Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro III/XII

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Cap. XII

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Libro III - XI Indice delle cose più notabili

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CAPITOLO DUODECIMO.

Si continua la Navigazione sino a Macao.


I
L Giovedì 28. prima dello spuntar del Sole, fummo vicini all’Isola di Pulcatan, discosta 300. m. da Pulcandor; donde s’attraversa il golfo d’Aynan, per iscoprire l’Isole di Macao, altrettanto spazio lontane. Pulcatan è un’Isoletta di tre miglia di circuito, abitata da’ Cocincinnesi, al cui governo alle volte assiste un Mandarino: è molto vicina a terra ferma, e al monte, detto la sella del cavallo.

Fatte prima 50. m. per uscire fuori delle Secche (che terminano, com’è detto, dopo Pulcatan) e poi altrettante, dirizzammo la prora a Tramontana. La bocca del Canale, che conduce a Ciampelò, Reggia di Cocincinna (detta da’ Cinesi Saysò) è poco più oltre dell’Isola suddetta. Evvene anche un’altra più Settentrionale, per navi più picciole, detta Taran.

Il Venerdì 29. continuò l’istesso buon vento, che fece avanzar molto il vascello, e senza bilanzi; non ostante la grande agitazion del Mare. Temevamo però in quello golfo grandemente di que’ [p. 371 modifica]venti, appellati comunemente Tifoni; i quali soffiando impetuosamente da tutti i lati, sogliono portar via gli alberi, e, quel ch’è peggio, gli uomini, se non si pongono sotto coperta. Il più pronto rimedio in questo caso, si è, di tagliar l’albero, e correre, raccomandandosi a Dio; perche il male è violento, e in uno istante manda le navi a fondo, o pure le urta irreparabilmente nella Costa di Cocincinna.

Il Sabato 30. essendo continuato sino a mezzo dì l’istesso vento; si fece poscia più favorevole, che ne condusse molto avanti: e così fece anche la Domenica ultimo; sicchè il Lunedì primo di Agosto fummo a fronte dell’Isola d’Aynan, appartenente alla Provincia di Canton: dalla cui punta comincia la spiaggia del Canale di Tunchin, detta Batsa da’ sette Casali vicini.

Il Martedì 2. fummo presso l’Isola di S. Giovanni (volgarmente Sancian) tanto famosa, per aver quivi finito i suoi giorni il glorioso S. Francesco Xavier, mentre sperava di entrare in Cina; vedendosi da lungi la grotta, dove visse, e morì il Santo. Ella è lontana da Macao 60. m., ha circa dieci miglia di lunghezza, e convenevole larghezza; fertile, e copiosa di buone acque. [p. 372 modifica]

Il Mercordì 3. benche il vento fusse poco favorevole, portocci nondimeno avanti, dentro un laberinto d’Isole; alcune delle quali sono dette de los Viados, Merù, Montagnà, de los Ladrones, Lantau, del Lemi, Campacau, Atraversada, ed altre. Il più notabile si è, che tutte sono irrigate da ottimi fiumi, e fonti, che le rendono sempre verdi, e copiose di Cervi, Baccarios, ed altri animali silvestri, di cui vengono spesso i Cittadini di Macao a far caccia.

Non potemmo innoltrarci, a cagion del vento; onde tutta la notte bordeggiammo. Era un bel vedere buona parte di quelle Isole, illuminate da tante barche di pescatori, ch’andavano intorno le medesime. Costoro vivono sempre in queste case natanti, colle loro mogli, e figli; alimentandosi de’ pesci, che prendono, e vendendone freschi, e secchi a coloro, che vogliono condurgli a Canton: senza che essi si discostino giammai dall’acque; ma solamente andando da un’Isola all’altra, secondo la diversità de’ mesi, che rende la pescagione, più copiosa in un luogo, che in un’altro. Eglino col continuo esercizio sono divenuti abilissimi in tal mestiere; oltre la [p. 373 modifica]diversità delle reti, avendo inventato per ogni pesca, particolari istrumenti, forse incogniti agli Europei. Dalla maggiore, o minor caldezza dell’acque, e da altri segni antivedono un giorno, e più i Tifoni; e ritirandosi colle loro barche in Seni rimotissimi, e tirandole a terra, attendono, con tutta la famiglia, la fine della tempesta.

Il Giovedì 4. giorno di S. Domenico essendo noi prima di mezzo dì presso Macao; vennero dalla Città molti in Ballone, a vedere ciascheduno il suo amico; fra’ quali non mancò il P. Filippo Fieschi Proccurator del Giappone, di venire in una Lorgia, o barca grande, a portar rinfreschi al P. Manuel Ferrera, e agli altri 9. Padri. Io ne partecipai, con molto piacere, mangiando ottimi fichi, del genere degli Europei, e buone ananas; giacchè non mancava l’appetito. Imbarcatomi poi co’ suddetti Padri, mi condussi nella Città di Macao, sul tanto desiderato terreno della Cina. Lasciai bensì il danajo dentro alcuni vasi, pieni di pesce, e carne salata, per non pagare il dritto del quattro per cento, che si dovea prendere il vascello, e il due la Città; giacchè a riguardo del Signor V. Rè di Goa, non avea [p. 374 modifica]pagato il passaggio, nè per me, nè per lo schiavo. Il vascello Pumburpà era giunto tre giorni prima, e lasciati a terra dieci PP. Gesuiti, che vi erano venuti sopra. Io fui albergato molto cortesemente, nel Convento di S. Agostino, dal Padre Giuseppe della Concezione, nativo di Madrid, e Priore del luogo. Egli mi diede la sera una lauta cena, con varie cose dolci. E qui fie bene, che mentre io mi riposo dal disagio della navigazione, che non fu meno di tre mila miglia; il cortese lettore, che fin’ora ha sofferto il mio nojoso ragionare, prenda anch’egli alquanto di posa; acciò meglio possa, nel seguente volume, applicar l’animo alle maraviglie del famoso Imperio della Cina.

Fine della Terza Parte.