qualche Signore, che n’è stato capo; al che dà grande occasione la ritiratezza del Principe. Sono tributarj a questo Re quello di Baü, Regno copioso di muschio; e di Lau, abbondante di Elefanti.

Le Provincie di Cocincinna (detta Tlaon-Kuang, in lingua del paese) sono cinque; cioè Moydin, Dincat, Ke’gue’, [p. 369 modifica]Tlenquan, e Fumoy. Il Rè risiede nella Città di Ciampelò, una giornata distante dal Mare, nella Provincia di Ke’gue’, o Kehoe, che significa fiore in quella lingua. Ella è grande, e ben popolata, come anche tutto il Regno, se ben montuoso. Così questo, come quello di Tunchin, sono irrigati da più fiumi, che gli rendono molto copiosi di riso, e zucchero. In Tunchin però si raccoglici di più molta quantità di seta; e in Cocincinna pepe, muschio, oro, e cannella: e sopra tutto nido di passero. Quell’ultimo però (che si raccoglie in Estate) appartiene tutto alla Regina, per le sue spese minute; ond’è vietato a’ sudditi di far negozio, così di esso, come di Calumbuch, ch’è riserbato al Rè. Si truova questo legno odorifero in pezzetti, nel cuore d’un certo albero, quando è putrefatto.

Sono in amendue Regni, molti melloni, cocchi, atas, figos, ananas, giacche, ed altre frutte d’India. Si raccoglie anche da un’albero di Cocinanna una fronda grande, detta Te, o Cià, la quale presa ha virtù d’ingrassare; onde il Rè la proibisce a’ soldati.